…La morte non sarà più, parimenti non vi sarà più cordoglio. Apocalisse 21: 4
di Roberto Bracco
La serenità del cristiano, nella vita e nella morte, trova la più esplicita spiegazione nella speranza; egli accetta la vita con tutti i suoi impegni e tutte le sue dolorose implicazioni, perché sa che è un transito obbligato verso la gloria ed egli guarda serenamente alla morte perché vede una nemica, oggi costretta in servitù per essere ancella dei santi, e domani radiata per sempre dalle realtà dei redenti.
La morte, il cordoglio, le ingiustizie, le lagrime cocenti, le separazioni crudeli. scompariranno per sempre dove e quando la gloria coronerà la chiesa ed ogni singolo credente.
“Nella casa di mio Padre ci sono mo/te stanze ed io vado a prepararvi un luogo “. Con queste parole Gesù Cristo si è accomiatato dai Suoi, precisando: “Io tornerò di nuovo e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi “. Il piano amoroso della salvezza ha la sua conclusione nella “gloria “e se è vero che il credente esperimenta sin da quaggiù gli effetti benefici dell’opera divina, è altresì vero che nessuno è stato chiamato da Cristo per godere soltanto le benedizioni che possono essere realizzate negli anni della vita terrena.
Cristo ci vuoi far vedere la Sua gloria e vuole che ne abbiamo parte con Lui nell’eternità e quella gloria è: “visione di Dio “ “ santità con Dio “ “comunione e servizio““ pace, gioia, gaudio “, e tutto a quei livelli, fuori del finito, che esistono solo nel divino e nell’assoluto.
La pagina dell’Apocalisse che sta davanti a noi espone questa realtà con terminologia umana; non potrebbe fare diversamente perché noi non comprendiamo altro linguaggio, ma dobbiamo esercitare la nostra fede per saper vedere, oltre la lettera, l’immagine risplendente di quel luogo ove siamo diretti e dove siamo attesi e dove dimoreremo in eterno non più come pellegrini bensì come cittadini di un Regno di giustizia e di amore.
La speranza cristiana deve essere così calda e luminosa in noi, da farci anticipare la gioia della gloria; dobbiamo cioè saper vivere la nostra esperienza di fede in maniera che questa trovi sempre la propria ragione di essere nell’attesa dei giorno luminoso nel quale saremo congiunti ai nostro Dio e al nostro Salvatore, nel raggiungimento della gloria.
Riepilogo : La corona sarà più gradita di quanto non lo sia stata la pur onorata spada