Perché la Chiesa sulla terra?
André Gibert
Viene spontaneo chiedersi il motivo per il quale la Chiesa è lasciata sulla terra e quali funzioni è chiamata ad esercitarvi.
La Chiesa è sulla terra per glorificare Dio, glorificando Cristo. Questa è la vocazione individuale di ogni cristiano, tempio dello Spirito Santo; questa è la vocazione della Chiesa, abitazione di Dio per lo Spirito. Essa è sulla terra «affinché nel tempo presente, ai principati e alle potestà, nei luoghi celesti, sia data a conoscere, per mezzo della Chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio» (Elèsini 3:10).
Gli attributi della Chiesa per rispondere a questo grande scopo sono molteplici:
1) Per prima cosa deve manifestare questa unità di natura divina, che non trova uguale nella cose umane. L’esitenza stessa della Chiesa deve mostrare la grazia e la potenza di Dio. Il Signore Gesù aveva in vista una tale testimonianza quando, nella sua preghiera di Giovanni 17, domandava: «Che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anche essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato» (v. 21). Il valore che il Signore attribuisce alla manifestazione di questa unità per mezzo dei suoi è talmente grande che grazie ad essa, dice, il mondo avrebbe creduto. Quando Cristo manifesterà la Chiesa in gloria, quest’unità sarà resa evidente e il mondo la conoscerà (v. 23), anche i nemici; ma attendendo che Egli ci «renda perfetti nell’unità», ci pone nel mondo perché esso veda la vita nuova nella sua prova più evidente: l’unità della famiglia di Dio, affinché gli increduli ne cerchino la sorgente e credano. Questa sarebbe la più efficace evangelizzazione!
Non è necessario soltanto manifestare l’unità della famiglia, ma anche l’unità del corpo; essa si evidenzia quando i credenti serbano «l’unità dello Spirito» (Efesini 4:3) con il legame della pace. Questo ruolo deve essere l’impegno di tutti, in quanto tutti sono stati chiamati alla stessa vocazione, fanno parte del medesimo corpo, e sono animati dallo stesso Spirito.
Questa testimonianza resa nell’amore (Efesini 4:2) può essere tale solo nella separazione dal male. La santità pratica è richiesta a tutti coloro che portano il nome di Dio: «Siate santi, poiché io sono santo». Essa è rappresentata, a proposito della Chiesa, dalla «pasta senza lievito» di 1 Corinzi 5:7.
2) La Chiesa, testimone della potenza della grazia di Dio per unire i credenti nella santità, è quaggiù la depositaria della verità; «la Chiesa dell’Iddio vivente» è «colonna e sostegno della verità» (1 Timoteo 3:15). Dio l’ha stabilita tale. Essa non è la sorgente della verità; la verità non procede dalla Chiesa. La Parola di Dio è la verità, il Signore Gesú è la verità, lo Spirito Santo è la verità, non la Chiesa.
Essa l’ha ricevuta, ed ha ricevuto anche il compito di renderla pubblica nel suo ambito e nel mondo e di mantenerla intatta. Dio abita nella Chiesa che è la sua casa; in essa la verità deve essere vista; la Chiesa ha il dovere di sostenerla come se fosse una colonna, senza permettere che venga indebolita, alterata o dimenticata.
3) La casa di Dio è una casa di preghiera. Questo valeva già per il tempio del popolo terrestre di Dio, e tanto più vale per la Chiesa. Il Signore (Matteo 18:19) lo stabilisce, dando a coloro che sono riuniti nel suo nome anche se sono solo «due o tre» l’assicurazione, di essere esauditi perché Egli stesso è in mezzo a loro.
4) La Chiesa, sacerdozio santo, ha da assolvere al servizio della lode. Adora il suo Signore ed Egli stesso, risuscitato, intona in mezzo ad essa le lodi del Padre (Salmo 22:22). Per mezzo suo, la Chiesa loda Dio il Padre. Essa adora. «A Lui sia la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù» (Efesini 3:21). Le preziose relazioni individuali dell’anima con Dio per celebrarlo e ringraziarlo, si sublimano fondendosi insieme in questo servizio collettivo.
Al centro di questo servizio di adorazione si pone il ricordo della morte del Signore. Nella Chiesa è eretta la tavola del Signore, alla quale si celebra la cena del Signore (1 Corinzi 10:16-21 ; 11:20-34). Essa parla della sua opera, proclama il Signore come Salvatore e centro del radunamento. Lo fa nel ricordo (reso visibile col memoriale istituito da Lui stesso) del Signore che offre la sua vita: «fate questo in memoria di me». E ciò rappresenta anche una testimonianza: la morte del Signore è annunciata.
5) Mentre è rivolta verso il passato per ricordare il sacrificio unico, la Chiesa si volge anche verso il futuro per attendere la venuta del Signore. Essa può dire con amore: «Vieni, Signore Gesù» per mezzo dello Spirito che è in mezzo a lei e con lei (Apocalisse 22).
Ecco alcune delle preziose funzioni che la Chiesa quaggiù deve svolgere. Ne esistono indubbiamente altre. Sarebbe utile ricordare tutto ciò che nelle assemblee di credenti (che sono tante piccole espressioni della grande Chiesa) le anime possono trovare: incoraggiamento, conforto, insegnamento, edificazione, in una comunione fraterna che ha la sua sorgente nell’amore del Signore per i suoi.
L’assemblea è il rifugio di chiunque, stanco di questo mondo, viene a cercare la pace presso il Salvatore. Essa riconosce, approva e sostiene i servitori che il Signore manda. Tutte le epistole di Paolo ci mostrano come questo potente servitore di Dio, non dipendente da nessuno, contava sul sostegno spirituale dell’assemblea in ogni luogo, e come era riconoscente per le cure materiali di cui era circondato. Con quali espressioni di gioia si rallegrava della parte che i Filippesi prendevano all’Evangelo! E come riconosceva che la condotta dei Tessalonicesi rafforzava ovunque la sua predicazione!