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MessaggioDOVERI DI UN MARITO

DOVERI DI UN MARITO ( Il matrimonio )
DOVERI DI UN MARITO Presen10
di Roberto Bracco
(Efesi 5:28)
La misura dell’amore dovuto da un marito alla moglie ci è dato dal passo della Scrittura:
« . . .debbono amare le mogli come i propri corpi ». Se penetriamo questo verso biblico, avremo la visione chiara dell’amore di un marito.

L’unione coniugale deve avere un fondamento soltanto: l’amore. Se nella donna l’amore si manifesta soprattutto nella sottomissione, nel rispetto, nell’uomo si manifesta nella tenera sollecitudine verso la propria compagna.

Amore sta qui, oltre che per affetto in senso sentimentale, e direi teorico anche per cura, per protezione, per aiuto, per conforto.

Il matrimonio non deve essere mai il risultato di una passione sessuale che una volta appagata o spenta si esaurisce, ma deve essere l’unione di due vite in modo profondo, in maniera duratura. Quindi l’amore per la propria moglie deve andare molto più in là del calcolo utilitario ed anche molto più in là del calore dei sensi. Si deve amare non per ottenere l’assistenza muliebre o per una necessità sessuale, ma per avere cura di colei che è stata fatta da Dio una medesima carne con l’uomo

«Curarla e nutrirla teneramente» deve essere uno dei più spontanei risultati di quest’amore, ma non deve essere il solo, perché non è la sola caratteristica dell’amore che portiamo a noi stessi. L’uomo come ama e cura la propria vita così deve amare e curare quella della moglie. Per far questo deve mettere in azione un profondo sentimento di altruismo che lo sospinga continuamente e sollecitamente verso la propria moglie.

Troppi giovani fin dai primi passi della vita matrimoniale, palesano un egoismo sfrontato. Essi dimostrano di voler trarre dal matrimonio soltanto il proprio beneficio e, quindi, non soltanto negano alla propria moglie l’assistenza necessaria ma non sanno neanche avere considerazione e rispetto per la fragilità e le debolezze fisiche della donna.

Essi vogliono, vogliono, vogliono, ma purtroppo non vogliono e non sanno dare e quindi esercitano semplicemente un’azione di sfruttamento che avvilisce la donna e degrada loro stessi.

La donna deve essere guidata, indirizzata, ma deve essere anche sostenuta, incoraggiata e, perché no, vezzeggiata; ella è profondamente sentimentale ed ha bisogno continuamente di espressioni rivolte al suo cuore; ha bisogno di atti dì grazia che giungano a far vibrare le corde del suo sentimento e quindi, l’amore dell’uomo, manifestato pienamente e con intelligenza, rappresenta un reale nutrimento per il cuore della donna. La moglie, veramente fedele, sarà condotta ad una gratitudine e ad un affetto sempre più intensi non tanto dall’autorità virile quanto dall’amore assoluto ed espansivo del proprio marito.

Si può concludere che anche per questo motivo il matrimonio deve essere affrontato quando ha già in se stesso la soluzione dei suoi problemi. L’uomo si deve trovare nelle possibilità economiche che sono idonee a dare una espressione concreta al proprio amore verso la moglie. Egli deve poter sovvenire la propria compagna, e deve poter supplire alle sue necessità nei limiti stabiliti dalla sobrietà cristiana.

Un marito che trascura la propria moglie e particolarmente un marito che cura se stesso ma non esercita le medesime attenzioni per la sua compagna, è un marito colpevole d’infedeltà.

L’intelligenza e la capacità produttiva dell’uomo devono essere messe al servizio della causa familiare affinché sempre, il capo della famiglia, possa interpretare i bisogni e le necessità di tutti i membri della famiglia stessa e prime, fra tutte, le necessità della propria moglie. L’uomo non deve dimenticare che molte volte una moglie modesta e riservata fino al punto di non chiedere nulla ed anche fino al punto di nascondere le proprie necessità, quindi egli deve avere perspicacia e sensibilità per individuare i propri doveri e per adempierli con fedeltà e con amore, perché una moglie è degna di ottenere tutto quello che il marito le può concedere.

Perché infatti sottovalutare o sprezzare il valore di una dolce collaboratrice donataci da Dio? Non è ella che circonda la nostra vita di tutte quelle cure che la obbligano ai lavori più ingrati e più umili? Non è ella la madre soave dei nostri figli, colei che frequentemente si priva di ogni riposo per poter, di giorno o di notte, lavorare e vegliare all’espletamento del suo sublime ministerio? Non è quindi doveroso volgere verso questa dolce creatura l’amore concreto, vivo, che ci è stato insegnato da Dio?

L’uomo che trascura questo sacro dovere avvilisce la propria moglie, abbassandola al disotto del livello di una schiava. Egli pretende servizio, vuole sacrifici, reclama l’offerta di un corpo.., ma non vuol rendere nulla.

Sì, il giovane che si avvia al matrimonio deve sapere che esso non si esaurisce in una passione sessuale ma che si compie nella sottomissione ad una legge divina che fa del matrimonio un sacro istituto ricco e fecondo di benedizioni, e severo di doveri.

Gli obblighi di affetto verso la moglie non si esauriscono, naturalmente, nelle cure che possono essere prodigate alla sua persona fisica. Una donna può essere colmata di beni materiali ed essere ferita dall’indifferenza sentimentale del proprio marito. Perciò la Scrittura continua: « Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa… ». Colui che ci viene presentato come modello di perfezione ha dato se stesso per la sua sposa ed ha compiuto e compie ogni cosa per lei. La Chiesa, rispetto a Cristo, è la sposa bisognosa di conforto, di coraggio, di assistenza, di protezione, di guida e quindi l’amore di Cristo si manifesta nell’offerta di tutte queste cose.

L’amore di ogni marito cristiano deve seguire l’identica direzione, perché ogni moglie, come la Chiesa, ha bisogno di coraggio, di protezione, di guida, di conforto. Le battaglie quotidiane e le tempeste che assalgono il nucleo familiare tendono a provare in maniera più dura e più dolorosa gli elementi più deboli. La donna perciò è quella che viene più frequentemente e più duramente provata dalle circostanze e dai dolori.

Il marito deve essere sempre al fianco della sua compagna con il calore di un cuore traboccante di affetto per darle la precisa sensazione della sua protezione e del suo aiuto. Deve non offendere le sue debolezze ma comprenderle e sollevarle. Deve non riprovare le sue lacrime ma asciugarle e convertirle in sorrisi di serenità e di pace.

La mano robusta, virile del marito, deve sorreggere la moglie in ogni smarrimento, in ogni pena. La sua padronanza deve sempre rappresentare una guida inconfondibile per la fragile creatura agitata dai venti della perplessità.

Molte volte, invece, il marito si irrita per le lacrime e per le debolezze della moglie e dopo forse aver sfogato la sua collera violenta, abbandona la sua compagna a se stessa. Questo procedere genera le più dolorose conseguenze e cioè la formazione di mariti sempre più egoisti e sempre più collerici e quella non meno dolorosa di mogli sempre più scoraggiate, sempre più avvilite, sempre più oppressate.

Il debito dell’amore deve essere pagato per intero a colei che offre tutta se stessa a noi e alla nostra famiglia. Ella si dà e forse non chiede nulla; ma perché non ricordare che ella è una dolce ma debole creatura bisognosa almeno delle medesime cose che necessitano a noi. Ella reclama inoltre comprensione, guida, conforto, coraggio; quelle cose cioè che mancano nella sua debole natura.

L’amore deve infine avere una sua profonda manifestazione spirituale; il marito deve amare l’anima della moglie, deve avere cura perché la sua compagna possa compiere serenamente e coraggiosamente tutta la volontà del Signore.

Questo non vuol dire soltanto che l’uomo non deve essere motivo di tentazione o di turbamento, ma vuol dire anche, anzi soprattutto, che egli deve essere il consigliere pronto, lo spronatore sollecito della sua compagna. Tentazioni e smarrimenti possono cogliere chiunque indipendentemente dal sesso, ma l’uomo anche in queste circostanze deve riconoscere un suo particolare dovere, quello di vegliare assiduamente sopra la vita spirituale della propria moglie.

Io credo che i ministeri di carattere direttivo sono stati affidati da Dio all’uomo e di conseguenza concludo che egli, anche nella vita spirituale della famiglia, dovrebbe avere costantemente il timone. Questo ministerio dovrebbe essere esercitato nell’amore perché anche la moglie come il resto della famiglia possa essere illuminata, guidata, sorretta nel sentiero cristiano.

La comunione spirituale dei coniugi rappresenta un fattore decisivo per la serenità e la felicità della famiglia e l’uomo non deve ignorare che la protezione di questo tesoro incomparabile è affidata soprattutto al suo ministerio nell’ambito della sua casa.

Quando Paolo, nello scrivere ai Corinti, esorta le donne a tacere nel seno della chiesa, aggiunge: «Se vogliono imparare, domandino ai loro mariti in casa… ». E’ chiaro che egli con queste parole voleva confermare il ministerio spirituale dell’uomo nel seno della famiglia. Egli perciò deve essere il sacerdote della sua casa e quindi il consigliere spirituale, la guida, l’interprete della legge divina. La moglie, prima fra tutti, deve godere il beneficio di questo ministerio nella partecipazione dell’amore del marito.

Il dovere del marito verso la moglie, per chiudere, èessenzialmente amore. Egli si deve dare interamente per la compagna della sua vita e non deve ignorare le necessità fisiche, morali e spirituali di colei che è stata posta da Dio sotto il suo braccio.

E’ di grande utilità saper dare ogni giorno una prova concreta di affetto alla propria moglie: una parola gentile, affettuosa; un abbraccio caldo e tenero; un fiore che esprima il proprio pensiero; una collaborazione nelle sue forse dure fatiche; un riconoscimento della sua fedeltà e dei suoi sacrifici…

Una donna ha bisogno, assolutamente bisogno, di essere l’oggetto dell’affetto del marito, perché quando viene ferita dai dardi dell’indifferenza, si scoraggia, si avvilisce e perde la gioia del matrimonio e della famiglia; e quando viene umiliata da una costante manifestazione di egoismo, cessa di essere donna per reagire in senso difensivo agli attacchi che riceve.

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