Signore, dammi quella montagna Un anelito verso l’alto
Ricordate il vecchio canto popolare: "Lassù sulle montagne, fra boschi e valli d’or…": è un canto significativo perché, come altri simili della tradizione popolare, esso testimonia come la montagna abbia da sempre avuto un fascino particolare per la creatura umana. Edoardo l’amava molto, come molti qui, d’altronde.
Per tutte le culture umane la montagna ha sempre avuto un carattere sacro, religioso. Possiamo indovinarne anche il motivo. Perché ogni essere umano, ha un’insopprimibile e spesso inconfessabile nostalgia per Dio e "salire sul monte" assume per lui l’anelito, il desiderio, più o meno consapevole, di ricongiungersi al suo Creatore, che egli considera "in alto", nel cielo, al di là della confusione e della miseria di questo mondo. E’ un anelito ineliminabile, perché la creatura umana ha un bisogno vitale di rapportarsi al suo Creatore.
Gesù di Nazareth, nostro Maestro e Salvatore, si ritirava spesso da solo in montagna per pregare, per rapportarsi con il Padre Suo celeste, e questo era il segreto della Sua forza in ogni circostanza, anche le più terribili.
La montagna però è anche simbolo della conquista, della sfida a conquistare la vetta. Certo, non tutti sono alpinisti o sportivi, ma molti guardano alla montagna come qualcosa da raggiungere per elevarsi, e non solo fisicamente, dalla "aria pesante" di quaggiù. Anche il pensiero della montagna come qualcosa da conquistare non è estraneo alla Bibbia, Parola di Dio, scritta per nostro ammaestramento.
Una montagna nel cuore!
C’è un personaggio minore della Bibbia, di nome Caleb, che aveva una montagna in cuore. Troviamo questa sua aspirazione nel libro di Giosuè, capitolo 14, versetto 12: "Or dunque dammi questo monte di cui l'Eterno parlò quel giorno". Ci troviamo nel periodo in cui il popolo di Israele, con a capo Giosuè, avendo terminato la conquista della terra promessa, la divide fra le tribù e le famiglie del popolo. Caleb, che qui ha 85 anni, richiede di poter avere quel monte, e questo è il racconto che parla della sua richiesta (Giosuè 14:6-14).
Quali montagne?
Caleb ha 85 anni, ma si sente ancora forte e volenteroso nell’opera del Signore. su quel monte vi sono ancora città fortificate e gente dalla fama di "giganti" e promette, con grande ed indomito coraggio, di scacciarli.
Quali "montagne" abbiamo noi in cuore di conquistare? La montagna del potere, la montagna dei possedimenti, la montagna della popolarità, la montagna della preminenza, la montagna del benessere? Anche nella Bibbia troviamo molti che chiedono di poter avere: "Dammi", dicono. Vogliono la vendetta, vogliono denaro in cambio del tradimento, vogliono godersi la vita… Quali sono le nostre più grandi aspirazioni, la "montagna" su cui è riposto il nostro cuore?
Caleb vuole il monte di Hebron, il luogo dove Iddio aveva parlato ad Abrahamo (Ge. 13:18), monte che significa comunione, e che parla di dolce ed intima familiarità con Dio. Non voleva nulla, fra lui ed Dio, che amava, se non un cielo blu… ecco il luogo che Caleb voleva avere per sé. E’ questo il desiderio del vostro cuore? Il luogo dove poter essere finalmente in comunione con il Signore Gesù Cristo, una comunione che niente e nessuno possa disturbare od impedire.
Quello era il luogo dove il discepolo Giovanni aveva voluto stare. I vangeli ci dicono: "Or uno dei discepoli, quello che Gesù amava, era appoggiato sul petto di Gesù" (Gv 13:23), tanto vicino da sentire il Suo calore, tanto vicino da sentire il battito del Suo cuore e il Suo stesso respiro, tanto vicino che non c’è nulla che non fareste per Lui. Non dovrebbe essere questa la nostra più profonda aspirazione?
"Dammi questo monte". Tieniti per te il tuo potere, il tuo prestigio, le tue proprietà, la tua preminenza. i tuoi piaceri… dammi solo questo monte, il monte di un’ininterrotta comunione con il Signore.
Chi è Caleb?
Chi è quest’uomo che fa quest’unica richiesta?
1. Crede in un grande Dio. Quarant’anni prima il popolo di Israele, liberato dalla schiavitù d’Egitto, aveva attraversato a fatica il deserto del Sinai. Erano arrivati a Kadesh Barnea, e potevano vedere da lontano la terra promessa. Così avevano mandato in avanscoperta 12 spie o esploratori che per 6 settimane perlustrano la terra. Poi tornano, raccontando che veramente quella terra era meravigliosa, ma che il popolo avrebbe avuto ben poche chance di conquistarla: "Così fecero davanti a lui il resoconto, dicendo: «Noi siamo arrivati nel paese dove ci hai mandato; vi scorre veramente latte e miele, e questi sono i suoi frutti. Ma il popolo che abita il paese è forte, le città sono fortificate e grandissime; e là abbiamo pure visto i discendenti di Anak" (Mu. 13:27,28).
Caleb e Giosuè, però, hanno una ben diversa prospettiva su quella terra: "Caleb allora calmò il popolo che mormorava contro Mosè e disse: «Saliamo subito e conquistiamo il paese, perché possiamo certamente farlo»" (Nu. 13:30). Sono però in minoranza a pensarla così, ma Caleb e Giosuè persistono, ma inutilmente. Il popolo pensa ai "giganti" che avrebbero dovuto affrontare. Vedono avversari imponenti, ma credono in un piccolo Dio. Caleb però crede in un grande Dio e in piccoli giganti!
Dio è infuriato con Israele a causa della loro incredulità, la generazione che si era rifiutata di entrare nella terra promessa e che era perita nel deserto, con sole due eccezioni: Giosuè e Caleb.
Caleb aveva pure ricevuto una promessa da Mosè: "…ad eccezione di Caleb, figlio di Jefunneh. Egli lo vedrà; e a lui e ai suoi figli darò la terra che egli ha calcato, perché ha pienamente seguito l'Eterno" (De. 1:36).
Ecco che cosa troviamo in Giosuè 14, Caleb che rivendica la sua eredità.
Vedete allora il carattere di quest’uomo, di un uomo che seguiva completamente il Signore Iddio? Caleb guardava a quei giganti dal punto di vista di Dio. Quando infatti guardiamo dall’alto verso il basso, tutto ci sembra più piccolo.
Quando grande è il vostro Dio?
2. Ha fede nella Parola di Dio. Notiamo la fiducia che Caleb ha nella Parola di Dio: "Allora i figli di Giuda si presentarono a Giosuè a Ghilgal; e Caleb, figlio di Jefunneh, il Kenizeo, gli disse: «Tu sai ciò che l'Eterno disse a Mosè, uomo di DIO, riguardo a me e a te a Kadesh-Barnea" (Gs. 14:6). Egli conosceva la Parola di Dio, conosceva ciò che aveva detto il Signore, ed aveva compreso la promessa di Dio.
Se volete raggiungere questa montagna, dovete conoscere la Parola di Dio e comprendere le Sue meravigliose promesse.
Considerate la vita di Caleb, Per quaranta anni aveva vagato nel deserto con una massa di gente incredula. Quando essa mormorava, lui non mormorava. Quando essi volevano tornare in Egitto, lui non aveva questo desiderio. Quando solo si lamentavano, lui non si lamentava. Essi adoravano idoli, così, però, Caleb non aveva fatto. Egli seguiva completamente il Signore. Come? Quando doveva affrontare prove e lotte, scoraggiamento e delusioni, questa promessa sola lo teneva in piedi e lo faceva andare avanti.
C’è una precisa promessa di Dio davanti a noi, una meravigliosa speranza per tutti i discepoli di Gesù Cristo. Il Signore ritornerà. Abbiamo una dimora riservata per noi nel cielo, passeremo l’eternità in comunione con Cristo: un’eredità veramente meravigliosa! L’apostolo Pietro ne parla come di "un'eredità incorruttibile, incontaminata e immarcescibile, conservata nei cieli per voi" (1 Pi. 1:4).
3. Fede nelle promesse di Dio. Caleb conosceva la Parola di Dio, conosceva le promesse di Dio, e con tutto sé stesso seguiva il Signore: egli aveva in cuore questa montagna.
Abbiamo noi distolto i nostri occhi dalla Parola di Dio? Dalle promesse di Dio? E’ per questo che inciampiamo, esitiamo e falliamo?
"In quel giorno Mosè fece questo giuramento: "La terra che il tuo piede ha calcato sarà eredità tua e dei tuoi figli per sempre, perché hai pienamente seguito l'Eterno il mio DIO" (Gs. 14:9).
Sempre di nuovo Caleb considerava le promesse di Dio. Noi, se vogliamo raggiungere questa "montagna" dobbiamo confidare nel Signore.
4. Aveva la verità nel cuore. Se vogliamo raggiungere questa montagna dobbiamo avere la verità nel nostro cuore: "Io avevo quarant'anni quando Mosè, servo dell'Eterno, mi mandò da Kadesh-Barnea ad esplorare il paese; e io gli feci un resoconto come l'avevo in cuore" (Gs. 14:7).
Caleb era un uomo integro: diceva le cose come gli stavano nel cuore. Ignorava la maggioranza, stava dalla parte della minoranza per amore della verità. Vedete quale sorta di persona raggiunge "la montagna"?
Uno che ha fiducia in Dio, uno che ha la verità nel cuore e che è pronto a dichiarare l’intero consiglio di Dio, quand’anche si trovasse in grave pericolo. "Allora tutta l'assemblea parlò di lapidarli; ma la gloria dell'Eterno apparve sulla tenda di convegno a tutti i figli d'Israele" (Nu. 14:10).
5. Un uomo che amava. Non solo questo, ma pure vediamo come un uomo così tratti le altre persone: "14:8 Mentre i miei fratelli che erano saliti con me scoraggiarono il popolo, io seguii pienamente l'Eterno, il mio DIO" (Gs. 14:
. Se l’erano presa a lui a morte, ma lui li chiama "fratelli". Il Nuovo Testamento dice: "Fratelli, se uno è sorpreso in qualche fallo, voi che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Ma bada bene a te stesso, affinché non sii tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo" (Ga. 6:1,2). E’ esattamente che cosa disse Gesù: "Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri" (Gv. 13:34).
Si, fintanto che non c’è amore genuino nel nostro cuore per i nostri fratelli e sorelle nel Signore, noi non raggiungeremo la "montagna" dell’intima comunione con il Signore.
6. Un uomo che rende testimonianza a Dio.
a. Alla fedeltà di Dio. Notiamo anche che cosa quest’uomo dice: "Ed ora ecco, l'Eterno mi ha conservato in vita, come aveva detto, questi quarantacinque anni da quando l'Eterno disse questa parola a Mosè, mentre Israele vagava nel deserto; ed ecco, oggi ho ottantacinque anni" (Gs. 14:10). Caleb rende testimonianza alla fedeltà di Dio.
b. Alla bontà di Dio. Non solo questo, ma Caleb rende testimonianza alla bontà di Dio: "Ma oggi sono ancora forte come lo ero il giorno in cui Mosè mi mandò; lo stesso vigore che avevo allora ce l'ho anche adesso, tanto per combattere che per andare e venire" (Gs. 14:11)
c. Alla potenza di Dio. E ancora: Caleb rende testimonianza alla potenza di Dio: "Or dunque dammi questo monte di cui l'Eterno parlò quel giorno; poiché tu stesso udisti in quel giorno che vi erano gli Anakim e città grandi e fortificate. Se l'Eterno sarà con me, io li scaccerò come disse l'Eterno" (Gs. 14:12).
Per il passato Caleb aveva la fedeltà di Dio, per il presente Caleb aveva la bontà di Dio. Per il futuro egli guardava alla potenza di Dio! Potete vedere perché quest’uomo giunge alla montagna di Dio? Il futuro è luminoso, perché è luminoso come le promesse di Dio!
Caleb dunque dichiara la verità, tratta i suoi fratelli in fede con amore, anche se gli sono avversi e lo fanno soffrire. Caleb testimonia della fedeltà, amore e potenza del Signore.
Abbiamo noi raggiunto la nostra Hebron?
7. Un effetto sulla sua famiglia
Guardate all’effetto che Caleb ebbe sulla sua famiglia: "E Caleb disse: «A chi attaccherà Kirjath-Sefer e la espugnerà, io darò in moglie mia figlia Aksah». Allora Othniel, figlio di Kenaz, fratello di Caleb, la espugnò e Caleb gli diede in moglie sua figlia Aksah. Quando ella venne a stare con lui, persuase Otniel a chiedere a suo padre un campo. Allora essa smontò dall'asino e Caleb le disse: «Che vuoi?». Ella rispose: «Fammi un dono; poiché tu mi hai dato della terra nel Neghev, dammi anche delle sorgenti d'acqua». Così egli le donò le sorgenti superiori e le sorgenti inferiori." (Gs. 15:16-19).
Caleb aveva condiviso la sua eredità con la sua famiglia. E noi, spiritualmente, che eredità lasceremo alla nostra famiglia.
Rammentate Rahab: mentre le altre case cadevano, la sua reggeva. Madri: che potete dire di casa vostra?
Rammentate Achan, che aveva condotto la sua famiglia alla distruzione. Padri: dove state conducendo la vostra famiglia?
Caleb aveva seguito completamente il Signore, ne fu grandemente benedetto e questa benedizione era passata alla sua famiglia.
8. Hebron nell’esperienza di altri personaggi biblici
Hebron non è significativa (e per noi esemplare) soltanto per Caleb, ma lo è anche per altri personaggi biblici.
a. Abrahamo. Che accadde a Abrahamo prima di raggiungere Hebron? "E l'Eterno disse ad Abramo, dopo che Lot si Fu separato da lui: «Alza ora i tuoi occhi e mira dal luogo dove sei a nord a sud; a est e a ovest ... Allora Abramo levò le sue tende e venne ad abitare alle querce di Mamre, che sono a Hebron; e là costruì un altare all'Eterno" (Ge. 13:14,18). Abrahamo doveva separarsi, allontanarsi. Che possiamo dire della nostra vita sociale, dei valori che noi privilegiamo?
b. Davide. In che modo Davide aveva raggiunto Hebron: "Dopo questo, Davide consultò l'Eterno, dicendo: «Devo salire in qualcuna delle città di Giuda?». L'Eterno gli rispose: «Sali». Davide chiese: «Dove salirò?». L'Eterno rispose: «A Hebron»" (2 Sa. 2:1). Egli l’aveva raggiunta attraverso la preghiera. Che cosa ci dice questo sulla nostra vita di preghiera?
c. Sansone. In che modo Sansone era giunto ad Hebron? "Poi Sansone andò a Gaza e là vide una prostituta, ed entrò da lei. Quando fu detto a quei di Gaza: «Sansone è venuto qui», essi circondarono il luogo e stettero in agguato tutta la notte presso la porta della città, e rimasero in silenzio tutta la notte, dicendo: «Allo spuntar del giorno lo uccideremo»." (Gd. 16:1,2). Sansone si trovava in un posto di peccato: "Sansone rimase coricato fino a mezzanotte; poi a mezzanotte si alzò, afferrò i battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme con la sbarra, se li caricò sulle spalle e li portò in cima al monte che si trova di fronte a Hebron" (Gd. 16:3). Egli doveva fuggire dal peccato. Che ci può dire questo sulla nostra vita morale?
d. Sarah. Vorrei non tirare troppo le cose, ma lasciate che ancora citi Hebron: "E Sara morì a Kirjath-Arba, (che è Hebron), nel paese di Canaan; e Abrahamo entrò a far lutto per Sara e a piangerla." (Ge. 23:2) Sarah morì e fu sepolta ad Hebron. Sarah morì in comunione col Signore: non c’è dubbio che lei avesse seguito completamente il Signore Iddio. L’apostolo Pietro dice: "Perciò, fratelli, sforzatevi sempre maggiormente di rendere sicura la vostra vocazione ed elezione perché, facendo queste cose, non inciamperete mai" (2 Pi. 1:10). Non vorremmo anche noi terminare i nostri giorni in stretta comunione con il Signore?
Signore, dammi questa montagna!
Conclusione
Raggiungere Hebron, per Caleb significava una vita di sacrificio: seguiva infatti il Signore con tutto sé stesso. Era un’area aspra, occupata da giganti, e quando noi siamo in cammino per raggiungere la comunione con il Signore, Satana cercherà con l’inganno di renderci il percorso il più difficile possibile. Caleb, però, "Caleb scacciò di là i tre figli di Anak, Sceshai, Ahiman e Talmai, discendenti di Anak" (Gs. 15:14).
Se noi prendiamo esempio da Caleb, se siamo completamente consacrati al Signore, raggiungeremo quella montagna. "Per questo Hebron è rimasta proprietà di Caleb, figlio di Jefunneh, il Kenizeo, fino al giorno d'oggi, perché aveva pienamente seguito l'Eterno, il DIO d'Israele" (Gs. 14:14).
Signore, dammi questa montagna!
Che cosa rappresenta per noi la montagna alla quale aspiriamo giungere? Deve rappresentare per noi la necessaria nostra personale comunione con Dio, non solo oltre questa nostra vita terrena, ma soprattutto durante questa nostra vita terrena. E’ qui che si pongono le basi della nostra futura comunione con Dio. Il nostro Maestro, Gesù Cristo, era in costante comunione con Dio, così dobbiamo esserlo noi e proprio grazie a lui, camminando insieme al popolo di Dio di ogni tempo e paese, possiamo raggiungere quell’obiettivo.
Che noi possiamo seguire l’esempio di Caleb: questa montagna è molto più importante di quanto immaginiate.
Signore, dammi questa montagna!