I miracoli dopo la risurrezione di Cristo
Marc Allovon
Dopo la sua risurrezione, il Signore Gesù inviò i suoi discepoli dicendo: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura... Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demoni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se beranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno» (Marco 16:15-18). Questo si è compiuto letteralmente dopo che Egli è stato assunto nel cielo. «E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l’accompagnavano» (Marco 16:20).
Lo scopo dei segni e dei miracoli che dovevano essere compiuti è chiaramente indicato: «confermare la Parola». Nel giorno delle Pentecoste, i discepoli «cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi» (Atti 2:4). I Giudei che provenivano da altre nazioni li udivano annunciare nelle loro lingue le cose magnifiche di Dio. Eccezionale misura di grazia per far pervenire il messaggio della salvezza a questo popolo disperso nel mondo con lingue diverse, secondo la sentenza pronunciata su Babele!
La citazione di Isaia 28 in 1 Corinzi 14:21 dimostra che l’adempimento di questa profezia costituiva un giudizio per il popolo ribelle: «E neppure così mi ascolteranno, dice il Signore». L’Evangelo era un meraviglioso e nuovo messaggio che proveniva da Dio, affidato agli apostoli. I miracoli erano il segno che la loro missione era divina. Dio se ne servì per far conoscere l’Evangelo ai Giudei, ai Samaritani, alle genti delle nazioni. A Gerusalemme, «molti segni e prodigi erano fatti tra il popolo per le mani degli apostoli... E sempre di più si aggiungevano uomini e donne in gran numero, che credevano nel Signore» (Atti 5:12-14). In Samaria «le folle unanimi prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, ascoltandolo e osservando i miracoli che faceva» (8:6). In Efeso, «tutti... Giudei e Greci, udirono la Parola del Signore. Dio intanto faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo» (19:10-11).
Dopo il primo miracolo compiuto da Pietro, i capi del popolo dissero: «Che un evidente miracolo sia stato fatto per mezzo di loro, è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e noi non possiamo negarlo. Ma... ordiniamo loro con minacce di non parlar più a nessuno nel nome di costui» (Atti 4:16-17). Paolo dirà più tardi: «Certo, i segni dell’apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti» (2 Corinzi 12:12 e Romani 15:19). Anche qui vediamo che i miracoli davano la responsabilità a chi li vedeva di ricevere il ministerio dell’apostolo e i suoi insegnamenti; però, la potenza che aveva operato in loro era la Parola che era stata loro annunciata dallo Spirito, e non i miracoli.
Vi sono molti versetti che dimostrano questo: «I Giudei infatti chiedono miracoli, e i Greci cercano sapienza; ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per i Gentili pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Corinzi 1:22-24).
«La mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio... Noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito» (1 Corinzi 2:4-5 e 13).
L’Evangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Romani 1:16).
«Voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete» (1 Tessalonicesi 2:13).
«Ricevete con dolcezza la Parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre» (Giacomo 1:21).
«Io vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l’eredità di tutti i santificati» (Atti 20:32).