LA PROLE E LA SANTITA’ DEL MATRIMONIO(Il matrimonio)
di Roberto Bracco
(I Tessalonicesi 5:23; I Corinti 6:20; Romani 1:24)
Il matrimonio è onorevole in tutti, a condizione però che anche in esso venga esercitata quella santità cristiana che un credente è chiamato a manifestare in ogni tempo ed in ogni circostanza. Anzi, poiché il matrimonio può essere occasione in se stesso, di contaminazione, è indispensabile che l’esercizio nella santità venga praticato con una intensità costante ed energica.
L’unione di due coniugi, la consumazione e l’uso legittimo del matrimonio, l’amplesso ed il bacio d’amore, rappresentano la più sacra, la più pura delle leggi naturali e quindi la vita coniugale vissuta entro l’ambito di questa legge è aliena da ogni impurità e da ogni offesa alla volontà divina.
Purtroppo però il pervertimento degli istinti tende a trascinare i coniugi fuori e lontani da questa legge; tende a trascinarli contro la legge di Dio a danno della loro vita fisica.
Ci sono soprattutto due motivi che muovono e spiegano il pervertimento degli istinti sessuali e questi sono: il desiderio di limitare la nascita della prole e la brama di un piacere erotico sempre più raffinato.
Ambedue questi motivi, anziché giustificare il pervertimento o la frode sessuale, ne aggravano notevolmente il carattere ed ambedue questi motivi rappresentano, in linea generale, una terribile tentazione satanica.
I coniugi devono possedere il controllo dei loro istinti per vivere una vita coniugale nella quale sia possibile conseguire oltre alla santità dell’anima e dello spirito, anche quella del corpo, ma soprattutto l’uomo deve essere il padrone assoluto di questa situazione per impedire che s’introducano, nella vita coniugale, elementi eterogenei e comunque peccaminosi.
Come ho già detto, la frode sessuale è apportatrice di due tremende conseguenze che si fondono insieme: offesa al volere divino e turbamento all’equilibrio fisico dei coniugi.
Iddio ci ha imposto delle leggi naturali che hanno un profondo contenuto morale e spirituale e che sono salvaguardia alla nostra personalità fisica e noi abbiamo sempre l’obbligo di sottostare ad esse.
Il sistema nervoso dei coniugi viene offeso dalla frode coniugale e, in conseguenza, si altera con pregiudizio della personalità dell’individuo. Quindi l’uso del matrimonio fuori dalle leggi naturali è offesa a Dio sia per la violazione della legge stessa e sia per le conseguenze deleterie che vengono subite dal fisico dei coniugi. Infatti lo stesso Dio che condanna il suicidio, la ghiottoneria, l’autolesionismo, cioè che condanna l’offesa più o meno grave recata dall’individuo alla propria personalità fisica, condanna la frode coniugale, oltre che per ragioni morali anche per le ragioni fisiche che la fa assomigliare ad una qualsiasi autolesione.
Il piacere sessuale contenuto nella coppa del matrimonio è in rapporto assoluto con la santità dei sentimenti. I coniugi timorati di Dio troveranno sempre nelloro reciproco, legittimo amore, ‘l’appagamento totale dei loro desideri e dei loro bisogni fisiologici, mentre quei giovani sposi che sono voluttuosi ed insensibili non riusciranno a raggiungere mai il limite estremo del loro appagamento, nonostante l’uso sudicio delle frodi più sensuali.
Anche la quantità della prole non giustifica la frode; la benedizione divina può sempre supplire alle necessità di quelle famiglie che moltiplicano in armonia con i piani e la legge di una santità incorrotta.
Ripeto: Ogni ricerca dell’esotico nel matrimonio è severamente condannata dalle Scritture; quanto alla limitazione dello nascite esiste una sola via, quella della continenza.
E’ necessario però che su questo secondo punto esprima per intero il mio modesto parere: la limitazione delle nascite non può mai essere il risultato di un calcolo umano, di una comodità carnale, ma deve essere sempre la conclusione di un incontro con Dio. L’uomo deve cioè sentirsi approvato dall’alto nella grande decisione che è costretto a prendere per determinate ragioni capaci di legittimare la decisione stessa. Egli non può e non deve giungere a onesta determinazione soltanto per godere una più ampia libertà o per non sostenere onerosi impegni economici o per soddisfare i desideri capricciosi di una moglie poco proclive alla missione materna. No, egli deve sentire che i suoi motivi lo giustificano pienamente nel cospetto di Dio e che quindi egli è approvato nella sua decisione.
Il conseguimento dello scopo deve essere raggiunto mediante un solo metodo: quello dell’astinenza. Quanto più sarà prolungato il periodo di astinenza, da effettuarsi sempre e soltanto col consenso di ambedue i coniugi tanto più sarà possibile raggiungere lo scopo voluto.
Forse non è fuori luogo ricordare a titolo informativo che una donna non è fecondabile in qualsiasi momento ma lo è soltanto in quel periodo che va dal 19° all’11° giorno prima del suo beneifcio mensile e di conseguenza è infecondabile nei giorni immediatamente precedenti e in quelli immediatamente successivi alle sue regole.
Questa informazione non vuol suggerire nulla ma potrebbe essere conciliata con un digiuno sessuale periodico e metodico.
Molti mariti si spaventano nel sentir parlare di astinenza periodica perché ravvisano in essa qualche cosa di gravoso o di impossibile per la loro calda natura. A questi mariti voglio ricordare che il digiuno periodico rappresenta pratica igienica profondamente benefica e facilmente attuabile. Anche gli israeliti, popolo notoriamente passionale, praticavano, per disposizione legale, un’astinenza mensile che iniziava il primo giorno delle regole femminili e terminava, secondo alcuni, dodici giorni e secondo altri quattordici giorni dopo. In un caso o nell’altro il periodo di astinenza terminava entro il periodo di fecondabilità della donna e questo spiega la generosa prolificazione del popolo ebreo.
Se questa pratica era possibile indiscriminatamente nei seno di un popolo caldo d’emotività e di passionalità, ritengo che sia possibile a qualsiasi individuo di buona volontà, soprattutto in considerazione del fatto che essa e associata ad un fine utilitario, quando la limitazione della prole è utile e legittima.
Naturalmente il fine utilitario non deve essere il risultato di un calcolo unilaterale, cioè non deve soddisfare soltanto l’interesse dell’uomo, ma deve essere la soluzione di un problema di ambedue i coniugi. Frequentemente, infatti, la limitazione della prole è suggerita da circostanze relative alla moglie ed il marito deve nutrire un così profondo senso di altruismo e di comunione coniugale, da fare proprio il problema della sua compagna che per le più svariate, ma comunque legittime ragioni viene a trovarsi nella necessità di sospèndere la proliferazione.
Dico sospendere perché, l’uomo dovrà essere sempre pronto a rimuovere la sua decisione se richiamato a ciò da nuove circostanze o dalla voce della coscienza. In questo caso ogni ostacolo dovrà essere affrontato e superato con virilità, anche se l’ostacolo è rappresentato dalle reticenze della moglie, che volesse opporsi senza plausibili od importanti ragioni.
In questa generazione il senso della maternità purtroppo si è notevolmente affievolito e la donna vede nella prole un peso insopportabile e generalmente ella cerca di esercitare la propria influenza negativa, sopra il marito per indurlo ad assecondare i suoi desideri, che come detto, quando non sono giustificati da particolari circostanze, sono soltanto capricci e debolezze femminili. Il marito deve compiere una profonda opera di persuasione, d’insegnamento, di amore e, in circostanze estreme di decisa autorità. Se la limitazione delle nascite costituisce un’offesa alla propria coscienza, non ci deve essere ostacolo capace di arrestare il corso normale delle relazioni coniugali e le eventuali conseguenze di queste devono essere lasciate esclusivamente all’infinita sapienza di Dio.
Per la frode consumata soltanto a fini erotici invece devo essere necessariamente più severo. Qui ci troviamo di fronte ad una legge, ad una regola che non ammette eccezioni e l’uomo deve imporre energicamente a se stesso e alla sua compagna soltanto il godimento dei benefici legittimi deI matrimonio. Tutti quei godimenti ricercati od ottenuti fuori dalla legittimità della legge naturale rappresentano una colpa condannata severamente dalla Bibbia.
La dimostrazione pratica ed immediata di questo l’abbiamo, come già detto, dai risultati fisici dei coniugi che esercitano un qualsiasi artificio coniugale ed erotico, perché, sempre, la frode sessuale viene pagata in moneta suonante e ambedue i coniugi colpevoli possono ricercare in quella ed in quella soltanto l’origine di una moltitudine d’infermità particolarmente di natura nervosa.
– Purtroppo molti giovani inesperti non riescono a discernere con precisione i limiti del lecito e dell’illecito e quindi cadono nell’illegalità come risultato della loro semplicità; questi non possono essere giudicati sullo stesso piano di quanti volontariamente contaminano il matrimonio con le loro azioni peccaminose anzi sono convinto che Iddio non manca d’intervenire con la sua luce, nella loro vita, per colmare le deficienze esistenti.
Il matrimonio è un istituto sacro; in esso due coniugi trovano la soluzione dei loro problemi sociali, fisiologici, affettivi e quindi non deve essere trasformato in una vile fonte dì ebbrezza sessuale.
Il marito cristiano deve vigilare perché il vizio e la frode, il pervertimento ed il peccato non s’introducano nel talamo matrimoniale.
Non senza preoccupazione mi chiedo se i giovani coniugi di questa generazione sanno dare questo carattere sacro alla loro unione. Quando scorgo delle coppie nelle quali emerge più che l’amore coniugale la passione sensuale o quando vedo dei genitori che hanno saputo limitare ad uno o due figli la loro prolificazione, viene da domandarmi: Questi giovani sposi sapranno presentare i loro corpi e le loro relazioni a Dio nella purità?
Queste nascite controllate e limitate saranno veramente approvate da Dio e questo risultato sarà veramente la conseguenza di una sana continenza?
Domande quasi angosciose che toccano quanto dì più intimo, quanto di più riservato esiste nella vita dei credenti e che appunto perché si riferiscono ad una zona difficilmente controllabile, rimangono domande…
La vita coniugale è connessa strettamente con la nostra vita cristiana e perciò è in relazione con la situazione spirituale di tutta la nostra comunità ed io credo che la crisi di questi giorni abbia una delle sue radici nel fallimento del ministerio matrimoniale, come credo che il fallimento del matrimonio trovi la sua sussistenza nella crisi religiosa che opprime il popolo cristiano.