SALVATA PARTORENDO FIGLI? PARLIAMONE
Qui di seguito discutiamo l’articolo «Salvata partorendo figli? (1 Timoteo 2,15)». Tale verso ha dato alito a bizzarre interpretazioni e a strumentalizzazioni varie da parte di falsi maestri e degli avversari dell’Evangelo. Invece di una introduzione più lunga qui, rimandiamo semplicemente all’articolo di base. Anticipo, invece, qui una domanda, che certamente verrà fatta (vedi sotto): Come mai i traduttori delle varie versioni italiane della Bibbia, non traducono in maniera più accurata il verbo greco sōzō con «salvaguardare, proteggere»? Ecco, qui di seguito, la mia risposta.
Direi che alcuni traduttori sono affetti da «deformazione soteriologica», ossia il verbo viene semplicemente tradotto col significato più ovvio, più prevedibile, più atteso o più «cristiano», e viene applicato in genere alla salvezza dell’anima. Come recita un motto: «Chi ha un martello in mano, vede tutto come chiodi». Basta prendere un dizionario di greco classico o koiné per rendersi conto del vasto spettro di significati che ha il verbo sōzō.
Il verbo greco sōzō non era un termine cristiano, né biblico, ma ricorreva nella vita quotidiana e nel linguaggio profano dei popoli di lingua greca, per descrivere le più disparate situazioni dell’esistenza. Come mostra già la Settanta (traduzione greca dell’AT), esso venne usato per un vasto spettro di significati storici, esistenziali e politici, che nulla avevano a che fare con il «salvare l’anima», ma con il «soccorrere, proteggere, aiutare».
Addirittura nel NT tale verbo e i suoi derivati furono usati anche per «sanare» (= salvare la vita; Mc 5,34 sōzō + hygiēs; D, R, NR «salvata»; Elb, Lut, ND «guarita»); similmente avviene in altri brani a seconda della traduzione (cfr. Mc 10,52; Lc 17,19; 18,42). È singolare che nell’episodio della donna dal flusso di sangue, chi ha tradotto Matteo 9,22 nella Riveduta, ha interpretato tale verbo con «guarita» (2 volte sōzō; come in Mt 15,28, dove c’è però iáomai); chi, invece, ha tradotto in Marco lo stesso episodio, ha riportato «salvata» (+ hygiēs «guarita»)!
Anche in latino dalla stessa radice verbale proviene salv* e san*, quindi salvare e sanare (guarire nel senso di salvare la vita). Faccio notare che alcune volte il termine nel testo originale per «salvare» in senso esistenziale è stato riportato in italiano con «sano e salvo», per rafforzare l’espressione (Gn 28,21 D, R, NR, CEI; 33,18 tutte; 1 Re 22,27s; 2 Cr 18,26s; 19,1; Lc 15,27; At 23,24).
A titolo d’esempio, ecco alcuni riscontri nella Settanta, in cui nel libro della Genesi ricorre il verbo sōzō o una sua variante a traduzione dei verbi ebraici originali:
■ «Io non posso scampare [diasōzō] sul monte prima che...» (Gn 19,19).
■ «E se ritorno sano e salvo [gr. metà sōtērίas “con incolumità, liberazione o salvezza”] alla casa del padre mio» (Gn 28,21).
■ «La schiera, che rimane, potrà scampare [sōzō]» (Gn 32,8 ).
■ «Tu ci hai salvaguardato [sōzō] la vita!» (Gn 47,25), dissero gli Egiziani a Giuseppe, il quale in tempo di carestia diede loro la semenza per i loro campi.
■ «Io aspetto la tua salvezza [sōtērίa “soccorso, salvezza, aiuto”], o Eterno!» (Gn 49,18).
Si potrebbe fare tale studio in tutto l’AT e il NT, per vedere il vasto spettro di significati che il verbo sōzō aveva a seconda del contesto. Anche nel NT si ritrovano questi e altri significati. Di ciò bisogna assolutamente tener presente in 1 Timoteo 2,15 nel suo contesto.
Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Salva_partor_figli_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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