L’assemblea che riceve da Dio
André Gibert
Quando l’assemblea è radunata, il Signore opera per l’edificazione dei suoi con «doni» adatti per questo scopo. In una riunione di edificazione i credenti non rappresentano più la bocca dell’assemblea per parlare a Dio, ma quella di Dio per parlare all’assemblea (1 Pietro 4:11). Ciò può avvenire in tutte le direzioni: anche nella riunione di preghiera o di adorazione, lo Spirito si può servire della Parola per risvegliare i cuori, spronare le coscienze, condurre le anime al livello voluto. Ma questo caratterizza particolarmente le riunioni che noi abbiamo l’abitudine di classificare col nome di «riunioni d’edificazione» come le presenta 1 Corinzi 14. Possiamo notare che, secondo l’insegnamento di questo capitolo, le preghiere, gli inni, le azioni di grazie, trovano il loro posto in tali riunioni e concorrono all’edificazione al pari dell’esercizio dei «doni». Del resto sarebbe pericoloso voler schematizzare eccessivamente i differenti tipi di riunioni; sarebbe limitare l’azione dello Spirito.
In alcune località sono troppo poco frequenti queste riunioni in cui ci si affida completamente al Signore per ricevere direttamente da Lui, e ciò rappresenta l’inizio di una grande debolezza spirituale. In altre località, queste riunioni non esistono affatto. Vi sono assemblee che, oltre all’adorazione, non hanno altre riunioni se non quelle tenute occasionalmente da «fratelli di passaggio». Così, sono prive di nutrimento, il che è anomalo; che dìre infatti di un corpo che non si nutre?
Talvolta queste riunioni sono sostituite, nella vita dell’assemblea locale, da qualcosa di completamente differente; cioè da una riunione affidata ad un fratello. In alcuni casi così si svolgono le riunioni dette di edificazione, ma tali tipi di riunioni, se sono occasionali e non sistematiche, potrebbero essere assimilate alla categoria delle riunioni convocate. Esse possono essere molto utili; l’assemblea rischia però di essere nutrita in modo troppo uniforme e di affidarsi, anche senza accorgersene, ad un uomo più che al Signore; e così, inconsciamente, prepara una sorta di clero. Essa non funziona più come un corpo, e un corpo che non funziona si atrofizza. L’attività dei fratelli qualificati non sarebbe sminuita se si esercitasse nel corso di riunioni dove la piena libertà fosse lasciata allo Spirito; anzi sarebbe certamente più fruttuosa, senza rischiare di sopprimere gli altri mezzi di edificazione.
È necessario, quando ci si raduna, contare solo sul Signore e si sarà edificati e arricchiti. Egli darà il necessario per consolare, per esortare, per «edificare». I doni saranno esercitati senza l’obbligo di parlare quando non hanno nulla da comunicare. Se sarà necessario, altri doni saranno manifestati; il Signore susciterà questi «profeti» che parlano da parte sua in modo comprensibile per l’edificazione. Saranno «due o tre» (1 Cor. 14:29) a parlare durante la stessa riunione: quale benedizione quando alcuni fratelli presentano, uno dopo l’altro, aspetti differenti di un medesimo soggetto! Si è detto molte volte che cinque parole, come i cinque pani d’orzo che saziarono una moltitudine, hanno spesso più effetto di lunghi discorsi (1 Corinzi 14:19). Quanti doni rimangono inutilizzati, trattenuti sia da una falsa umiltà da parte di chi li ha, sia da una troppo ricca attività di altri fratelli dotati!
Bisogna impegnarsi ad evitare che la libertà dello Spirito diventi «un’occasione per la carne» (Gal. 5:13), come se ciascuno avesse il diritto di parlare. Purtroppo ciò accade! Questo soggetto è già stato trattato a proposito del ministerio; il fratello che nell’assemblea si compiace in ciò che dice, non porta profitto per i suoi uditori; parla fuori tempo e fuori luogo! Ciascuno deve capire se veramente ciò che sta dicendo lo riceve dal Signore, per lo Spirito, o se esprime solo i propri pensieri; infatti è scritto «gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti». Ma la sensibilità spirituale dell’assemblea deve essere sempre elevata; se essa è in uno stato normale, colui che parla abitualmente senza edificare sarà avvertito, e se continua, gli si ingiungerà di tacere, per il bene dell’assemblea perché la libertà cristiana deve comportare una critica sana ed opportuna. Senza dubbio è necessario uno spirito di sopportazione; le cose devono essere espresse nell’amore fraterno e con dolcezza, dopo aver molto pregato su quanto fa così soffrire il gregge; il Signore, allora, può intervenire anche senza essere costretti a parlare. Tutto si deve fare per il bene comune, alla gloria di Dio. Troppo sovente le critiche vengono fatte sconsideratamente, al di fuori, nelle famiglie, senza amore e senza discernimento, turbando così gli animi.
È importante sottolineare ancora che anche nelle riunioni come quella per l’adorazione, il silenzio non sempre è sinonimo di inattività; lo Spirito Santo può agire potentemente nel corso dei silenzi; ma quando questi sono opprimenti, chiaramente vuoti, ciò deve risvegliare le nostre coscienze, farci gridare al Signore, affinché ci aiuti a individuare e a rimuovere le cause di un tale stato, e ci apra la sua Parola. L’importante è avvertire la Sua presenza! È Lui che ci raduna. Non vi sarà allora né precipitazione né ritardo; non si sentirà il bisogno di un intervento umano per organizzare qualcosa anticipatamente o per mantenere un certo ordine. Osserviamo attentamente l’insegnamento di 1 Corinzi 14. Ci è stato dato perché vi era a Corinto molto disordine per abuso di certi doni; alcuni li usavano non per l’edificazione dell’assemblea, ma per la loro propria soddisfazione.
Non esiste in questo capitolo una sola parola su un’organizzazione destinata a prevenire il disordine, né sulla necessità di una visibile presidenza. Tutto è affidato allo Spirito, nella dipendenza del quale tutti devono stare. I Corinzi, che erano usciti dal paganesimo dove le manifestazioni soprannaturali erano esuberanti, desideravano doni brillanti; ma il Dio di ordine e di pace ingiunge loro di fare «ogni cosa per l’edificazione». Essi agivano come dei bambini, e allora è detto loro: «Quanto a senno siate uomini fatti». Anche noi che sovente usiamo con puerilità le preziose risorse assicurate alla Chiesa di Dio, dobbiamo essere «uomini fatti»!
Che Dio ci accordi, ogni volta che ci raduniamo, di considerare seriamente i due grandi privilegi che stanno alla base del radunamento: la presenza del Signore Gesù e l’opera dello Spirito Santo nell’assemblea. Ogni dettaglio pratico delle riunioni, che non è il caso di trattare in queste pagine, sarà risolto se teniamo conto di queste due realtà e agiamo di conseguenza (*).
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(*) Per esempio, la puntualità: vorremmo fare aspettare il Signore? E l’abbigliamento: ci raduniamo per gli uomini o per il Signore? Teniamo conto anche delle condizioni del locale di radunamento: la casa del Signore dovrà essere meno decorosa della nostra? O la sua santa presenza ammetterà un lusso che dà soddisfazione alla nostra carne?