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 Il peccato originale di R. Bracco

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Mimmo
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MessaggioTitolo: Il peccato originale di R. Bracco   Il peccato originale di R. Bracco Icon_minitimeMer Mar 15 2023, 04:45

La teologia distingue fra "peccato originale originante" e "peccato originale originato". Il primo si riferisce al peccato commesso in origine da Adamo ed il secondo al peccato che la razza umana avrebbe ereditato dal primo uomo.

La dottrina del "peccato originale" ha sempre suscitato accalorate controversie nel seno della cristianità ed anche nella nostra generazione i punti di vista sono diversi e contrastanti. Si discute intorno all'essenza del peccato commesso da Adamo, ma, soprattutto si discute intorno alla definizione dell'ereditarietà di "quel peccato".

Purtroppo nel maggior numero dei casi le dispute acquistano un sapore puramente filosofico e si sviluppano e si esauriscono in una terminologia dialettica che cerca volutamente di ignorare il punto di vista biblico per ridurre il problema ad un'arida controversia di parole e di distinzioni. Non mancano però tentativi sinceri di approfondimento esegetico cioè di interpretazione biblica, sana ed oggettiva.

In questo capitolo non pensiamo di affrontare il problema in maniera totale e diretta scendendo in polemica con le diverse teologie che trattano l'argomento, ma ci proponiamo semplicemente di esporre il nostro punto di vista che è sopratutto in opposizione con il nebuloso dogma cattolico, cioè con l'opinione solennemente affermata dalla chiesa cattolica.

Approssimativamente la chiesa cattolica afferma:

"Adamo ha peccato e poiché in lui era tutta la nostra natura, la natura stessa passa ai posteri col reato di colpa e con la macchia per una propagazione per la quale il peccato è inerente a ciascuno come proprio".

Per definire l’essenza o piuttosto la conseguenza di questo peccato, la chiesa cattolica precisa:

"... il peccato dei posteri formalmente sta nella privazione della grazia e materialmente nella privazione dell'integrità e perciò nella concupiscenza:

"Il Battesimo toglie la macchia per la infusione della grazia, ma la concupiscenza rimane... chi muore col solo peccato originale subirà la pena del danno... ma non può andar soggetto alla pena del senso...".

Questa dottrina è complicata e contrastante in se stessa, ma per noi ha come difetto fondamentale quello di essere in opposizione con l'insegnamento biblico.

La chiesa cattolica infatti afferma che in Adamo era tutta la natura nostra e che quindi il peccato originale "si propaga con la generazione carnale che ha come conclusione l’uomo intero: anima e corpo". La Bibbia invece ci dichiara che "ogni anima è creata individualmente da Dio" (Isaia 57:16).

In Adamo quindi non era tutta la natura nostra, ma soltanto una parte di essa e cioè la natura carnale. Noi veniamo da Adamo rispetto alla natura carnale, ma veniamo da Dio rispetto alla natura spirituale.

Per accettare il principio che la nostra personalità anima, corpo e spirito (e non soltanto anima e corpo, come si esprime la chiesa cattolica) nasca con il reato di colpa e con la macchia dovremmo ammettere uno di questi due assurdi:

1) L’anima, come il corpo, generata dai genitori.

2) Dio crea ogni singola anima contaminata dalla presenza del peccato.

Tutta la Bibbia insorge contro queste due ipotesi e quindi tutta la Bibbia insorge contro la prima dichiarazione della dottrina cattolica.

La seconda dichiarazione espressa in questa dottrina è costituita dall'inciso: "il peccato è inerente a ciascuno come proprio".

Facciamo subito notare che questa dichiarazione è in opposizione con l'altra che afferma:

"chi muore col peccato originale... non può andar soggetto alla pena del senso".

Perché se il peccato non è volontario per volontà propria, ed infatti non può essere sottoposto ad una pena positiva, non può neanche essere dichiarato "inerente a ciascuno come proprio" perché la chiesa cattolica nel definire il peccato dichiara: "esso è una - libera - trasgressione della legge di Dio...".

Quando il peccato è inerente a ciascuno come proprio, diventa peccato personale e il peccato non può essere invece personale se non c'è il concorso della volontà di colui al quale viene imputato.

Sopratutto però questa seconda dichiarazione è in opposizione con l'insegnamento biblico che è preciso nell'affermare che "l'anima di colui che avrà peccato, quella morrà" (Ezechiele 18:4).

In seguito, nell'approfondire questo aspetto del problema dal punto di vista biblico, cercheremo di mettere in evidenza le affermazioni delle Scritture che distinguono, senza tema d'equivoci, fra reato di colpa e solidarietà di razza, cioè che distinguono fra come e a chi viene imputato il peccato e come e chi possono colpire le conseguenze del peccato.

Il terzo punto della dottrina cattolica precisa la natura del peccato originale; esso asserisce che il peccato originale nei posteri ha due aspetti: uno formale ed uno materiale. Queste due parole hanno però un significato teologico e non letterale e quindi dobbiamo precisare che per la chiesa cattolica questi due aspetti consistono in una conseguenza materiale del peccato che è rappresentato dalla perdita dell'immunità dalla concupiscenza, dalla perdita dell'immortalità e dalla perdita della scienza infusa che consiste in quel dono divino che permette di conoscere le cose senza l'ausilio dei sensi.

E in una conseguenza sacramentale o spirituale (tutti questi termini sono approssimativi), che consiste nella privazione della grazia e quindi, di riflesso, nella privazione della visione di Dio che è resa possibile, asserisce la dottrina cattolica, soltanto dalla grazia.

Questo punto afferma che il peccato si è imposto come realtà negativa dalla caduta di Adamo e che quindi non c'è stato un "progresso del peccato" perché tutti gli uomini, dai figliuoli di Adamo a Cristo, sono stati privati dell'integrità e della grazia e quindi sono stati dominati da una condizione peccaminosa ereditata dai progenitori.

Questa affermazione è inconciliabile con la Bibbia, che c'insegna esplicitamente che il peccato si è introdotto netta creazione con Adamo, ma si è potuto imporre soltanto attraverso un processo progressivo che trova il suo tragico epilogo nel diluvio universale (Genesi 6).

Anche questo punto però ha bisogno di un successivo approfondimento biblico che ci proponiamo nelle pagine seguenti.

L'ultima dichiarazione della dottrina cattolica relativa al peccato originale è quella delle conseguenze di esso. Come già detto, la dottrina cattolica afferma che "chi muore col solo peccato originale (per esempio i neonati) subirà la pena del danno, ma non può andar soggetto alla pena del senso..."

Agostino non era neanche d'accordo con questa terribile conclusione perché riteneva che ambedue le pene dovessero essere comminate ai rei (?) di peccato originale; l'unica indulgenza che concedeva riguardava la pena del senso che poteva essere mite.

Per essere estremamente chiari, precisiamo che, secondo la teologia, la pena del danno consiste nella perdita di Dio, mentre la pena del senso consiste in una sofferenza reale o positiva. Ambedue queste pene sono "inflitte" da Dio e perciò si distinguono da quelle che vengono chiamate "pene concomitanti" che sono le conseguenze naturali del peccato, come per esempio il rimorso, lo spavento...

Anche a questo punto facciamo rilevare l'incoerenza esistente fra il concetto di peccato "azione volontaria" e la "pena che sarebbe inflitta da Dio" per una azione non commessa per "volontà propria", ma facciamo anche rilevare che la distinzione penale è, dal punto di vista biblico, estremamente offensiva a Dio. Infatti la dottrina cattolica asserisce: "Nel limbo, luogo confinante con l'inferno, le anime non soffrono, perché subiscono soltanto la pena della privazione di Dio...".

Quel "soltanto" suona bestemmia all'orecchio di chi sa, invece, che la pena più terribile dei dannati non sarà costituita dal tormento delle fiamme, ma precisamente dalla privazione della presenza di Dio (2° Tessalonicesi 1:9).

La teologia cattolica risponde: "Coloro che abitano nel limbo non hanno coscienza della privazione della visione di Dio, mentre i dannati dell'inferno sono privati di un bene intravisto..."

La risposta da l'impressione di essere un autentico cavillo dialettico privo di qualsiasi fondamento e quindi impotente di fronte ad una critica soggettiva.

La chiesa cattolica, infatti, per raggiungere e mantenere questa conclusione, ha dovuto negare e combattere l’ontologismo, cioè quella dottrina che afferma che l'idea di Dio è naturale in tutti gli uomini, perché in tutti gli uomini è l’idea, e l'idea fondamentale degli uomini è Dio. E’ notorio che l’ontologismo ha avuto la sua conferma in quella che è stata chiamata la "prova storica" la quale ha dimostrato che tutti i popoli, di qualsiasi epoca e di qualsiasi civiltà, hanno avuto un concetto della divinità.

Noi crediamo che in tutti gli uomini è l'intuizione di Dio o l'idea di Dio ed affermiamo, con la Bibbia, che non esistono "anime" che ignorano totalmente il proprio Creatore e quindi affermiamo anche che non esistono atei nel senso integrale di questo termine.

D’altronde, ammesso che le anime del Limbo non avessero coscienza della perdita subita, potrebbe questa essere inclusa fra due virgolette per essere definitiva "soltanto"?

Ci sembra quasi di riudire le argomentazioni degli schiavisti sudisti dell'America che sostenevano non essere una pena la perdita della libertà, subita dai negri, perché essi non avevano una chiara coscienza di essa.

Comunque, ora ci proponiamo di esporre il pensiero che noi ci siamo formato su questa dottrina, in relazione agli insegnamenti biblici, e quindi ci proponiamo di rispondere più esaurientemente a quanto la dottrina cattolica afferma relativamente al peccato originale.

Per una chiara intelligenza del soggetto, crediamo opportuno seguire un determinato metodo che ci consiglia di iniziare la nostra esposizione da un punto di vista passivo o da un punto di vista critico.

La prima cosa che vogliamo dunque far rilevare è costituita, dall'importantissima, constatazione che la Bibbia non ci dichiara affatto che "tutti" gli uomini, da Adamo a Gesù, siano stati ritenuti da Dio colpevoli di peccato. Iddio stesso anzi rende testimonianza della "giustizia" di molti credenti nei quali non ravvisa reato di colpa o macchia.

Questa constatazione autorizza due conclusioni:

1) Gli uomini non erano privi, in maniera assoluta, della possibilità di operare il bene e perciò non portavano in loro stessi quello che la chiesa cattolica chiama l'aspetto formale del peccato originale.

2) Gli uomini non erano automaticamente sottoposti ad un procedimento penale conseguente il peccato di Adamo.

Per evitare il primo argomento la chiesa cattolica, in opposizione con la Bibbia, ha dovuto compiere ancora una volta, un capolavoro di dialettica filosofica per precisare che la "grazia" si differenzia in molteplici aspetti e cioè:

Grazia abituale, Grazia attuale, Grazia efficace, Grazia sacramentale, Grazia sufficiente.

Purtroppo, nel seno della stessa chiesa cattolica, esistono grandi controversie circa queste distinzioni e non saremo certo noi a seguire queste controversie e queste distinzioni perché ci basta sapere che anche dopo Adamo ci sono stati uomini liberi di fare il bene.

Alla seconda constatazione la chiesa cattolica risponde che tutti i credenti pii del Vecchio Testamento scesero, alla loro morte, nel Limbo in attesa detta liberazione, operata infine da Cristo. La mancanza del battesimo cristiano rendeva necessaria questa procedura giudiziaria.

Osserviamo però che non basta una errata interpretazione di (Efesi 4:Cool per far reggere questo monumentale castello teologico che si erge in opposizione alla Scrittura, perché una moltitudine di passi biblici ci parlano di credenti "raccolti dal Signore" facendoci sottintendere che essi sono stati ammessi nel riposo che è nella presenza di Dio.

Non ci sembra che sia possibile ammettere esegeticamente che Enoch o Elia, furono portati da Dio nel Limbo; come non ci sembra che sia conciliabile questo luogo "ove le anime non hanno visione e coscienza di Dio" con uomini come Giacobbe, Mosé, Giobbe i quali, durante la loro vita, hanno avuto visioni beatifiche.

E Noé, Abrahamo, Isacco, il vecchio Simeone, Giovanni Battista, Samuele, gli eroi della fede presentati dallo scrittore dell'epistola agli Ebrei... sarebbero tutti scesi nel luogo ove non c'è visione e coscienza di Dio? Nel luogo ove non si soffre e non si gode? Sarebbe stato questo il "luogo del loro riposo" al quale, secondo la dichiarazione della Bibbia, andarono al termine del loro pellegrinaggio?

La seconda cosa che vogliamo far rilevare è che Cristo stesso ci assicura ripetutamente che i "piccoli fanciulli" sono eredi del Regno dei cieli, cioè che non sono contaminati dal peccato e non sono sottoposti a pena, ma posseggono una personalità incontaminata in relazione a Dio. Sembra quasi che le molteplici precisazioni di Cristo su questo soggetto, abbiano lo scopo di pronunciarsi in maniera assolutamente chiara sull'argomento del peccato originale.

Gesù ci precisa dunque che i fanciulli sono gli "eredi naturali" del Regno dei cieli; anzi, quasi ad evitare che si potesse pensare che Egli parlasse di "fanciulli" in senso metaforico, il Maestro divino si servì dei fanciulli che lo attorniavano come termine di controversia, giungendo fino alla meravigliosa dichiarazione: "Gli angeli loro vedono del continuo la laccia del Padre Mio"

Pensiamo che nessun esegeta, degno di questo nome, voglia affermare che i bambini ai quali si riferiva Gesù, avevano ricevuto il battesimo cristiano.

D'altronde, vogliamo, a questo punto, fare una terza osservazione: la Bibbia non insegna in nessuna delle sue pagine che il battesimo possa essere amministrato indipendentemente dalla volontà di colui al quale viene amministrato e quindi non c'insegna che il battesimo possa essere amministrato ai neonati. Neanche c'insegna che il battesimo sia stato ordinato come "pratica sacramentale" capace di cancellare "il peccato originale" mediante l'infusione della grazia. Tutte le conclusioni della teologia cattolica, raggiunte per giustificare la dottrina del peccato originale, sono arbitrarie e in aperta opposizione con la Scrittura.

L'intero Vecchio Testamento ignora la dottrina del peccato originale benché, come già detto in precedenza, non ignora una legge di solidarietà della razza umana. Nel Nuovo Testamento l'unico scritto che sembra dar ragione a questa dottrina è rappresentato da un brano del capitolo 5 dell'epistola di Paolo ai Romani. Ma studiando la Bibbia nel suo assieme per cogliere la perfetta armonia delle dichiarazioni contenute in essa, non ci è difficile rilevare che le parole di Paolo non enunciano "una nuova rivelazione di un mistero", ma ribadiscono un concetto ripetutamente calcato attraverso tutte le pagine della Scrittura.

Quindi Paolo non afferma la dottrina del "peccato originale" così come è intesa nella chiesa cattolica, ma illustra quella legge di solidarietà umana alla quale ci siamo richiamati già diverse volte. Anzi l'Apostolo si serve di questa legge come di un simbolo della nuova legge di solidarietà che lega Cristo a coloro che lo accettano quale Redentore.

Per spiegare in modo semplice il passo paolino pensiamo che sia opportuno rovesciare i termini. L'Apostolo fa un raffronto fra Adamo e Cristo, noi vogliamo fare un raffronto fra Cristo e Adamo onde poter comprendere questo passo che in conclusione ci dice che come da Adamo è uscito il peccato, o come per Adamo è stato introdotto il peccato nella creazione così da Cristo è uscita la giustizia o è stata introdotta la giustizia.

Cristo, il secondo Adamo, di Spirito vivificante, ha dunque portato l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia, per controbilanciare l'opera negativa di Adamo ed ottenere così la vittoria sul peccato e sulla morte negli uomini.

Adamo ha compiuto un peccato, Cristo invece un atto di giustizia; Adamo ha trasmesso il peccato e con il peccato la morte, mentre Cristo ha trasmesso la giustizia e con la giustizia la vita.

Ma come e a chi Cristo ha trasmesso giustizia e vita?

La Scrittura ci risponde col dichiararci che Egli ha trasmesso la giustizia, per una legge di solidarietà mediante la fede, a coloro che si sono uniti a Lui per lo spirito della fede. Perciò Cristo Salvatore del mondo, cioè Salvatore di tutti gli uomini, partecipa giustizia e vita soltanto a coloro che si legano a Lui per una legge di solidarietà spirituale

Se Cristo è l'antitipo di Adamo, dobbiamo concludere che il progenitore della razza umana partecipa peccato e morte per una legge di solidarietà e quindi trasmette la sconfitta cioè l'indebolimento della carne a coloro che sono uniti a lui per una legge di solidarietà carnale, e trasmette la macchia del peccato a coloro che sono uniti a lui per una legge di solidarietà morale. In altre parole come Cristo partecipa la sua giustizia soltanto a coloro che si uniscono a Lui, così Adamo partecipa il suo peccato unicamente a quanti solidarizzano con lui.

Una legge di solidarietà indistruttibile esiste fra Adamo e tutti gli uomini, ma questa, come afferma giustamente Godet "rimane limitata alla sfera della natura fisica e psichica e non si estende a quella dello Spirito".

Perciò Adamo partecipa la sua natura indebolita a coloro che discendono da lui secondo la carne, ma partecipa il suo peccato soltanto a quelli che si uniscono a lui moralmente.

Quindi la sua non è trasmissione del "peccato originale" ma è soltanto partecipazione di "una predisposizione a peccare.

Una esemplificazione materiale può aiutare a comprendere il soggetto.

Il prodotto del concepimento di due genitori tubercolotici è preservato, nella placenta materna, dal bacillo del male dei suoi genitori, e così, quando viene alla luce egli è esente da questo terribile flagello. Però, per il solo fatto di essere il frutto di due piante deboli, egli nasce debole e quindi predisposto alla tubercolosi.

La sua predisposizione, l’ambiente che lo accoglie, il contatto con la malattia faranno facilmente di lui un tubercoloso, ma egli non è nato tale e quindi se un qualsiasi accidente patologico stroncasse la sua vita ai suoi primi vagiti, egli non morirebbe tubercoloso o in conseguenza della tubercolosi.

Cristo non ha introdotta la sua giustizia nel mondo come un atto estensibile "automaticamente" a tutti gli uomini, però essa è partecipata in vita da quanti si accostano a Cristo anche senza compiere l'atto di giustizia di Cristo. Così Adamo non ha compiuto un peccato per il quale tutti sono resi responsabili indipendentemente dalla loro volontà, ma prendono parte al peccato di Adamo tutti coloro che peccano anche se non peccano del medesimo peccato di Adamo perché in questo caso la legge di solidarietà non è più soltanto fisica, ma è anche morale.

Come da Cristo e per l'adesione a Cristo sono stati costituiti i "giusti", così da Adamo e per una totale adesione ad Adamo sono stati costituiti i peccatori.

Come Cristo ha prodotto il Regno della vita per coloro che si legano a Lui, così Adamo ha introdotto nella creazione il regno della morte per quanti solidarizzano fisicamente e moralmente con lui.

Potremmo anche audacemente concludere che la morte fisica rimane nel mondo come una realtà universale, dalla quale nessun uomo si può sottrarre, perché nessun uomo esiste fuori della legge di solidarietà che lega fisicamente Adamo a tutta la razza umana. La morte spirituale però colpisce soltanto coloro che sono uniti con Adamo anche moralmente.

Perciò Adamo non ci ha dato il "peccato originale", ma purtroppo ha introdotto il peccato nella creazione e perciò ci ha dato la predisposizione e l’ambiente del peccato. Dopo Adamo, predisposizione e ambiente si sono accentuati in senso negativo dando al trionfo del peccato quell'aspetto di universalità e quel carattere di estrema peccaminosità che hanno stretto sempre di più la famiglia umana in una legge di compartecipazione agli effetti e alle conseguenze del, peccato.

La natura umana si è gradatamente indebolita mentre la potenza del peccato si è progressivamente accresciuta e quindi tutti gli uomini fanno il loro ingresso nel mondo come una povera e facile preda del male. Non bisogna dimenticare infatti che l'anima si serve del corpo, utilizzando le energie e le risorse di questo e perciò l’anima, creata pura, deve impegnare una lotta gigantesca e, sotto certi aspetti, impari "con una carne nella quale non abita alcun bene" perché "si è venduta al peccato".

Questo ingresso dell’uomo in un mondo contaminato non può essere imputato a peccato perché l'individuo nasce nobile o plebeo, ricco o povero, senza merito e senza colpa e quindi dobbiamo accettare l'affermazione biblica così resa da un eminente studioso: "Nessuno è perduto definitivamente senza aver avuto campo di esercitare la sua libertà morale in modo cosciente"

(Romani 2, 12, 15, 16).

Noi quindi crediamo ad una predisposizione al peccato, ad un ambiente favorevole allo sviluppo del peccato, ad un possibile contagio del peccato, ma crediamo anche che il peccato rappresenta sempre un "atto cosciente e volontario" che non può essere trasmesso in forma ereditaria e quindi rigettiamo come antibiblica la dottrina del "peccato originale" che sarebbe conciliabile soltanto con un concetto di traducianismo secondo il quale le anime dei figli non vengono create da Dio, ma generate dai genitori.

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