In quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, voi l’avete fatto a Me. Matteo 25: 40
di Roberto Bracco
Questa breve meditazione segue, per nesso logico, quella di ieri; la sviluppa e la completa. Generosità, non soltanto sul piano finanziario, ma anche e soprattutto su quello affettivo: questo è il vero, puro, principio cristiano.
“Noi avremo sempre poveri intorno a noi e con noi”; questa frase dei Maestro può avere un’applicazione superiore alla circostanza storica che l’ha ispirata: sempre nei tempo, sempre nella differenziazione della povertà. Avremo poveri, sprovvisti di ogni mezzo di sussistenza, poveri ammalati, poveri distrutti dal vizio, dalla passione, dal crimine, poveri angosciati e delusi dalla società.
Li avremo sempre vicini a noi come cenci laceri e sporchi; rifiutati da altri, rifiutati dai più, e perciò abbandonati e sofferenti nella loro miseria. Non attendono nulla eppure vivono in attesa, non sperano da nessuno, eppure sperano da tutti.
Qual’é il compito dei credente di fronte a questo campo di miseria? Prima di tutto quello di guardare con l’occhio illuminato dallo Spirito; egli deve saper riconoscere in questi reietti, in questi abbandonati, in questi sofferenti, i fratelli, i propri fratelli, i fratelli di Gesù, anzi Gesù stesso.
Ma il cristiano non deve soltanto saper “guardare” come non deve soltanto saper compatire o saper parlare, deve essenzialmente saper operare. Qualche volta l’opera che gli è consentita di compiere può apparire insignificante, quasi inutile, ma egli la deve compiere perché se ogni cristiano è disposto a porgere un solo bicchiere d’acqua, quando non può far di più o un solo pezzo di pane; se ogni cristiano insomma è disposto a fare quello che può fare, certamente folle di assetati, di affamati, di derelitti troveranno il sollievo dell’assistenza affettuosa.
Possiamo forse pensare che con l’esistenza di tanti enti ed associazioni assistenziali, laiche o religiose, questa azione cristiana non sia più esistente nel “catalogo” del credente. Non è così perché, pur prescindendo dalla considerazione che queste associazioni stesse, hanno bisogno di collaborazione, di denaro, di sostegno; rimane quello, spiritualmente più importante, che l’opera personale, preparata da Dio, pronta per ognuno di noi, è la vera opera assistenziale che può esprimere ai povero tutto quel contenuto di umanità, di amore, di cristianesimo che può sollevare pienamente e profondamente.
Guarda anche tu alle opportunità preparate sui tuo sentiero.
Riepilogo: La tenerezza di cuore che non produce azione è solo emozione superficiale ed ipocrita.