La “scelta” della fede
William Joseph Lowe
«Àlzati, va’ ad abitare a Betel». (Genesi 35:1)
In genere, gli uomini del nostro tempo sono caratterizzati, per quanto concerne i loro pensieri e le loro azioni, dall’assenza di ogni regola. Essi lasciano libero corso alla loro immaginazione ed alla follia dei loro ragionamenti (Ecclesiaste 7:29). È importante che facciamo attenzione a questa tendenza, non per sostituire altri ragionamenti ai loro, ma per cercare di raggiungere i cuori è le coscienze riguardo a ciò che e dovuto a Dio e a Cristo. Più le nostre anime sono penetrate dalla grazia, per il fatto che la salvezza è interamente l’opera di Dio in nostro favore, più anche ci avvicineremo a Lui nel sentimento che abbiamo bisogno di essere guardati in questi tempi malvagi.
Ci rimane solo poco tempo per imparare praticamente, ciò che era il sentiero di Cristo, ma in questi giorni di tolleranza apparente e di indifferenza, si tratta più che mai di operare una scelta, e Dio vi metterà la sua benedizione. «Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta». Anche Ruth dovette operare la sua scelta. Un bacio d’addio non poteva soddisfarla; ella si attaccò risolutamente a Naomi nella sua afflizione e ricevette una piena e completa ricompensa. Caleb, dopo aver seguito per fede un cammino di sofferenze e di fedeltà verso Dio, si valse del suo privilegio quando giunse il momento e scelse Hebron, la località in cui si trovava la spelonca di Macpela. La fede opera per mezzo dell’amore ed evita i ragionamenti. L’apostolo Paolo, rivolgendosi ai Filippesi, chiede che «il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, perché possiate apprezzare (letteralmente scegliere) le cose migliori... » (Filippesi 1:9-10).
Se si tratta dei fatti ordinari della vita, delle nostre circostanze, il cammino della fede consiste nel «non scegliere», ma nell’accettare con sottomissione ciò che Dio ci ha preparato in anticipo. Lot, fiducioso in se stesso, scelse di moto proprio la pianura del Giordano, andò piantando le sue tende fino a Sodoma, poi entrò nella città per abitarvi. Un primo avvertimento di Dio rimase senza effetto sulla sua anima; fu liberato in quell’occasione per l’intervento di suo zio, ma egli non desiderava affatto lasciare Sodoma, e quando infine questa città iniqua fu distrutta, perse tutto, e la magnifica pianura, oggetto della sua concupiscenza, fu cambiata in una fornace ardente. Abramo, invece, istruito dall’umiliante esperienza fatta in Egitto, apprese la prima lezione del deserto, e cioè, che non poteva avere nessuna fiducia in se stesso e, avendo così acquisito la convinzione della sua incompetenza a fare una scelta, si stimò privilegiato di poter lasciare scegliere a Dio per lui, e ne ricevette una piena benedizione.
L’inverso ha luogo nelle cose spirituali. Dio vuole che noi scegliamo le cose eccellenti nel cammino che la Sua grazia ci apre. Non dobbiamo ricercare le cose eclatanti o straordinarie, compiere qualche sforzo notevole per attirare l’attenzione o far parlare di noi; ma dobbiamo solamente camminare di cuore e gioiosamente nel cammino del Signore, cercando le cose che sono in alto, dove Cristo è seduto alla destra di Dio e ricevendo dalla Sua mano ciò che Egli pone davanti a noi (Colossesi 3:1).
Ruth non doveva abbandonare il suo cammino per uscire dal suo paese per unire la sua sorte a quella di Naomi. Un legame tranquillo e naturale si era stabilito tra lei e sua suocera; ella lo conservava, attenta a non trascurare né abbandonare ciò che Dio aveva posto davanti a lei e, piena di calma fiducia, poteva dire a Naomi: «Il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio». Non vi era nulla di più semplice. Non si trova nel suo cuore né fiducia in se stessa, né risoluzioni predeterminate, né affermazioni solenni riguardo all’avvenire; calma e ferma, ella non aveva altro scopo che di rimanere nel pieno possesso di ciò che le apparteneva già per grazia, in un tempo in cui la morte pareva avere ormai distrutto tutti i suoi progetti per l’avvenire.
Caleb ci offre un esempio analogo. Egli faceva parte delle spie d’Israele inviate da Mosè per esplorare il paese; era stato ubbidiente all’ordine ricevuto, aveva attraversato Canaan da sud a nord, aveva raggiunto il Libano e ne era ritornato afferrando la promessa divina: «La terra che il tuo piede ha calcata sarà eredità tua e dei tuoi figli per sempre!» (Giosuè 14:9). Aveva dunque diritto di scegliere la sua eredità nella parte migliore della terra promessa ai suoi padri. Dopo aver atteso pazientemente durante quarantacinque anni, egli scelse, coi suoi sobborghi, la città dove vivevano i figliuoli di Anak, proprio dove le spie avevano risentito con terrore la loro inferiorità di fronte a quei giganti (Numeri 13:33).
Hebron, unica città di Canaan menzionata in questo capitolo dei Numeri, era la dimora dei giganti. Durante sette anni di lotte, Giosuè e tutto Israele, non avevano per nulla preoccupato questi formidabili Anakim, eppure Caleb osa dire: «Forse l’Eterno sarà con me, e io li scaccerò, come disse l’Eterno» (Giosuè 14:12). Egli dà prova di possedere una fede semplice che persevera umilmente fino alla fine; ed ha contemporaneamente la certezza che dà la fede — nessuna pretesa, nessuna vanteria, ma la calma fiducia di un uomo che cammina con Dio. Così «il territorio della città e i suoi villaggi» gli furono assegnati a titolo perpetuo (Giosuè 21:12). Il «primo lotto» dei figliuoli d’Aaronne (vers. 10-11) fu loro assegnato proprio in questa stessa città. Tale è la scelta della fede operante per mezzo dell’amore, poichè l’amore deve avere un oggetto, conosciuto ed apprezzato dall’anima. Senza quest’oggetto, la santità non può essere la nostra parte.
Eliseo ci offre un altro esempio colpente della semplicità della scelta della fede; noi vediamo in Lui un’anima trattenuta, come da una catena d’oro, nel cammino tracciato da Dio per la benedizione. «Com’è vero che l’Eterno vive, e che tu vivi, io non ti lascerò» (2 Re 2:2); tale è la semplice risposta del profeta, messo tre volta alla prova e ad una prova straordinaria; il risultato fu l’espressione di una comunione riconosciuta, poi la vista emozionante di Elia che saliva al cielo senza passare per la morte, infine il dono di una doppia misura dello Spirito che era su Elia, quando Eliseo prese il mantello prezioso che era caduto di dosso al suo Maestro.
«Avvicinatevi a Dio», dice Giacomo, «ed egli si avvicinerà a voi» (Giacomo 4:
. Che questa sia sempre più la nostra parte, a mano a mano che il mondo è travolto dalla corrente dei propri pensieri e della sua vana gloria, affinchè possiamo seguire Cristo senza ostentazione e trovare la nostra gioia in quest’umile condizione, non avendo altro pensiero che essere approvati da Lui nel nostro cammino, fino alla Sua venuta. Bisogna che i nostri occhi e il nostro cuore siano fissati su ciò che è invisibile ed eterno.
La pazienza e la perseveranza per l’amore di Cristo riceveranno la loro ricompensa alla Sua venuta. Se il mondo è contro di noi, sappiamo che era contro di Lui (Cristo) e Lo odiava. Nel sentiero della fede, l’occasione di fare la nostra scelta per Lui ci sarà fornita, quando la disciplina necessaria all’anima avrà prodotto i suoi frutti. Per Caleb, un’attesa ci quarantacinque anni non fu una perdita, ben al contrario. Che ciascuno di noi impari meglio ciò che significa: serbare la parola della pazienza di Cristo, «la sua esortazione alla costanza».