In man di Satana 1 Cor. 5:5
di Roberto Bracco
Questo verso dell’epistola di Paolo ai Corinti parla chiaramente dell’autorità e della potenza che si manifestavano nella chiesa cristiana nell’epoca apostolica.
Anche allora c’erano peccati e ribellioni perché anche allora la chiesa era soggetta alle terribili tentazioni che si presentano sul sentiero dei santi, ma la potenza dei servitori di Dio si opponeva energicamente all’invadenza del male.
In Corinto c’era un terribile peccato: “un uomo si teneva la moglie di suo padre”. E’ necessario precisare che questo non vuol dire che “si teneva la propria madre” ma che conviveva probabilmente con la propria “matrigna”. Non sappiamo se il padre di questo credente era ancora vivo o se era già morto, ma in ambedue i casi vivere coniugalmente con la moglie del padre era una cosa orribilmente ripugnante (Lev. 18:
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Questo scandalo rappresentava una macchia alla testimonianza cristiana della chiesa ed era una malattia mortale nell’anima del peccatore di Corinto e perciò Paolo agisce immediatamente con l’autorità “ricevuta dal Signor Gesù”. Egli comanda che l’impuro fornicatore sia dato in man di Satana “alla perdizione della carne” affinché “lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù”.
L’Apostolo conosceva bene la personalità e la posizione di Satana. Satana era, ed è, l’autore del male; da lui vengono lagrime, dolori, peccati, malattie. Quando Satana “può avere” un uomo nelle mani è capace di ridurlo nella miseria più profonda, nella malattia più terribile e nello sconforto più grande (Giobbe 3:1-4).
Satana agisce sempre per rovinare e per distruggere, ma non sa che Iddio frequentemente si serve della sua potenza malefica per adempiere i suoi piani meravigliosi. Iddio agisce come quei grandi generali che qualche volta permettono al nemico di avanzare e lasciano credere che si stanno ritirando sconfitti, mentre invece stanno soltanto seguendo una manovra abilissima per ottenere una strepitosa vittoria.
Paolo sapeva bene questo perché lui stesso era stato costretto da Dio a bere la medicina amara di Satana quando, colpito dall’infermità, aveva dovuto accettare la compagnia di un angelo infernale, che si tratteneva al suo fianco per schiaffeggiarlo continuamente. Satana pensava di avvilire Paolo, forse di distruggere Paolo, ma Iddio sapeva invece che quell’azione dolorosa era necessaria per mantenere il suo grande servitore in una posizione di umiltà. E non era soltanto Iddio a sapere questo, ma lo stesso Paolo era a conoscenza che quell’opera dell’inferno era stata permessa dal cielo per la salute della sua anima che altrimenti sarebbe potuta cadere nell’orgoglio spirituale a causa di tutte le meravigliose grazie e rivelazioni ricevute da Dio (2 Cor. 12:7).
Quindi non è Satana che “corregge” o che “salva”, ma è Iddio che usa anche le medicine amare ed i veleni pericolosi per dare la salute ai suoi figliuoli. Nel caso del peccatore di Corinto, Satana doveva ricevere il permesso di colpire “la sua carne”, cioè di farlo cadere in una terribile malattia affinché, rovinato nel corpo, non avesse avuto più possibilità e forza di peccare, ma avesse avuto anzi occasione di umiliazione e ravvedimento.
In questo caso anche se la malattia fosse arrivata fino alla morte, Satana non avrebbe avuto la vittoria perché in realtà egli avrebbe potuto distruggere soltanto la carne, mentre Iddio attraverso la mortificazione della carne avrebbe potuto suscitare il ravvedimento e compiere la purificazione dell’anima prima che il peccatore scendesse nel sepolcro.
Quella che appare meravigliosa, nel verso di Paolo ai Corinti, è l’autorità della chiesa. Non soltanto Iddio può scacciare Satana e può concedere permessi a Satana; non soltanto Iddio, cioè, può fermare l’avversario o può far muovere ed agire l’avversario, ma anche il popolo di Dio ha ricevuto questo potere e questa autorità ed anche i servitori di Dio possono respingere ed avvilire Satana o possono usare Satana come verga dolorosa e come medicina amara.
Naturalmente Satana non sa che viene usato per il bene perché egli agisce soltanto per distruggere e quando colpisce un individuo ha un solo desiderio, quello di farlo soffrire e quello di perderlo per l’eternità. Satana non sa, ma Iddio sa, ed anche i servitori di Dio sanno, perché per lo Spirito Santo hanno ricevuto parte della sapienza di Dio, dell’onniscenza di Dio e dell’autorità di Dio.
Quindi, come Iddio può usare qualsiasi potenza e qualsiasi energia dell’universo per compiere i suoi piani e può usare al momento opportuno anche Satana quasi fosse un bastone per correggere, anche i servitori di Dio possono comandare e muovere tutte le potenze e Satana stesso affinché la chiesa sia edificata e benedetta. La chiesa, ricordiamoci quindi, non è dominata da Satana, ma domina Satana; l’avversario non può muoversi dove vuole e quando vuole, ma può muoversi soltanto sotto l’autorità dei servi di Dio che lo tengono legato con le catene della potenza divina.
Pietro può dire allo zoppo: “Lèvati e cammina” (Atti 3:6) e può dire a Saffira: “I piedi di coloro che hanno seppellito tuo marito sono all’uscio, ed essi ti porteranno via”. (Atti 5:9).
Può dire: “Tabita lèvati…” (Atti 9:40) e può anche dire: “Io ti vedo essere in legami d’iniquità” (Atti 8:23).
Paolo può dire: “…sarai cieco senza vedere il sole…” (Atti 13:11); può consegnare Imeneo ed Alessandro in mano di Satana (1 Tim. 1:20) e può anche esclamare: “rizzati in piedi…” (Atti 14:10) o “imporre le mani e guarire gli infermi” (Fatti 28:
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Nel ministero della chiesa c’è autorità per liberare dalla potenza malefica di Satana e c’è autorità per legare alla potenza di Satana quando questa potenza può procurare un dolore ed una sofferenza che possono riuscire salutari per la chiesa ed utili per i piani di Dio.
Questo passo della scrittura riesce incomprensibile e risulta discusso in maniera animata perché la chiesa cristiana di oggi ha perduto la potenza di ieri. L’autorità dei servitori di Dio è diminuita tanto, che essi frequentemente non dominano Satana, ma sono dominati da lui e quando non sono dominati direttamente da Satana sono dominati dalle circostanze provocate da Satana. Oggi non s’incontrano più molto spesso uomini capaci di sgridare e vincere la malattia o addirittura capaci di spezzare le catene della morte; quindi è logico che non s’incontrano più neanche uomini di Dio capaci di leggere nei cuori e, soprattutto, capaci di far piombare la malattia, la sofferenza, la cecità sopra coloro che potrebbero essere guariti soltanto da queste amare medicine.
Le medicine che la chiesa usa in questi giorni sono medicine umane che producono scarso effetto quando non ne producono affatto o quando non producono danno. Per queste ragioni molti peccati segreti continuano a turbare, con la loro presenza, la vita della chiesa ed anche molti peccati palesi continuano a crescere e a crescere oscurando la testimonianza cristiana e ostacolando la presenza di Dio.
Se un autentico risveglio di Spirito restituisse alla chiesa l’autorità di ieri, noi torneremmo a vedere i ministri cristiani con la potenza divina nelle mani ed essi combatterebbero il male della chiesa, non con la forza della disciplina di un’organizzazione, ma con la forza dello Spirito Santo che è autorità sopra ogni forza e quindi anche sulla forza del diavolo.
Comunque, per concludere il presente capitolo possiamo ripetere: Il versetto di Paolo ai Corinti ci dice chiaramente che l’Apostolo ordina alla chiesa che il peccatore sia abbandonato a Satana perché quest’avversario crudele lo colpisca con la malattia. La mortificazione del corpo deve servire per togliere l’occasione del peccato e per produrre il ravvedimento necessario onde portare di nuovo quest’uomo a Dio. Rovinato nel corpo, salvato nello spirito; questo è l’obbiettivo dell’apostolo a beneficio di un credente sviato dalla verità che può essere guarito dall’azione velenosa dell’inferno soltanto a mezzo di un controveleno formato “allo stesso veleno che ha prodotto l’infezione”.