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 UN CREDENTE CON LE VISIONI O UN CRE

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MessaggioUN CREDENTE CON LE VISIONI O UN CRE

UN CREDENTE CON LE VISIONI O UN CREDENTE VISIONARIO?
Oggi si parla molto di visioni. In molte religioni cosiddette cristiane la visione occupa un posto centrale della fede. Taluni dicono e affermano di avere delle visioni celestiali nelle quali Dio o santi rivelano avvenimenti futuri. La cronaca ed i mass media hanno riportato con frequenza le testimonianze di alcuni adolescenti che entrando in estasi, hanno avuto per visione contatto con il soprannaturale che ha rivelato cose e avvenimenti futuri concernenti l’intera umanità. Le visioni di Fatima, di Magiugoria, di Lourdes, hanno spinto milioni di pellegrini ad attraversare intere nazioni per raggiungere questi posti desiderosi di fare la stessa identica esperienza o comunque di “respirare aria spirituale”. Di fronte a questi avvenimenti sorgono spontanee diverse domande: “Cos’è una visione, cosa dice la Bibbia intorno a quest’evento? È un’esperienza praticabile per ogni vero credente ancora ai nostri giorni”? Scopriamolo insieme.

Definizione.

Cos’è una visione? “È il percepire visivamente realtà spirituali”. Etimologicamente significa, infatti “vedere”. Il dizionario della lingua italiana Devoto Oli dà la seguente definizione alla parola visione: “Apparizione miracolosa”. Per non sconfinare nel fanatismo dove la visione è l’essenza stessa della fede (vedi il paganesimo, il cattolicesimo o l’occultismo) o nel rifiutarla categoricamente, è opportuno ricorrere alle Scritture.

LA VISIONE NELL’ANTICO TESTAMENTO



Tenendo presente che la rivelazione nell’Antico Testamento è provvisoria, è noto che Dio parlava per visione: “Il Signore disse: «Ascoltate ora le mie parole; se vi è tra di voi qualche profeta, io, il Signore, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno” (Numeri 12:6).

Pertanto Dio comunicava:

a. Per diretta ispirazione: “Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abraamo e gli disse: «Abraamo!» Egli rispose: «Eccomi» (Genesi 22:1).

b. Per diretta conversazione: “Or il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico; poi Mosè tornava all'accampamento; ma Giosuè, figlio di Nun, suo giovane aiutante, non si allontanava dalla tenda” (Esodo 33:11).

c. In modo indiretto: Dio comunica anche in modo indiretto affidando ai profeti dei messaggi per il popolo: “Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti” (Ebrei 1:1).

Coloro che avevano le visioni, per la facoltà di ricevere il messaggio da Dio, erano chiamati “veggenti”: “Anticamente, in Israele, quando uno andava a consultare Dio, diceva: «Venite, andiamo dal veggente!» Infatti colui che oggi si chiama profeta, anticamente si chiamava veggente” (1Samuele 9:9).

La visione, così come il sogno, erano utilizzati da Dio, per affidare ai profeti il Suo messaggio che a volte era un duro rimprovero, altre volte un amorevole incoraggiamento: “Il sesto anno, il quinto giorno del sesto mese, mentre stavo seduto in casa mia e gli anziani di Giuda erano seduti in mia presenza, la mano del Signore, di Dio, cadde su di me. Io guardai, ed ecco una figura d'uomo, che aveva l'aspetto del fuoco; dai fianchi in giù pareva fuoco; e dai fianchi in su aveva un aspetto risplendente, come un bagliore di metallo. Egli stese una forma di mano e mi prese per una ciocca dei miei capelli; lo spirito mi sollevò fra terra e cielo, e mi trasportò in visioni divine a Gerusalemme, all'ingresso della porta interna che guarda verso il settentrione, dov'era situato l'idolo della gelosia, che provoca gelosia” (Ezechiele 8:1-3).

I libri di Ezechiele, Daniele, Geremia, pullulano di visioni da parte di Dio. La mancanza delle visioni ravvisava un periodo di crisi spirituale in cui il popolo si era allontanato da Dio e dalla Sua legge: “Il piccolo Samuele serviva il Signore sotto gli occhi di Eli. La parola del Signore era rara a quei tempi, e le visioni non erano frequenti” (1Samuele 3:1). Anche il profeta Geremia conferma questa realtà: “Le sue porte sono sprofondate in terra; egli ha distrutto, spezzato le sue sbarre; il suo re e i suoi capi sono fra le nazioni; non c'è più legge, e anche i suoi profeti non ricevono più visioni dal Signore” (Lamentazioni 2:9). Nell’Antico Testamento quindi, Dio parlava ai profeti anche attraverso le visioni e non era tanto importante il modo della ricezione, quanto che il messaggio venisse recepito e partecipato al popolo integralmente.

LA VISIONE NEL NUOVO TESTAMENTO



Logicamente la venuta di Cristo ha “rivelato” ciò che era “velato” fino ad allora: “Ma le loro menti furono rese ottuse; infatti, sino al giorno d'oggi, quando leggono l'antico patto, lo stesso velo rimane, senza essere rimosso, perché è in Cristo che esso è abolito. Ma fino a oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul loro cuore; però quando si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso. Ora, il Signore è lo Spirito; e dove c'è lo Spirito del Signore, lì c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito” (2Corinzi 3:14-18).

Se nell’Antico Testamento le visioni erano realizzate dai profeti, nel Nuovo Testamento Gesù Cristo non è stato un profeta ma il Profeta atteso e promesso come lo stesso Giovanni Battista conferma: “Essi gli domandarono: «Chi sei dunque? Sei Elia?» Egli rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?» Egli rispose: «No» (Giovanni 1:21).

Gesù ci ha fatto conoscere quanto deve essere conosciuto da Dio. Le rivelazioni graduali convergono e sono completate in Lui: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento” (Matteo 5:17). Dopo non si ravvisa più la necessità di rivelare “cose nuove”: “In questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato l'universo” (Ebrei 1:2). Pertanto il credente non deve aspettarsi da Dio nuove rivelazioni per mezzo di visioni, perché la rivelazione è completa nella Scrittura e come scrive San Giovanni nel libro dell’Apocalisse, nessuno deve togliere e aggiungerci nulla. Dunque noi non ci aspettiamo nuove rivelazioni ma solo di essere illuminati sulla Scrittura: “Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori. Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” (2Pietro 1:19-21). La visione, quindi, non ha più lo scopo di rivelare il messaggio di Dio, in quanto già tutto è stato trasmesso. Tuttavia la visione rimane uno dei modi di Dio di comunicare con noi.

LA VISIONE PER IL CREDENTE

Le visioni sono tutte da Dio? La risposta logicamente è NO! La Bibbia parla di visioni vane: “Se ne volerà via come un sogno, non si troverà più; si dileguerà come una visione notturna” (Giobbe 20:Cool.

Per “zelo” è frequente spiritualizzare ciò che è frutto della nostra immaginazione e pensare che Dio si intrometta in fatti secondari (ti rivela il nome di tuo figlio o la fisionomia di tua moglie o la futura scrivania che desideri comprare, o ti fa vedere la bicicletta che desideri ecc.): “Nessuno vi derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfio di vanità nella sua mente carnale” (Colossesi 2:18). Dio è Colui che ogni giorno ci parla principalmente attraverso la Sua Parola. A volte capita che determinate persone sono consigliate da Dio esclusivamente attraverso visioni. Si entra così inesorabilmente a fare parte della famiglia dei visionari. Per capire l’importanza della visione dobbiamo avere chiare queste precisazioni:

q La visione è solo per guida personale. Deve essere allora raccontata? È preferibile di no almeno fino a quando, quello che Dio non ci ha detto, non si sia verificato totalmente.

q Quando Dio parla, si fa capire: “L'angelo che parlava con me tornò e mi svegliò, come si sveglia un uomo dal sonno. Mi chiese: «Che vedi?» Io risposi: «Ecco, vedo un candelabro tutto d'oro, che ha in cima un vaso, ed è munito delle sue sette lampade e di sette tubi per le lampade che stanno in cima; vicino al candelabro stanno due ulivi: l'uno a destra del vaso e l'altro alla sua sinistra». Io ripresi a dire all'angelo che parlava con me: «Che significano queste cose, mio Signore?» L'angelo che parlava con me rispose: «Non sai che cosa significano queste cose?» Io dissi: «No, mio Signore». Allora egli mi rispose: «É questa la parola che il Signore rivolge a Zorobabele: "Non per potenza, né per forza, ma per lo spirito mio", dice il Signore degli eserciti” (Zaccaria 4:1-6).

In alcuni ambienti evangelici, durante le riunioni comunitarie, c’è chi durante il momento dell’adorazione, dice di avere delle visioni che comunica all’assemblea raccolta in preghiera. Questo racconto è spesso confuso, fatto di tanti elementi (acqua, monti, mare, onde, cavalli ecc.) come se fosse un puzzle da comporre. Queste visioni vengono poi elaborate e definite da chi dice di possedere “il dono dell’interpretazione delle visioni”. Tutto questo non è insegnato nella Parola di Dio. Le visioni di Paolo, di Anania, di Pietro non furono interpretate da nessuno ed è interessante anche notare che nessuna visione si ebbe durante le riunioni comunitarie della Chiesa primitiva infatti quando Dio chiamò Paolo e Barnaba lo fece con l’esercizio dei carismi: “Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato, pregato e imposto loro le mani, li lasciarono partire” (Atti 13:2,3).

q La visione serve a visualizzare un insegnamento. La visione, pur restando un modo di comunicare da parte di Dio, ci è concessa quando la nostra fede ha bisogno di uno stimolo per essere rimessa in moto e quindi denota una carenza di fede. La visione arriva quando siamo deboli nella fede, quando non ce la facciamo e Dio ricorre ad aiuti visuali per farci comprendere il Suo messaggio.

q La visione è sempre conforme all’insegnamento di tutta la Scrittura.

Non fanno testo le visioni che altri credenti hanno avuto. Il nostro metro di paragone resta sempre la Parola di Dio. Analizziamo nelle Scritture i momenti in cui Dio ha concesso delle visioni:

Ø Mosè. In quel momento era un uomo sfiduciato e deluso: “Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!» (Esodo 3:3).

Ø Isaia. Pensava di essere giusto e santo: “Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il Signore degli eserciti!» (Isaia 6:5).

Ø Paolo. Il libro degli Atti, ci racconta dell’apostolo Paolo, deciso ad evangelizzare determinate zone geografiche. Egli ne aveva scelte due, ma lo Spirito Santo gli e lo vietò. Dove doveva dunque andare? Il Signore gli parlò attraverso una visione: “Poi attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, perché lo Spirito Santo vietò loro di annunziare la parola in Asia; e, giunti ai confini della Misia, cercavano di andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; e, oltrepassata la Misia, discesero a Troas. Paolo ebbe durante la notte una visione: un macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: «Passa in Macedonia e soccorrici». Appena ebbe avuta quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, convinti che Dio ci aveva chiamati là, ad annunziare loro il vangelo” (Atti 16:6-10).

Paolo, successivamente, ebbe un’altra visione, nel momento in cui la sua vita era in pericolo. Dio lo incoraggiò attraverso una visione: “Una notte il Signore disse in visione a Paolo: «Non temere, ma continua a parlare e non tacere perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa città». Ed egli rimase là un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio” (Atti 18:9-11).

È importante, però, considerare che l’apostolo Paolo piuttosto che vantarsi delle visioni ricevute, preferiva parlare delle sue debolezze: “Bisogna vantarsi? Non è una cosa buona; tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo, che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunziare. Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non delle mie debolezze” (2Corinzi 12:1-5).

Ø Anania. In visione Dio lo invitò ad andare da Saulo, ma malgrado ciò, Anania non sembra convinto perché ben sapeva qual’era stato fino a quel giorno l’odio di quest’uomo verso i credenti: “Or a Damasco c'era un discepolo di nome Anania; e il Signore gli disse in visione: «Anania!» Egli rispose: «Eccomi, Signore». E il Signore a lui: «Alzati, va' nella strada chiamata Diritta, e cerca in casa di Giuda uno di Tarso chiamato Saulo; poiché ecco, egli è in preghiera, e ha visto in visione un uomo, chiamato Anania, entrare e imporgli le mani perché ricuperi la vista». Ma Anania rispose: «Signore, ho sentito dire da molti di quest'uomo quanto male abbia fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha ricevuto autorità dai capi dei sacerdoti per incatenare tutti coloro che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va', perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re, e ai figli d'Israele; perché io gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò in quella casa, gli impose le mani e disse: «Fratello Saulo, il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada per la quale venivi, mi ha mandato perché tu riacquisti la vista e sia riempito di Spirito Santo». In quell'istante gli caddero dagli occhi come delle squame, e ricuperò la vista; poi, alzatosi, fu battezzato” (Atti 9:10-18).

Ø Pietro. Non sarebbe mai andato da un gentile, infatti non fu facile né semplice convincerlo. Dal racconto biblico notiamo come Pietro era dubbioso malgrado la visione ricevuta, tanto da farsi accompagnare da alcune persone: “Pietro salì sulla terrazza, verso l'ora sesta, per pregare. Ebbe però fame e desiderava prender cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. Vide il cielo aperto, e scenderne un oggetto simile a una gran tovaglia, che, tenuta per i quattro angoli, veniva calata a terra. In essa c'era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. E una voce gli disse: «Alzati, Pietro; ammazza e mangia». Ma Pietro rispose: «No assolutamente, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di impuro e di contaminato». E la voce parlò una seconda volta: «Le cose che Dio ha purificate, non farle tu impure». Questo avvenne per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu ritirato in cielo. Mentre Pietro, dentro di sé, si domandava che cosa significasse la visione, ecco gli uomini mandati da Cornelio, i quali, avendo domandato della casa di Simone, si fermarono alla porta. Avendo chiamato, chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiasse lì. Mentre Pietro stava ripensando alla visione, lo Spirito gli disse: «Ecco tre uomini che ti cercano. Alzati dunque, scendi, e va' con loro, senza fartene scrupolo, perché li ho mandati io» (Atti 10:9-20).

Noi non vogliamo imparare la lezione con l’aiuto di “figure” (Apoteosi). Dio desidera che camminiamo per fede e non trascinati per visioni: “Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano” (Ebrei 11:6).

Conclusione.

Facciamo nostri questi due consigli:

1. Camminiamo per fede: “Camminiamo per fede e non per visione” (2Corinzi 5:7).

2. Seguiamo l’Iddio della fede: “Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio” (Ebrei 12:1,2).



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