La domanda di Giovanni il Battista al Signore
William Joseph Lowe
Nel capitolo 11 di Matteo, è un dubbio che Giovanni il Battista manifesta riguardo alla persona del Messia quando manda i suoi discepoli a Gesù per chiederGli se è Colui che deve venire?
— Com’è possibile che il minore nel regno del cieli sia maggiore di Giovanni?
Non dobbiamo dimenticare la posizione in cui si trovava allora Giovanni il battista. La testimonianza pubblica che doveva dare al Messia era arrivata al termine a causa della sua prigionia. Sembrava abbandonato e dimenticato da Colui che aveva annunciato e che, tuttavia, mostrava la sua potenza divina con i miracoli di cui Giovanni sentiva parlare. Ma nel momento in cui la speranza dei fedeli, nutrita da tutte le profezie, sembrava sul punto di realizzarsi, Giovanni si accorge che invece di stabilire la gloria del regno e di far valere la Sua autorità in potenza sulla nazione, Gesù si limita a compiere delle opere di grazia in mezzo ai poveri della terra e lascia in prigione colui che era stato mandato in avanti come ambasciatore.
Nel momento di questa prova angosciosa per il suo cuore e per la sua fede, la domanda di Giovanni sembra naturale: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?» (Matteo 11:3). C’era il dubbio e l’angoscia nel cuore di Giovanni. Ma notiamo come la vera fede è diversa nell’essenza dall’intelligenza umana: non ragiona, aspetta un chiarimento da Colui che è l’unico in grado di fornirlo. Giovanni sentiva che Gesù, e solo Gesù, poteva rispondere alla sua domanda, calmare la sua ansia e dissipare i suoi dubbi: dunque si rivolge a Lui. Se c’è cedimento e prova di infermità umana in colui era il «maggiore tra i nati da donna», c’è in lui anche una fede molto semplice nella Persona a cui manda i suoi discepoli.
Dio ha permesso questa domanda per mettere ogni cosa al posto giusto. Cristo che è la Parola di Dio, doveva testimoniare di Se stesso e dare testimonianza anche a Giovanni e non ricevere testimonianza da Giovanni; questo fece in presenza dei discepoli di Giovanni. Egli guariva tutte le malattie degli uomini e predicava il vangelo ai poveri: i discepoli di Giovanni dovevano portare al loro maestro questa testimonianza vera di ciò che Gesù era. E Giovanni doveva riceverla.
Giovanni viene posto sotto la responsabilità di ricevere questa testimonianza che metteva tutto Israele alla prova e che distingueva il residuo dalla nazione in generale: per questa ragione il Signore dà questa testimonianza a Giovanni. Rivolgendosi alla folla e ricordandole in che modo aveva ascoltato i discorsi di Giovanni, dimostra a che punto Israele era arrivato nelle vie di Dio. L’inizio del regno faceva la differenza tra ciò che precedeva e ciò che sarebbe seguito.
Nessuno è stato più vicino al Signore, e Gli ha reso una testimonianza così precisa e completa come Giovanni il battista. È stato separato dal male, per la potenza dello Spirito di Dio, e la sua separazione era tale da renderlo atto al compimento di una così importante missione in mezzo al popolo di Dio. Ma Giovanni non apparteneva al regno, perché questo regno non era ancora stato stabilito. Infatti, essere nella presenza di Cristo, nel Suo regno, godere dell’effetto dello stabilimento della Sua gloria, era sicuramente meglio che possedere l’ufficio di profeta testimone che annuncia questo regno che stava per arrivare.
Lo stabilimento della gloria del regno non è la fondazione della chiesa, ma il godimento dei diritti del re, come si manifesteranno un giorno nella gloria. Le basi di questo regno erano state poste, i cristiani appartengono a questo regno, ma in un modo assolutamente particolare ed eccezionale. Essi infatti sono resi partecipi del regno e della pazienza di Gesù Cristo, glorificato, ma nascosto in Dio. Essi condividono quaggiù la sorte del re «assente»; soffrono con Lui e un giorno regneranno con Lui nella gloria che deve venire (leggere attentamente Apocalisse 1:9; 2 Timoteo 2:12; Romani 8:17).
Come cristiani, noi ci troviamo in una posizione migliore rispetto a quella di Giovanni; ma trovarsi in questa posizione ed essere fedeli ad essa, sono due cose molto diverse: ricordiamoci di questo! Dobbiamo avere l’intelligenza spirituale dei nostri alti privilegi e delle sante responsabilità che ne emanano, per camminare alla gloria del Signore che ha donato Se stesso per riscattarci.