L'invito alle nozze o alla cena
(Matteo 22: 1-10; Luca 14: 15-24)
"1 Gesù ricominciò a parlare loro in parabole, dicendo:
2 «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. 3 Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. 4 Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". 5 Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; 6 altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. 7 Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. 8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". 10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali."
Tre volte in Matteo "i servitori", tre volte in Luca "il servitore", rinnovano l'invito per il gran convito. Tutto è pronto, venite. Alla croce, Cristo ha compiuto tutto. La sua opera è perfetta. Accettate l'invito della sua grazia! E' il lavoro dell'evangelista che non è riservato a quelli ai quali il Signore ha domandato di consacrare tutto il loro tempo per la diffusione della Parola. L'evangelizzazione non si improvvisa. Non basta convocare una riunione e distribuire degli inviti. I servitori sono esortati a condurre i poveri, gli storpi, i ciechi, gli zoppi. Costoro non avrebbero mai potuto venire da se stessi; bisogna guidarli, aiutarli, trasportarli. Invitare a bruciapelo delle persone ad ascoltare la Parola proprio il giorno della riunione di evangelizzazione a volte non ha molto effetto. Bisogna averle seguite e attorniate prima, aver guadagnato la loro fiducia al fine di poterle invitare al momento voluto; passata la riunione, si continuerà ad incoraggiarle, mostrando loro la vita divina in attività in noi.
Lavoro meraviglioso della grazia, incominciato dal Signore Gesù stesso, e di cui il profeta nella sua visione poteva dire: "Quanto son belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone novelle!" (Isaia 52: 7). Quando più tardi l'apostolo Paolo farà vedere la necessità di diffondere l'Evangelo ("come crederanno in Colui del quale non hanno udito parlare?"), citerà quel versetto dicendo: "Quanto son belli i piedi di quelli che annunciano la pace" (Romani 10: 15).
In Matteo, i servitori del re trasmettono il suo invito, figura dei servitori che Il Signore manda; in Luca, un solo servitore è al lavoro. Non si tratta qui piuttosto dello Spirito Santo, il solo che possa costringere a entrare (Giovanni 16:
e operare nei cuori? Nessuno dei servitori vedrebbe accettato il suo invito se il divino Servitore non agisse nelle coscienze e nei cuori di quelli che sono invitati.