«Oracolo che il profeta Habacuc ebbe per visione» Habacuc1:1
Tutto nella Scrittura è per il nostro insegnamento, sia che essa parli, sia che taccia, Essa non dice nulla sulla persona di Habacuc e la data della sua profezia. Le ricerche minuziose dei critici sono giunte alle conclusioni più contraddittorie riguardo al tempo in cui il profeta scrisse. Quando i dati della Parola sono abbastanza chiari per permetterci di collocare la profezia nel tempo in cui è stata pronunciata, ne riceviamo luce ed edificazione; ma quando Dio non parla, le ricerche degli studiosi, per quanto interessanti siano, hanno per il credente un valore molto limitato.
Da certe notizie, sarebbe comunque abbastanza probabile che Habacuc abbia profetizzato sotto il regno di Giosia. Due fatti potrebbero confermarci questo pensiero. In primo luogo, che l'idolatria d'Israele non è menzionata da Habacuc; secondariamente, che sono i Caldei e non gli Assiri, come sotto Manasse, ad essere additati come il nemico del popolo.
Comunque sia, la portata morale di questo libro risalta più fortemente proprio per il fatto che lo Spirito di Dio omette le circostanze in cui esso è stato composto. In effetti, Habacuc non si occupa a fondo degli avvenimenti profetici, ma descrive il carattere di Dio nelle sue vie riguardo allo stato morale del popolo e delle nazioni, e ci fa conoscere, poi, il risultato prodotto da questa rivelazione sul cuore del profeta il quale diventa come un «campione» dello stato morale del Residuo di Israele al tempo della fine. Tutto questo è di grande interesse e di alta portata per noi. Sgombrato il campo delle circostanze storiche, ci troviamo di colpo di fronte a dei principi che reggono tanto gli uomini di oggi quanto quelli di ieri. In presenza di questi principi, le vie perfette di Dio nel suo governo e la santità del suo carattere sono giustificati e, contemplando queste cose, i fedeli non possono fare a meno di adorare la perfezione divina.
Lo stato morale in mezzo al quale visse Habacuc è il seguente: in Israele tutta una serie di vizi, senza che sia menzionata l'idolatria come in Sofonia; presso il suo nemico, il popolo Caldeo, una idolatria grossolana, dominata dall'esaltazione dell'uomo; nel profeta, uno spirito indignato ed un cuore afflitto, ma rischiarato dall'insegnamento divino. Egli impara a vivere della sua fede attendendo la gloria futura, ma prorompe in lodi prima ancora di aver ricevuto le cose promesse.
L'abbiamo detto, l'analogia fra i giorni di Habacuc ed i nostri è sorprendente e per questo la sua profezia acquista per noi un'immensa importanza. Questa osservazione è confermata dal fatto che nel Nuovo Testamento le citazioni tratte dal libro di questo profeta appoggiano ed illustrano tutta la dottrina dell'apostolo Paolo sulla giustizia di Dio, la fede, la vita, la risurrezione di Cristo, la sua venuta, la collera di Dio rivelata dal cielo, ed infine la gloria. Solo il mistero della Chiesa manca, perché è nascosto nell'Antico Testamento.
Così si conferma l'armonia costante fra le diverse parti della Parola di Dio. Esse formano un tutto, un insieme, e su questo non ci stanchiamo di insistere. Lo studio costante di quest'armonia preserverà i cristiani dal prestar fede ai critici che avversano la Parola senza comprenderla, agli uomini privi di senno che credono di poter interpretare la Scrittura con la loro intelligenza, e ai quali Dio stesso dichiara: «Io distruggerò la saggezza dei savi e annullerò l'intelligenza degli intelligenti».