L'amore per il mondo
William Kelly
«Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la Parola di Dio rimane in voi e avete vinto il maligno. Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo l'amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, e la superbia della vita, non viene dal Padre ma dal mondo.» (1 Giov. 2:14-16).
I giovani sono invitati a non amare il mondo. Può sembrare strano che l'apostolo abbia dovuto dare questi avvertimenti a delle persone di cui è detto che sono forti. Ma questa stessa forza, anche se è una forza spirituale, può rappresentare un pericolo.
Questi giovani credenti avevano desiderato spandere l'evangelo e testimoniare di Cristo per mezzo della Parola che dimorava in loro e dello Spirito Santo che dava potenza alla loro testimonianza. Ma dovevano rimanere vicini al Signore perché le relazioni con gli increduli non li esponessero al rischio di amare il mondo e le vittorie riportate non rappresentassero esse stesse un pericolo.
Le cose del mondo che potrebbero attirare non sono solo le concupiscenze carnali o il gioco o altre passioni sfrenate; è anche il gusto per l'apparenza e il piacere, l'ambizione di emergere, di affermarsi sugli altri, di far valere la propria personalità, di acquistarsi fama; a far cadere un credente può essere anche un eccessivo attaccamento allo sport, agli spettacoli, ai divertimenti.
Anche se il mondo può essere una trappola a causa delle attrattive per la carne, e se può porre dei tranelli sulla via dei credenti, è tuttavia nel mondo che dobbiamo testimoniare confidando sulla forza che il Signore dà e sull'energia dello Spirito Santo che è in noi. Sappiamo tutti che amare il mondo è desiderare e ricercare le cose che la società ama, e che sono in contrasto con la volontà di Dio. L'attrazione è forte specialmente sui giovani, ma se si mantengono «forti» attaccandosi al Signore, il loro desiderio sincero di diffondere la conoscenza della verità sarà premiato.
«Il mondo», moralmente parlando, è ciò che il diavolo ha elaborato dopo la caduta dell'uomo. L'inizio del «mondo», in senso morale, sono le vie di Caino e di tutta la sua discendenza. Caino, condannato ad essere un vagabondo e un fuggiasco sulla terra, lottò per cancellare questa sentenza e crearsi uno stile di vita che fosse piacevole, senza minimamente tener conto di Dio. Così costruì una città; poi quelli della sua discendenza, non contenti di vivere sparpagliati, sentirono il bisogno di riunirsi. L'unione fa la forza, dicono gli uomini. Ma Dio e la gravità del peccato sono completamente dimenticati. Caino dà alla città il nome di suo figlio e qui vediamo chiaramente l'orgoglio e la ricerca della propria soddisfazione. Lamec, suo discendente, introduce la poligamia, e si giustifica di fronte alle sue mogli per aver ucciso un uomo che lo aveva ferito e un giovane che l'aveva contuso.
Fa parte delle vie del mondo anche l’uso del nome del Signore senza ricercare la sua volontà e la sua gloria, parlare e scrivere su Dio senza la guida dello Spirito, ma con ambizioni mondane.
L’orgoglio e la presunzione, tipici caratteri del mondo, potrebbero anche impadronirsi di credenti che servono il Signore, specialmente se diventano noti per i risultati che ottengono. Ma questo non accadrà se si farà attenzione a non avere di se una stima troppo grande, e a desiderare che solo il Signore sia glorificato. Tutto ciò che possiamo fare per Lui è una grazia, un favore che Dio ci accorda, ma mai un merito. Bisogna dunque essere umili e dipendenti da Lui; bisogna ricercare la guida del suo Spirito per sapere come comportarci in ogni occasione e come orientare la nostra vita. Non basta che i nostri progetti e i nostri scopi siano buoni; anche i mezzi adoperati devono essere in armonia col pensiero di Dio.
Diamo dunque fiducia al Signore e abbandoniamoci fra le sue braccia; otterremo tutta l'intelligenza di cui abbiamo bisogno per discernere il bene e il male, e identificare tempestivamente i tranelli del mondo e del suo malvagio «principe».