Ep.la agli Ebrei meditazione cap.3/4
John Gifford Bellett
Come lo notavamo sopra, un tratto caratteristico di quest’epistola è di farci vedere il cielo nel suo stato attuale, non come era nel primo capitolo della Genesi, né come sarà all’epoca di Apolicasse 4 o 21. Il cielo di Genesi 1 non conteneva nessun uomo glorificato, nessun apostolo, né alcun Sommo Sacerdote; mentre il cielo dell’epistola agli Ebrei possiede tutte queste cose. Tale essendo il carattere generale dell’epistola, abbiamo considerato il Signore Gesù in quanto che si trova in questo cielo; poi abbiamo notato che il Signore si trova là come un uomo glorificato, come il Purificatore dei nostri peccati, come il nostro Apostolo annunziante la salvezza, e come il Sommo Sacerdote facente propiziazione dei peccati. Ogni pagina è ricca nell’enumerare le glorie che ha ora il Signore Gesù nel cielo.
I due capitoli precedenti avendoci introdotti nei cieli dove c’è Cristo, e presentatoci Cristo che è in questi cieli, quelli che ci accingiamo a studiare s’indirizzano un poco a noi per esortarci seriamente e dirci di stare attenti ora che seguiamo il cammino in Sua compagnia. Il primo pensiero si è che dobbiamo considerarlo nella Sua fedeltà. Quest’esortazione generalmente è mal compresa. In vista di che dobbiamo noi considerare l’Apostolo ed il Sommo Sacerdote della nostra professione? Forse per imitarlo? Il sentimento religioso dice di sì; ma il significato del passo è ch’io devo considerarlo come fedele a Dio per quanto mi concerne; fedele in modo tale ch’io possa essere salvato eternamente. Se non lo considero così, ho travisato affatto il senso del passo, ed ho perduto il sentimento della grazia. Ciò che qui ci viene presentato, non è la fedeltà di Cristo quando camminava quaggiù, ma la Sua fedeltà ora che è nel cielo. Guardo in alto, e Lo vedo compiendo questi uffici, fedele a Colui che L’ha stabilito. È forse mio compito di imitarlo nel Suo Sommo Sacerdozio? Debbo piuttosto considerarlo per la mia felicità ed il mio incoraggiamento.
Quale ricchezza di grazia rinchiude tutto ciò! La grazia di Dio che ha stabilito Cristo, la grazia del Figlio che compie l’opera, e la grazia che apre il capitolo 3 sono d’una magnificenza infinita. Dove trovare un’esortazione più sublime od una più divina dottrina? Abbiamo il Figlio nel più alto dei cieli, seduto là come il Purificatore dei nostri peccati, l’Apostolo ed il Sommo Sacerdote della nostra professione; e potrebbe forse esservi un’esortazione più divina che quella la quale mi dice di sedermi tranquillamente e di riguardare a Lui nella Sua fedeltà lassù?
Dopo, nei versetti 3, 4 e seguenti ci vengono rivelate altre glorie di Cristo in contrasto con Mosè. La prima dispensazione è quivi chiamata una casa, ed era come un servitore per compiere il servizio d’un Cristo futuro. — Mosè e la casa sono identici. Tutto l’organismo di questa dispensazione, tutte le istituzioni ch’erano in attività, erano senza valore se non rendevano testimonianza ad un Cristo che doveva venire. — Ecco perché era un servitore. D’altra parte, quando il Signore viene, viene come Figlio per reclamare ciò che è Suo. Ed ora tutto si riassume in ciò: La casa sulla quale Egli è stabilito, gli sarà essa fedele?
In cosa consiste la nostra fedeltà? Nel perseverare nella nostra fiducia, e nel tenere ferma fino alla fine la gioia della speranza: — «Cristo per me!» Io non voglio altro che questo Cristo, il quale basta a tutto. Attaccatevi a Lui un giorno dopo l’altro, finché il viaggio del deserto sia finito; così farete parte, e parte integrante di questa casa, sulla quale Egli è stabilito come Figlio. E non è soltanto stabilito sopra di essa; ma la reclama come Sua — quale pensiero più caro e più prezioso ancora! È affatto giusto d’essergli sottomesso; ma Egli vi dice di riposarvi sul Suo cuore. La fedeltà non consiste semplicemente ad essere sottomesso all’autorità Sovrana di Cristo, ma di dimorare nel Suo seno.
Lo Spirito venendo alle esortazioni dei capitoli 3 e 4, non ha dunque lasciato il terreno elevato e meraviglioso dei capitoli 1 e 2. Poi, arrivato a questo punto, si rivolge verso il Salmo 95. Se cominciate a leggere il Salmo 92 e che continuiate fino alla fine del 101, vedrete che ciò forma un magnifico volumetto millenniale. Sono esortazioni ed appelli dello Spirito di fede in Israele, invitandolo a riguardare innanzi, al riposo di Dio.
Come mai ciò è introdotto qui? — Il viaggio d’Israele attraverso il deserto è un quadro vivente di quello che compie ora il credente, dalla croce alla gloria. Qualche volta, leggendo il principio del capitolo 4, le persone si rivolgono a loro stesse. Ma bisogna considerare che il riposo della coscienza non è per nulla ciò di cui si tratta in questo passo; esso ci assicura, invece, che siamo usciti d’Egitto, e che siamo diretti verso Canaan. Il pericolo non è mica che il sangue non sia sullo stipite della porta, ma piuttosto di cadere in cammino. Giammai l’Apostolo vi chiama ad esaminare nuovamente la questione se avete trovato il riposo nel sangue; ma vi avverte che guardiate come camminate tutto il lungo della strada. Quando parla del riposo, è il riposo del suo regno, e non il riposo della coscienza. Poi lo Spirito Santo chiama tutto il secolo attraverso il quale noi passiamo, un giorno: «Oggi». È stata una breve giornata per il ladro moribondo sulla croce — una breve giornata per il martire Stefano — un giorno più lungo per Paolo, ed uno ancora più lungo per Giovanni; ma, che sia corto o lungo, il viaggio del deserto non è che un giorno, e voi dovete ritenere Cristo fino alla fine. Se dovete essere partecipi di Cristo, bisogna che teniate fermo fino alla fine.
Ma cos’è il Cristo del versetto 14? Un Cristo crocifisso? No; è un Cristo glorificato. Voi siete partecipi di Cristo nel regno, se ritenete fermo Cristo crocifisso. Che questa parola «oggi» non cessi un istante di echeggiare nel nostro cuore e nella nostra coscienza. Ritenere un Cristo crocifisso costituisce il mio diritto al riposo d’un Cristo glorificato. Due cose combattono contro di voi per privarvi di questa benedizione: il peccato e l’incredulità. A misura che progredite nella vostra corsa, non distinguete voi questi due terribili nemici? Continuerò io a peccare? Debbo accogliere un sol cattivo pensiero? — È possibile che mi lasci sorprendere, ma debbo io trattarli l’uno e l’altro diversamente che come nemici? — L’incredulità, poi, è un’azione dell’anima riguardo a Dio. Voi ed io ignoriamo entrambi cos’è la santità del carattere, cosa vuol dire essere tra l’Egitto e Canaan, se non sappiamo che queste due cose si oppongono vivamente ogni giorno al proseguimento del nostro cammino.
Il capitolo 4 continua a trattare questo soggetto. Il Cristo del capitolo 3:14, è il riposo del capitolo 4; Cristo glorificato — riposo glorioso. L’esortazione s’indirizza a persone che sono uscite d’Egitto, perché siamo stati usciti di là, ed abbiamo lasciato dietro noi l’architrave asperso di sangue. Canaan, il paese della gloria, è davanti a noi; — guardiamoci dal non raggiungerlo, «poiché a noi come a loro è stata annunziata una buona notizia (o l’Evangelo)». L’Evangelo della gloria di Cristo (e non del sangue di Cristo) prese una certa forma per l’orecchio degli Israeliti, e ne prende un’altra per noi, ma tanto a loro come a noi, il riposo fu predicato.
Allora lo Spirito Santo torna indietro, in un modo pieno di bellezza, al Sabbato di riposo del Creatore. Dio s’era riservato un riposo dopo l’opera della creazione, aveva promesso a sé stesso un riposo in Canaan, dopo che avrebbe fatto passare il deserto ad Israele. Ma Adamo guastò il Suo riposo nella creazione, ed Israele guastò il Suo riposo in Canaan. Deve dunque essere privato del Suo riposo? No. — Egli l’ha trovato in Cristo. Il segreto di tutto il libro di Dio, si è ch’Egli si è ritirato in Cristo dopo non aver trovato che mancamento nell’uomo. Cristo è Colui che ha operato questo riposo, il quale ora è con Lui, tanto per Dio quanto per i Suoi santi. «Poiché risulta che alcuni devono entrarci», non è più una cosa che possa mancare, dipendendo d’Adamo o d’Israele; guardiamo dunque dal non raggiungerlo.
Or troviamo due modi per servirci di Cristo. Alla fine del capitolo 3 ci vennero segnalati due nemici; qui, alla fine del capitolo 4, ci vengono presentate due maniere per valerci di Cristo. Dobbiamo servirci di Lui come Parola di Dio, e come essendo il Sommo Sacerdote della nostra professione. È in questo modo ch’io Lo prendo e L’applico alle mie necessità? — Questi due aspetti di Cristo fanno fronte al peccato ed all’incredulità. Che la Parola di Dio giudichi dei pensieri e delle intenzioni del vostro cuore. Invece di dare libero sfogo alle vostre concupiscenze e vanità, lasciate che penetri la spada a due tagli, la quale non tollera il più piccolo briciolo di peccato! E dopo aver espulso il nemico, dopo aver trovato qualche concupiscenza favorita nascosta in un angolo, e qualche vanità che non sospettavate vi fosse in un altro, cosa dovrete fare? — Portarle a Cristo, affinché il Suo Sommo Sacerdozio ne disponga secondo la misericordia e la grazia che vi sono in esso.
Per ora fermiamoci qui. Abbiamo visto i cieli aperti, abbiamo riguardato dentro, e vi abbiamo trovato un uomo rivestito di diverse glorie, in ognuna delle quali abbiamo il massimo interesse. Qua viene l’esortazione. — Due nemici vi premono da due lati. Guardatevi. Invece di cedere, usate la spada a due tagli, e quando li avrete respinti, portateli a Gesù. Che ammirabile armonia tra il Cristo come ci viene dipinto in alto, nei capitoli 1 e 2, e voi ed io come siamo presentati quaggiù in tutti i tratti dei capitoli 3 e 4!