La luce
(Matteo 5: 14-16; Marco 4: 21-23; Luca 8: 16-18, 11:33-36)
"Voi siete la luce del mondo", dice Gesù ai suoi discepoli. Prima che la luce splenda al di fuori, bisogna che brilli al di dentro. Per questo egli aggiunge più in là - Matteo 6: 22-23, Luca 11: 34 - la parabola dell'occhio puro. Un occhio puro non vede che un solo oggetto: è necessario che contempliamo Cristo nel suo cammino, nella sua vita, nella sua gloria, prima che noi stessi póssiamo brillare. Se l'occhio è "viziato", vale a dire guarda a destra e a sinistra ogni sorta di cose, l'intero corpo sarà tenebroso. Solo la contemplazione di Cristo ci permetterà di riflettere Lui. L'occhio illumina l'interiore, la lampada brilla al di fuori.
Osserviamo che in Marco e in Luca il Signore parla della lampada immediatamente dopo la parabola del seminatore. Prima la vita, in seguito la luce. Dove brilla essa?
In Matteo 5: 15 la lampada splende "per tutti quelli che sono in casa". La prima testimonianza del credente è nella sua famiglia. Quando egli ha dato il suo cuore al Signore è là che dimostra, prima che altrove, il cambiamento avvenuto nella sua vita. E' la stessa cosa nella famiglia di Dio. Ma Luca 8: 16 dice che la lampada brilla affinché "chi entra vegga la luce". Entrano in casa nostra degli ospiti, degli estranei; si rendono conto d'essere in una famiglia cristiana? Quando gli inviati di Babilonia sono andati da Ezechia, il profeta Isaia gli domanda: "Che cosa hanno visto nella tua casa?". Il re racconta come ha fatto visitare tutte le sue ricchezze, il suo arsenale, i suoi tesori; ma quegli stranieri avevano visto nella sua casa il riflesso della luce divina? E le anime che Dio dirige verso "la casa della fede" vi vedono esse sempre brillare la luce della vita?
Infine, Matteo 5: 16 ci dice che la luce deve risplendere nel cospetto degli uomini; testimonianza resa non attraverso molte parole, ma "per le vostre buone opere che avranno osservate" (1 Pietro 2: 12).
Da ogni casa, in ogni famiglia cristiana deve brillare la luce, perché la "città posta sopra un monte non può rimaner nascosta". E vi sarà anche una buona testimonianza di tutta l'assemblea locale, se ciascuno di coloro che ne fanno parte segue fedelmente il Signore.
Ma il nemico cerca di impedire alla luce di brillare e suscita degli ostacoli. Invece di essere collocata sul candeliere, la lampada può essere messa:
a) In un luogo nascosto (Luca 11: 33). Giuseppe d'Arimatea era discepolo di Gesù in segreto; Nicodemo andava a Lui di notte. Non succede anche a noi di nascondere la nostra luce e di non osare confessare il Signore? Trovandosi in un luogo pubblico, si eviterà di ringraziare il Signore per il cibo o forse si cercherà di non far notare che lo si fa; dinanzi al mondo, si temerà di prendere una netta posizione di cristiano.
b) Sotto il moggio (Matteo 5: 15): unità di misura per i liquidi e i cereali, il moggio ci parla dell'attività esteriore, degli affari, del mestiere. In quale misura la luce divina brilla, quando siamo assorbiti dal nostro lavoro giornaliero, non solo sotto forma di discorsi, ma negli atti, nel modo di fare, nell'attenzione messa al proprio lavoro, nel comportamento nei confronti degli inferiori, dei superiori e dei colleghi? Un cristiano si può lasciare invadere dalle sue occupazioni a tal punto che non lo si distingue più da un uomo del mondo i cui interessi sono solo terreni.
c) Sotto il letto, ci dice ancora Marco 4: 21: pigrizia, desiderio di comodità, indifferenza, sonno, possono velare la luce, annullare ogni testimonianza per il Signore. Si preferisce la vita facile agli inconvenienti che arrecherebbe una decisa testimonianza per Cristo.
Vi sono delle cose invisibili nella vita cristiana: il fondamento della casa, le radici dell'albero o della spiga. La lampada invece è visibile a tutti. Ma può esistere la lampada senza il fondamento preliminare sulla roccia, senza le radici che si estendono verso il fiume, senza l'occhio puro che ha prima contemplato Cristo?
Questa luce che deve risplendere al cospetto degli uomini è fatta di azioni, di opere, di attitudini, dell'irradiamento di tutta la personalità nella quale Cristo vive (Galati 2: 20). Come ha brillato quella luce in Gesù, che poteva dire: "Io sono la luce del mondo"! E l'apostolo Giovanni poteva aggiungere: "Se camminiamo nella luce, com'Egli è nella luce..." (1 Giovanni 1: 7). Che il nostro occhio sia tanto puro da vedere Lui che ha camminato nella luce, al fine di rispecchiare qualche cosa del perfetto modello che ci ha lasciato.