Riunione di adorazione
di Georges André
Possiamo leggere Giovanni 4:23-24; 1 Pietro 2:5; Ebrei 13:13-16; Filippesi 3:3.
L’adorazione è il servizio più elevato del cristiano sulla terra; essa risponde al desiderio del Padre che, come diceva il Signore Gesù alla donna samaritana (Giovanni 4:23-24), cercava degli adoratori che l’adorassero «in spirito e verità». Il Signore stesso ha intonato la lode, il giorno della risurrezione (Salmo 22:22). È per lo Spirito di Dio soltanto che possiamo offrire le nostre lodi (Filippesi 3:3)
L’oggetto dell’adorazione è il Padre e il Figlio. L’adorazione non si rivolge allo Spirito Santo che ne è la potenza.
Il soggetto dell’adorazione non è soltanto la riconoscenza che noi proviamo verso Dio e verso il Signore Gesù per ciò che è stato fatto per noi, specialmente alla croce, ma si eleva per adorare ciò che Dio è in sé stesso, ciò che ha fatto di Cristo, per mezzo di Lui e per Lui. Si celebrerà ciò che il Signore Gesù è in se stesso, la sua devozione a Dio, la sua opera per noi; si adorerà l’eterno amore del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre.
I sacrifici del levitico ci aiutano a penetrare meglio nei diversi aspetti dell’adorazione in rapporto con l’opera della croce.
In cosa consiste la riunione di adorazione?
«Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità». Pietro ci parla di «sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pietro 2:5). Ebrei 13:15 parla di «un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome».
Nella Parola, soltanto li riscattati cantano. Troviamo il primo cantico quando Israele, liberato dall’Egitto e ormai al di là del Mar Rosso, intona la lode a Colui che lo ha riscattato.
Certi cantici o strofe parlano di Dio o di Cristo; altri si rivolgono al Padre o al Figlio, direttamente.
Nella riunione di adorazione, un fratello esprimerà delle «azioni di grazie» come bocca dell’assemblea; se è veramente un fratello spirituale, lo Spirito lo condurrà ad esprimere i sentimenti di tutti, e rimarrà nella linea di pensiero che altre lodi e i cantici cantati, sotto la direzione dello Spirito, hanno impresso in quel giorno alla riunione di adorazione.
Ma dei momenti di silenzio possono anche far parte dell’adorazione: «A te, o Dio, nel raccoglimento (o nel silenzio), sale la lode in Sion» (Salmo 65:1 versioni Luzzi e Darby francese). Quando Maria ruppe il suo vaso, non disse nulla, ma «la casa fu piena del profumo dell’olio» (Giovanni 12).
Una lettura appropriata di qualche versetto della Parola potrà stimolare, orientare la lode e aiutare ad esprimerla meglio. Il «ministerio» della Parola propriamente detto non ha posto in una riunione destinata alla lode. Ma alla fine dell’ora consacrata all’adorazione può esercitarsi in modo utile e proficuo, in rapporto coi pensieri che lo Spirito ha messo nei cuori e nelle bocche.
La carità, che fa parte del culto nel senso più generale (*), è associata all’adorazione, secondo Ebrei 13:16: «È di tali sacrifici che Dio si compiace»; questo ci ricorda Deuteronomio 26:12-13, dove i bisogni dei servitori di Dio, come anche quelli degli orfani, della vedova e dello straniero sono posti davanti al cuore dell’Israelita che veniva a offrire il paniere delle primizie.
Più ancora che parole, cantici e preghiere, l’atto stesso della cena esprimerà la riconoscenza e l’adorazione. Essa è il centro nello svolgimento della riunione, il suo punto culminante, quantunque si possa concepire una riunione di adorazione senza la cena.
Quando la riunione si svolge sotto la direzione dello Spirito, e l’adorazione è veramente offerta per mezzo dello Spirito, c’è armonia di pensiero e, come già si è accennato, si può stabilire una certa linea di pensiero, un certo indirizzo di lode: verso il Padre, per il suo amore, o verso l’Agnello, per il suo sacrificio; si ricorderà come è stato aperto il santuario (Ebrei 10:19-20) o si celebrerà l’abbassamento e l’elevazione di Colui «che riempie ogni cosa».
Non si partecipa all’adorazione in comune per ricevere una benedizione o per trovarvi il perdono dei propri peccati; anzi, è perché queste cose già si sono ricevute che si esprime a Dio la riconoscenza. Non si può offrire a Dio una vera adorazione se non si ha la pace con Lui, se non si entra nel santuario «con piena certezza di fede» (Ebrei 10:22).
Tutti i credenti sono «sacerdoti». Quando ci si trova insieme, è bene che la lode, sotto forma di cantici o di preghiere, sia espressa da diversi fratelli e non riservata a due o tre soltanto. Se abbiamo il sentimento profondo dell’insufficienza delle nostre lodi, ricordiamoci che esse sono offerte a Dio «per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pietro 2:5), il nostro grande Sommo Sacerdote (Ebrei 10:21). Grazie a lui le nostre lodi sono gradite (cfr. Esodo 28:36-38).
Non c’è sulla terra ora più preziosa di quella trascorsa insieme nell’adorazione di Dio e nella commemorazione della morte di Cristo; si risponde al desiderio del Padre che cerca adoratori che l’adorino in ispirito; si risponde al desiderio del Signore che dice: «Fate questo in memoria di me». Di Maria, che aveva cosparso i piedi del Signore di profumo di gran prezzo, Gesù ha detto: «Ha fatto un’azione buona verso di me» (Marco 14:6).