DITECI DELLE COSE PIACEVOLI (Isaia 30: 10)
di Roberto Bracco
Il compito del servitore di Dio è stato sempre quello di predicare cose spiacevoli alla natura umana. Egli, attraverso tutte le età, è stato sospinto a colpire duramente e con parole di fuoco tutti i vizi, le passioni, le turpitudini degli uomini.
Per questo unico motivo il ministero dei santi ha provocato sempre le più violente reazioni e le parole da essi pronunciate sono riuscite gradite soltanto ad una sparuta minoranza nel mondo e nella chiesa.
Gli uomini amano ascoltare discorsi piacevoli. Non vogliono essere individuati, denudati, sferzati, anzi chiedono parole che possano essere ascoltate con lo stesso godimento con il quale si potrebbe ascoltare una dolce melodia (Ezechiele 33:32).
Il desiderio della natura umana è quello di avere dottori e predicatori secondo le proprie voglie (Il Timoteo 4:3).
Questo non vuol dire soltanto che la maggioranza degli uomini desidera ricevere una esplicita approvazione del proprio peccato ma vuol dire anche che quasi tutti chiedono di non essere colpiti e condannati nelle imperfezioni della propria vita. In altre parole tutti sono pronti ad ascoltare le prediche di un servitore che espone la verità in termini generici ed in forma teorica, ma soltanto pochi sono disposti ad onorarlo quando egli presenta il consiglio di Dio in forma diretta e facendo di esso applicazioni individuali e pratiche.
Erode aveva rispettato per alcuni anni il Battista, benché la predicazione di questo ardito profeta avesse sempre bollato il peccato, ma egli lo fece chiudere nella prigione di Macheronte soltanto per reazione ad un sermone rivolto direttamente alla sua persona.
Achab aveva rispettato per molto tempo la libertà di Mica, ma sentì il bisogno di togliergliela, quando il profeta pronunciò il duro messaggio contro di lui.
Le medesime esperienze furono fatte da Elia, Amos, Geremia… e da altre centinaia di servitori di Dio.
Il popolo è disposto ad ascoltare sermoni di condanna al peccato; è disposto ad udire prediche che combattono la carne nelle sue concupiscenze e nelle sue insane manifestazioni, ma pone come condizione che queste parole rimangano nella sfera del generico e del teorico cioè che rimangano entro quei concetti astratti che fanno di un sermone, un bel sermone, un sermone piacevole ad ascoltarsi.
Dite pure: “Fratelli, Iddio ci chiama ad amare e perciò noi dobbiamo vivere come una grande famiglia, stretti nei vincoli dolcissimi dello Spirito”. Tutti ascolteranno con piacere questa dichiarazione, questo consiglio. Ma se fate una applicazione individuale e dite: “Ascolta, o maldicente: le parole di calunnia con le quali insinui il tuo fratello, sono il prodotto dell’inferno e tu con esse collabori con il diavolo per generare turbamento nella chiesa…”, in questo caso il vostro sermone non è più molto piacevole all’uditorio che lo ascolta.
Potete anche dire: “Fratelli, noi apparteniamo a Dio e quindi tutto quello che ci appartiene è Suo; ogni cosa che possediamo deve essere posta sull’altare del Suo servizio e della Sua volontà!”.
Voi sentirete molti “Amen” e molti “Alleluia” coronare la vostra predica. Ma gli “Amen” diminuiranno notevolmente se voi dite: “Gettate fuori dai vostri cuori l’avarizia che vi opprime e vi distrugge; aprite le vostre casse e i vostri portafogli per i vostri fratelli e per l’opera di Dio. Date subito e poi regolarmente una parte dei vostri beni e delle vostre entrate alla chiesa… portate le vostre decime e le vostre offerte per sostenere il lavoro del Signore… non aggiungete campi ai vostri campi e case alle vostre case, ma fatevi un tesoro eterno nel cielo: date, date la vostra moneta per i poveri, per le missioni, per i ministri, per i locali…”.
Si potrebbero moltiplicare gli esempi all’infinito, ma è inutile indugiare sopra illustrazioni che servono soltanto per ribadire il concetto chiaramente esposto: il popolo ama udire cose piacevoli!
Il problema del ministro cristiano però non è costituito dal conoscere quello che il popolo ama udire, ma è costituito dal sapere quello che Iddio vuole che sia predicato. Il servitore è stato fatto tale da Dio, è stato unto da Dio e quindi deve rispondere del suo servizio di fronte a Dio.
Egli può essere tentato a compiacere il popolo, specialmente se ci sono motivi particolari che lo legano a questo, ma la fedeltà del suo ministero è affidata alla intima convinzione che egli deve rendersi approvato di fronte a Dio. Quindi deve essere disposto a subire persecuzioni o lotte, amarezze o incomprensioni, ma deve essere assolutamente deciso a rimanere saldo sul consiglio dell’Eterno.
Egli non avrà forse, in certi periodi, consolatori o collaboratori, ma avrà sempre la potenza della Parola che rimarrà costantemente dalla sua parte se esporrà con fermezza e con fede tutto il consiglio del Signore.