Generalità dell’offerta di focaccia
Georges André
Nell’offerta di focaccia non è questione né di vittima sgozzata, né di sangue sparso, né di propiziazione, né di peccato.
Queste offerte «non saranno poste sull’altare come offerte di soave odore» (vers. 12).
Questo capitolo non ci parla dunque della morte del Signore Gesù, ma della sua vita, della sua umanità perfetta. Vi è la perfezione personale di Cristo, oggetto e nutrimento del nostro cuore, ma prima di tutto profumo soave che sale verso Dio il quale ha trovato in Lui ogni soddisfazione. Vi è la devozione assoluta a Dio di tutte le facoltà di un uomo che vive quaggiù, il suo intero essere offerto a Dio durante tutta una vita di totale obbedienza.
L’oblazione di focaccia era offerta insieme all’olocausto (vedere, per esempio, Numeri 28 e 29).
Nel sentimento d’essere stato gradito — in relazione con l’olocausto — l’adoratore può presentare l’offerta di focaccia, cioè presentare a Dio la vita perfetta di Cristo, uomo sulla terra, e nutrirsene egli stesso.
Se consideriamo la vita di Cristo nelle sue svariate perfezioni e la volessimo paragonare alla nostra, potremo scoraggiarci perché la differenza è infinita, ma, con la sicurezza di essere «graditi in Lui», noi abbiamo il diritto di dimenticare noi stessi, di dimenticare i nostri peccati, di dimenticare ogni cosa e guardare a Gesù soltanto; vederlo così, nella perfezione di ogni dettaglio della sua vita, diviene allora una gioia profonda per l’anima e verso Dio un soggetto di adorazione sempre nuovo.
Ogni mattina e ogni sera, in Israele, si offriva sia l’olocausto, sia l’oblazione di focaccia (Numeri 28).
Non possiamo, all’inizio e alla fine delle nostre giornate, ringraziare Dio per il Signore Gesù, e non soltanto per tutto il bene che Egli ci dona con Lui? Ma ricordiamoci sempre che l’offerta di focaccia era «cosa santissima tra i sacrifici fatti mediante il fuoco all’Eterno» (Levitico 2:10) e doveva essere mangiata «in un luogo santo».
Tutto ciò che concerne la persona di Cristo, che si tratti della sua divinità o della sua umanità, deve sempre essere considerato con la più grande riverenza senza mischiarvi alcuna altra considerazione proveniente dai nostri cuori naturali.
In 1 Pietro 2:21-24 ci è mostrata questa unione della vita perfetta di Cristo, modello per noi, e della sua morte espiatoria.
L’una non può essere separata dall’altra; molti vorrebbero vedere in Gesù un modello da imitare ma scartano ogni idea di «espiazione» del suo sacrificio. Ma questi pensieri sono completamente estranei alla Parola di Dio.