L’Antico Testamento
Fredy Gfeller
L’ANTICO TESTAMENTO è formato da tre gruppi di Libri:
a. Il Pentateuco
Così chiamato perché composto da cinque libri (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio), il Pentateuco è la base della rivelazione di Dio nel periodo anteriore a Gesù Cristo. Questi libri furono scritti da Mosè (ad eccezione dell’ultimo capitolo del Deuteronomio che ci racconta la sua morte sul monte Nebo). Fino all’epoca del re Davide il Pentateuco era la Parola per eccellenza; ad esso si aggiungevano soltanto alcuni libri storici. Questa Parola era la gioia di quelli che la ricercavano e se ne «nutrivano». Davide dice nel Salmo 19: «La legge dell’Eterno è perfetta, ella ristora l’anima; la testimonianza dell’Eterno è verace, rende savio il semplice. I precetti dell’Eterno sono giusti, rallegrano il cuore; il comandamento dell’Eterno è puro, illumina gli occhi... sono più desiderabili dell’oro, anzi, più di molto oro finissimo; sono più dolci del miele, anzi, di quello che stilla dai favi. Anche il tuo servitore è da essi ammaestrato; v’è gran ricompensa ad osservarli» (Salmi 19:7-8, 10-11).
Il lungo periodo che va da Mosè a Cristo è caratterizzato dal dono della «legge», data dall’Eterno al popolo d’Israele per mezzo di Mosè. Essa è composta dai dieci comandamenti e da tante altre prescrizioni e, fino alla venuta di Cristo, ha costituito la base delle relazioni di Israele con Dio. Poi venne Lui, il Figlio di Dio, il solo che l’ha veramente rispettata in tutte le sue esigenze. Egli solo poteva farlo, sia nella sua vita perfetta, sia nella sua morte in croce come vittima per il peccato.
b. I Salmi
A questa categoria appartengono tutti i libri poetici, sia i Salmi veri e propri sia gli altri libri scritti in poesia nella lingua originale (Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici).
I Salmi esprimono i sentimenti dei fedeli. Vi troviamo pensieri profondi, messi nel cuore degli autori dallo Spirito stesso, e che spesso oltrepassano le esperienze personali di coloro che li hanno scritti e assumono un evidente carattere profetico. Così vediamo in essi le gioie e i dolori del piccolo nucleo di Giudei fedeli dei tempi futuri (il «residuo»), ma soprattuto dei chiari riferimenti al Messia, sia nelle sue sofferenze, sia nella sua gloria presente e futura.
I credenti di tutti tempi hanno trovato nei Salmi conforto, gioia e un grande incoraggiamento alla fiducia in Dio. Le tante citazioni dei Salmi nel Nuovo Testamento ci confermano la ricchezza di questa porzione delle Sacre Scritture. Molte espressioni, tuttavia, non corrispondono ai princìpi di grazia e di misericordia che caratterizzano il Vangelo: in parecchi Salmi il fedele desidera e chiede la vendetta sui nemici, cosa che si trova d’altronde in tutto l’Antico Testamento.
I precetti morali del libro dei Proverbi sono utili in ogni tempo e le considerazioni del libro dell’Ecclesiaste hanno una portata pratica da non trascurare. Il linguaggio sublime del Cantico dei Cantici deve essere letto con rispetto, non perdendo mai di vista che la persona dell’«amico» rappresenta Cristo stesso, l’unico, l’incomparabile. Le espressioni fiorite e dolci di questo libro devono essere prese in senso simbolico per afferrarne il significato spirituale. I nostri cuori sono ravvivati dall’affetto di Colui che ci ha amati per primo e il cui amore è «forte come la morte» (Cantico dei Cantici 8:6).
c. I profeti
A questa categoria fanno parte non solo i libri dei profeti ma anche i libri storici. È la parte più cospicua delle Sacre Scritture. I racconti del passato, nei libri storici, riguardanti soprattutto la storia del popolo di Israele, hanno lo scopo di avvertire e di incoraggiare, e sono molto interessanti e utili anche pergli uomini del nostro tempo in quanto la storia si ripete.
Tramite i profeti, Dio si rivolgeva al suo popolo per avvertirlo, consolarlo, incoraggiarlo, ma spesso anche per biasimarlo. L’annuncio degli avvenimenti futuri è il carattere essenziale delle profezie dell’Antico Testamento. La profezia non è mai data per soddisfare la curiosità; se si tratta di una minaccia di giudizio, questa è fatta in anticipo per permettere ai colpevoli di umiliarsi e di pentirsi. Il richiamo alla coscienza del popolo risuona innumerevoli volte prima che il castigo venga eseguito, e questo è differito se il richiamo è ascoltato.
Il centro della profezia è Israele, ma sono pure considerate le altre nazioni (i cosiddetti Gentili, o le Genti), poiché la loro benedizione o il loro giudizio dipende dal tipo di relazione che esse hanno col popolo di Dio. L’oggetto centrale di ogni profezia e il suo scopo finale è la gloria del Messia, la sua sofferenza e la morte. Vi fanno allusione parecchi passi, ma soprattutto il capitolo 53 del profeta Isaia. Invitiamo il lettore a leggere attentamente questo meraviglioso brano.