TESTIMONIANZA
di Roberto Bracco
Se hai incontrato Cristo ed hai accettato Cristo non puoi tacere: senti il desiderio di parlare di Cristo. Gesù riempie così pienamente la vita di coloro che io accettano e la rende così profondamente gioiosa da obbligarli a parlare continuamente di Lui a tutti coloro con i quali hanno relazioni occasionali o durature. E’ un desiderio e più ancora che un desiderio una necessità spirituale. L’esperienza cristiana produce una fonte nella vita del credente e l’acqua zampillante che scaturisce inesauribilmente dal suo cuore non è soltanto lode, ma anche testimonianza.
L’acqua zampillante annuncia e proclama l’amore di Gesù, la potenza di Gesù, la grazia di Gesù, perché colui che ha partecipato le opere di Dio in Cristo, ha esperimentato la dolcezza dell’amore divino, la potenza dell’opera della redenzione e la grandezza del dono della grazia. Egli non può tacere perché si sente “sospinto” a far conoscere agli altri quello che egli ha conosciuto.
La testimonianza cristiana non s’identifica con l’avida opera di proselitismo che viene compiuta da tutti gli ambienti religiosi. Il credente non esalta la comunità, non propaganda il suo credo, non fa argomentazioni polemiche, ma parla di Gesù. Testimonia di Cristo in maniera positiva, con entusiasmo, con gioia semplicemente per annunciare “una lieta novella”.
Ci sono due influenze diverse che generano la testimonianza cristiana: la prima è rappresentata dal desiderio del credente di far esplodere “la propria gioia” e la seconda è costituita dal desiderio del cristiano di estendere ad altri il dono ineffabile ricevuto. Ambedue queste influenze però ignorano il proselitismo nel senso comune di questo termine.
Il cristiano è una individuo colmo di allegrezza e di gioia e questi sentimenti non possono essere repressi perché se vengono repressi si spengono; perciò il cristiano sente il bisogno imperioso di esternare la sua gioia. Non si può esternare la gioia cristiana senza parlare di Colui che ha donato la gioia e quindi, per il cristiano, esternare i propri sentimenti significa parlare di Cristo.
Il cristiano altresì è un individuo affettuoso e generoso; l’amore e la liberalità trovano la loro attuazione pratica attraverso l’offerta di quello che si possiede e poiché il cristiano non possiede bene più grande della “grazia divina” può manifestare i suoi generosi sentimenti soltanto parlando di Gesù.
Egli perciò non vuole convincere, non vuole coartare, ma vuole rallegrare e beneficare a mezzo di una legge di comunicazione che può avere il suo adempimento soltanto nella testimonianza cristiana.
La testimonianza cristiana non ha nessuna relazione con la predicazione cristiana. Il ministro, l’evangelista, l’apostolo hanno il compito di proclamare Cristo attraverso la predicazione, ma tutti i cristiani hanno il diritto, più che il dovere, di far conoscere Cristo, per la testimonianza entusiastica delle loro labbra.
La testimonianza è raccontare le “cose grandi” che Dio ha compiute nella nostra vita; è far conoscere i sentimenti profondi suscitati dalla grazia divina; è illustrare le conquiste realizzate per la fede… insomma, come abbiamo già detto, la testimonianza cristiana non è parlare di un credo e di una comunità, ma è esaltare Cristo nell’opera compiuta in noi. L’Evangelo ci conferma che tutti coloro che hanno incontrato Cristo e hanno creduto in Cristo sono stati fatti il “lievito” del Regno per la loro testimonianza.
Andrea crede in Gesù e testimonia a Pietro; Filippo accetta Gesù e parla a Natanaele; la donna di Samaria incontra Gesù e testimonia nella sua città; i miracolati accettano Gesù e raccontano a tutti della Sua potenza; i primi cristiani ricevono Gesù e annunciano il Suo amore in ogni luogo. La testimonianza è una azione spontanea del cristianesimo che adempie gioiosamente i piani di Dio relativi all’espansione del Regno.
Come abbiamo già detto precedentemente, il cristiano brilla in mezzo al mondo a cagione della santità della sua vita e perciò è necessario non perdere di vista il fatto che la prima dimostrazione dell’opera di Cristo viene fornita dalle opere del credente. Questa verità però non annulla l’altra che dichiara che la testimonianza è la necessaria illustrazione o spiegazione dell’opera esteriore della grazia.
Le azioni dimostrano la potenza della grazia, la testimonianza spiega in maniera particolareggiata quest’opera divina. E’ utilissimo parlare di Cristo prima con le opere, ma è anche utile “approfittare delle opportunità” per “rendere ragione” a tutti della speranza, della gioia, della fede cristiana. Dobbiamo ricordarci che Cristo, al termine del suo ministero, non aveva lasciata una grande organizzazione, non aveva costituiti uomini colti, non aveva stanziato grandi somme.
Evidentemente Egli si affidava più alla “testimonianza” semplice e spicciola che non alle risorse fornite dai grandi mezzi umani. L’aspettativa del Maestro non è stata delusa e se, attraverso i secoli, il cristianesimo si è allargato fino agli estremi confini della terra, e se ha conquistato milioni di uomini, è stato, soprattutto, in virtù della testimonianza cristiana.
Sono stati conquistati più uomini con la testimonianza che con la predicazione, e una notevole parte di coloro che sono stati conquistati con la predicazione sono stati portati nella comunità a mezzo della testimonianza.
La testimonianza conquista non soltanto perché è un mezzo spontaneo e genuino che frantuma ogni resistenza, ma anche perché è una mediazione pratica che può raggiungere qualsiasi persona: il conoscente, il fornitore, l’amico, il parente , il compagno di viaggio, il camerata; tutti possono essere raggiunti dalla testimonianza di colui che “parla” perché ha udito e ricevuto. Testimoni di Cristo? Parli costantemente ed entusiasticamente di Lui ? Sottolinei continuamente le azioni che compi sotto l’impulso della grazia con la tua ardente testimonianza?
Sei cristiano?