Le tenebre e la luce
Charles Henry Mackintosh
«E la terra era informe e vuota, e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso». Era veramente una scena in cui Iddio solo poteva agire. Senza dubbio l’uomo, nell’orgoglio del suo cuore, s’è dimostrato fin troppo disposto a interferire nell’opera di Dio, in altre e ben più elevate sfere d’azione; ma qui l’uomo non ha alcun posto fino al momento in cui, come ogni altra cosa, diventa l’oggetto della potenza creatrice.
Dio è solo nell’opera della creazione. Egli, dalla sua eterna dimora di luce, riguardò alla deserta solitudine dello spazio e vide la sfera ove i suoi piani meravigliosi e i suoi consigli dovevano, un giorno, spiegarsi e manifestarsi; sfera in cui il suo eterno Figliuolo doveva vivere, affaticarsi, testimoniare, soffrire e morire per manifestare, alla vista dei mondi attoniti, le gloriose perfezioni della Divinità.
Tutto era tenebre e caos, ma Dio è un Dio di luce e d’ordine. «Dio è luce e non vi sono in Lui tenebre alcune». Le tenebre non possono sussistere nella sua presenza, considerate sia dal punto di vista fisico che morale, intellettuale o spirituale.
«Lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque». Covava, per così dire, sulla scena delle sue future operazioni; scena tenebrosa, invero, e che offriva un vasto campo d’azione all’Iddio di luce e di vita. Egli solo poteva rischiarare quella scena, farne scaturire la vita; sostituire l’ordine al caos e stabilire una distesa tra le acque, in modo che la vita potesse svilupparsi senza temere la morte. Queste erano opere degne di Dio.
«Iddio disse: Sia la luce! e la luce fu». «Egli parlò e la cosa fu. Egli comandò e la cosa sorse». L’incredulo vuoi sapere come, dove, quando. Ma lo Spirito dice: «Per fede intendiamo che i mondi sono stati formati dalla Parola di Dio, cosicché le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti» (Ebrei 11:3). Questa risposta soddisfa pienamente chi è alla scuola di Dio, ad onta del sorriso sprezzante dei filosofi.
Dio non vuol fare di noi degli astronomi o dei geologi, né occuparci dei particolari che il museo o il telescopio mettono sotto gli occhi di ognuno. Lo scopo di Dio è di introdurci nella sua presenza come adoratori, con cuori e menti ammaestrati e condotti dalla sua santa Parola. Il filosofo può sprezzare ciò che chiama pregiudizi volgari e gretti del pio discepolo della Parola di Dio; può gloriarsi del suo telescopio col quale misura la distesa dei cieli, o gloriarsi delle scoperte che fa nelle profondità della terra; quanto a noi, con tali opposizioni «di quella che falsamente si chiama scienza» (1 Tim. 6:20) non abbiamo nulla a che fare. Crediamo che tutte le vere scoperte fatte sia in alto nei cieli o in basso nella terra o nelle acque o sotto la terra, sono in accordo con ciò che è scritto nella Parola di Dio; tutte le altre pretese scoperte sono soltanto degne di essere interamente respinte. Bisogna che il cuore sia perfettamente convinto della pienezza, dell’autorità, della perfezione, della maestà e della totale ispirazione del Sacro Libro (Salmo 12:6). Sarà questa la sola salvaguardia efficace contro il razionalismo e la superstizione. Una conoscenza esatta della Parola e una intera sottomissione al suo contenuto, sono oggi più che mai indispensabili al discepolo di Cristo. Voglia Iddio nella sua grazia aumentare abbondantemente fra noi questa conoscenza e questa sottomissione.
«E Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. E Dio chiamò la luce "giorno" e le tenebre notte». Abbiamo qui i due grandi simboli, sovente adoperati nella Parola: la presenza della luce costituisce il giorno; l’assenza della luce, la notte. Così è nella storia delle anime. Vi sono «i figliuoli della luce» e «i figliuoli delle tenebre». La differenza è netta e solenne. Tutti coloro sui quali la luce della vita ha brillato, tutti quelli che «l’Oriente da alto» ha visitato a salvezza, tutti quelli che hanno ricevuto la luce della conoscenza della gloria di Dio rifulsa nel volto di Gesù Cristo, chiunque essi siano, appartengono alla prima categoria e sono figliuoli della luce e del giorno. D’altra parte, tutti quelli che sono nelle tenebre, nell’accecamento e nell’incredulità della natura, i cui cuori non sono stati per la fede illuminati dai raggi del sole di giustizia, sono ancora avvolti nelle tenebre della notte spirituale, sono figliuoli delle tenebre, figliuoli della notte.
Lettore, fermatevi e chiedetevi nella presenza di Colui che investiga i cuori, a quale di queste due classi di persone appartenete. Non illudete voi stessi; si tratta per voi di vita o di morte. Potete essere povero, sprezzato, ignorante; ma, se per lo Spirito, siete unito al Figliuol di Dio che è «la luce del mondo» (Giov. 1:4) siete un figliuolo di luce, destinato a risplendere tosto nelle sfere celesti di cui «l’Agnello immolato» sarà per sempre il centro e il sole. Questo non è frutto dell’opera vostra, ma il risultato dei consigli e delle operazioni di Dio stesso, che vi ha dato luce, vita, gioia e pace in Gesù e per mezzo del suo sacrificio. Ma se siete estraneo all’azione e all’influenza santificante della luce divina, se i vostri occhi non sono stati aperti per vedere qualche bellezza in Gesù, Figliuol di Dio, allora, quand’anche possedeste tutta la sapienza di un grande scienziato e tutti i tesori della filosofia umana, quand’anche fossero vostri tutti i titoli accademici che le scuole e le università di questo mondo possono conferire, rimarreste tuttavia un «figliuolo della notte e delle tenebre» (1 Tess. 5:5), e se morrete in questo stato sarete per sempre avvolto dalle tenebre e dai terrori di una notte eterna! Non proseguite dunque prima di esservi assicurato se siete «del giorno» o «della notte».