La risurrezione di vita (o in vista di vivere per sempre)
Fredy Gfeller
L’espressione «quelli che sono di Cristo, alla sua venuta» (1 Corinzi 15:23) indica tutti quelli che saranno stati messi al beneficio dell’opera di Cristo alla croce. Anche i credenti dell’antico patto, poiché sono salvati in virtù del sangue del Calvario, essendo loro stato imputato per anticipazione il valore di quel sangue. La risurrezione farà loro raggiungere la perfezione, secondo l’espressione dell’ultimo versetto del capitolo 11 dell’Epistola agli Ebrei. Essi hanno nutrito questa speranza durante la loro vita, ne avevano persino la certezza (vedere Giobbe 19 già citato e Davide al Salmo 17:15).
La fede nella risurrezione era accompagnata da molta ignoranza, poiché la rivelazione non era data. Marta, alla morte di suo fratello Lazzaro, quando il Signore le dice: «Tuo fratello risusciterà», gli risponde: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno», esprimendo così quanto era generalmente ammesso dai credenti giudei. Gesù le rivela allora una parola che, oggi ancora, conforta quelli che sono nel lutto: «Io son la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai» (Giovanni 11:23-26).
Nel giorno in cui il Signore Gesù verrà per riunire i suoi presso di sé, chiamerà quelli che sono nella tomba come ha chiamato un tempo Lazzaro: «Gridò con gran voce: Lazzaro, vieni fuori! E il morto uscì» (Giovanni 11:43). Questo straordinario avvenimento avrà luogo congiuntamente alla trasmutazione dei viventi che, alla somiglianza di Enoc, saranno portati via, senza passare per la morte: «Ecco, io vi dico un mistero: Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d’occhio... i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati» (1 Corinzi 15:51-52). I cristiani di Tessalonica aspettavano il Signore (1 Tessalonicesi 1:10). Temendo per i fratelli morti nella fede, pensavano che costoro sarebbero mancati all’appuntamento.
L’apostolo li rassicura dicendo loro queste magnifiche parole: «Questo vi diciamo per parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con potente grido, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insiem con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole» (1 Tessalonicesi 4:15-18).
Il periodo che seguirà il rapimento della Chiesa e che precederà il regno universale di Cristo sarà un periodo terribile. Nel suo corso, che deve durare sette anni, i giudizi precipiteranno su un mondo in cui l’empietà andrà sempre aumentando. La potenza occulta dell’Anticristo infierirà atrocemente contro tutti quelli che non si sottometteranno alla sua diabolica autorità. Numerosi saranno i martiri di quell’epoca. L’Apocalisse ne parla al capitolo 7:9-17, al capitolo 14:1-5 e al capitolo 15:2-4. Tutti costoro, messi a morte per la fedeltà della loro testimonianza, avranno anche parte alla risurrezione di vita nella sua seconda fase, indicata in Apocalisse 20:4-6, già citata. Ma saranno gli ultimi credenti che parteciperanno alla prima risurrezione perché, durante il regno di mille anni che seguirà, soltanto il malvagio sarà colpito dal giudizio che ogni mattina si eserciterà sotto il governo del Re dei re.