Portare il giogo
William Joseph Lowe
«È bene per l’uomo portare il giogo della sua giovinezza.» Lamentazioni 3:27
«Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.» Matteo 11:29-30
— Nel versetto di Lamentazioni che differenza c’è con il «giogo» del versetto di Matteo?
I grandi principi delle vie di Dio per l’uomo che troviamo nell’Antico Testamento sono veri, qualunque sia la forma speciale della dispensazione in cui si vive. Invece di perdere valore nella dispensazione cristiana in cui ci troviamo, hanno una doppia applicazione: innanzitutto fanno comprendere come Dio agisce nel Suo governo; poi ci danno l’intelligenza riguardo alla via in cui l’Uomo divinamente perfetto ha camminato, cioè il nostro modello e Signore Gesù Cristo. Tutta la Parola di Dio fa riferimento a Lui (Luca 24:27, 44).
«È bene per l’uomo portare il giogo della sua giovinezza»: questo è il grande principio morale. La giovinezza è infatti il momento propizio destinato da Dio per imparare l’ubbidienza (confronta il libro dei Proverbi, soprattutto i capitoli 1 a 4, 8, 10:1, ecc...) Quante pene, quante esperienze penose sono evitate se si impara da giovani questa preziosa lezione! Se si è abituati al «giogo» in gioventù, le lezioni della vita diventeranno più facili da imparare e si diventerà più disponibili ad approfittarne.
Poi consideriamo nel vangelo di Luca la gloria morale di Colui che, con la saggezza dei dodici anni, stupiva i dottori nel tempio di Gerusalemme, ma era tuttavia «sottomesso» ai genitori (Luca 2:41-52). Contempliamo il «giogo» che Egli portava di buon grado l’Uomo che è venuto per fare la volontà di Dio, Colui che «essendo in forma di Dio» non sarebbe stato obbligato ad ubbidire, ma avendo «spogliato sé stesso prendendo la forma di servo», per trovarsi nella pienezza della Sua grazia verso di noi in un mondo di sofferenza e di miseria, ci insegna ad essere perfetti in ogni cosa sul sentiero dell’ubbidienza.
«Imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì»; ha sofferto quando fu tentato, perciò è in grado di aiutare quelli che sono tentati. Sul sentiero dell’ubbidienza il cristiano non è solo; vi trova, per la durata del suo cammino, la forza e l’incoraggiamento che dona la partecipazione di Gesù. Paolo desiderava conoscere Cristo, soffrendo con Lui nel suo cammino sulla terra (Filippesi 3). Anche noi dobbiamo imparare da Colui che è stato sempre mansueto e umile di cuore, portando il giogo nei dettagli giornalieri di una vita devota al Signore, Lui che era sottomesso in ogni cosa.
Anche noi potremo godere del riposo dell’anima che si ottiene quando si segue da vicino Colui che faceva sempre ciò che era gradito al Padre. Si possiede così una gioia celeste che inonda il cuore e che fa provare in pratica che il Suo giogo è dolce e leggero da portare.