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 Alla Chiesa di Filadelfia

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Mimmo
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MessaggioTitolo: Alla Chiesa di Filadelfia   Alla Chiesa di Filadelfia Icon_minitimeMer Gen 18 2023, 06:53

LA CHIESA DI FILADELFIA

"All'angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato. Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona. Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio e il mio nuovo nome. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".



INTRODUZIONE
La lettura e la meditazione di queste lettere é più che mai ricca e avvincente. Ben si esprimeva in merito il Salmista: "La legge della tua bocca per me vale più di migliaia di monete d'oro e d'argento" (Salmo 119:72).
Essa passa in rassegna tutte le situazioni che si possono immaginare e continuamente siamo confrontati con esempi da seguire o errori da evitare: "Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme" (1Pietro 2:21).
Se si vuole vivere una vita cristiana compiuta, i mezzi non mancano: basta volere ed ascoltare. La lettera alla Chiesa di Filadelfia ci parla di una Chiesa pronta per il ritorno di Gesù.

LA CITTÀ
Filadelfia era una città della costa, situata nella regione di Lidia, a sud-est di Sardi dalla quale distava circa 50 chilometri. La città era stata fondata nell'anno 154 a. C. dal re di Pergamo Attalo Filadelfo, dal quale ricevette il nome.
Fu danneggiata da diversi terremoti e distrutta nell'anno 17 dopo Cristo dallo stesso terremoto che aveva raso al suolo Sardi. L'imperatore Tiberio, grande costruttore di città, la riedificò sulle sue rovine.

Era adagiata in una fertile pianura, famosa per i suoi vigneti. Una volta era stata il grande mercato vinicolo della Frigia. A causa di ciò, Bacco, il dio del vino, aveva qui molti devoti. Non c'è da stupirsi che l'ubriachezza costituisse un problema sociale endemico in quella regione. La città dominava la valle del Cogamo e aveva alle spalle le cime montuose d'origine vulcanica, che oggi i Turchi chiamano "pozzi d'inchiostro".
Era una città dedita al commercio grazie alla sua posizione geografica, infatti si trovava all'incrocio delle strade che conducevano verso la Misia, la Lidia e la Frigia. Sebbene fosse piuttosto povera, aveva però un'importanza strategica, perché, trovandosi all'imboccatura della vallata con la strada principale per la Frigia, era un po' come la porta per il commercio fra le due regioni. Forse é per questo motivo che il Signore parla qui di una "porta aperta", perché per loro evocava un'immagine particolarmente chiara e comprensibile.
La piccola città di Filadelfia esiste tuttora, mentre le altre città dell'Asia Minore furono distrutte e di esse non rimane che un cumulo di rovine. Essa fu trattata con grazia quando i Mongoli e i Turchi invasero il paese e devastarono ogni cosa. La città porta oggi il nome turco di Allahsher, cioè "città di Dio".
Filadelfia, significa "amore fraterno", un bel nome che fu particolarmente onorato dai credenti che abitavano quella città. Al tempo degli apostoli era una delle più piccole e povere città dell'Impero Romano. Non sappiamo come abbiano conosciuto l'Evangelo ma qui il Signore aveva una piccola assemblea di credenti rimasti fedeli a Lui e alla Sua Parola.
La considerevole popolazione ebraica di Filadelfia e la presenza di una sinagoga, fu in parte la causa che diede origine alle persecuzioni contro i cristiani in quella parte dell'impero.

IL DESTINATARIO
Avviandoci alla fine di questi studi, abbiamo ormai compreso come la lettera è indirizzata al responsabile della comunità chiamato a condividerla con i credenti che gli sono stati affidati dal Signore "All'angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi..." (Apocalisse 3:7).
Tutto questo rappresenta per noi un invito ad essere attenti alla Sua voce: "E si adempie in loro la profezia d'Isaia che dice: "Udrete con i vostri orecchi e non comprenderete; guarderete con i vostri occhi e non vedrete; perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile: sono diventati duri d'orecchie e hanno chiuso gli occhi, per non rischiare di vedere con gli occhi e di udire con gli orecchi e di comprendere con il cuore e di convertirsi, perché io li guarisca". Ma beati gli occhi vostri, perché vedono; e i vostri orecchi, perché odono"! (Matteo 13:14-16).

LA DESCRIZIONE DI CRISTO
A questa Chiesa, probabilmente poco considerata per la sua esiguità numerica, il Signore si rivela in maniera particolarmente bella ed incisiva: "All'angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre" (Apocalisse 3:7).
Gesù si presenta come:

a. Il Santo
Mentre nell'Antico Testamento il Santo d'Israele è il Padre: "Allora ti celebrerò con il salterio, celebrerò la tua verità, o mio Dio! A te salmeggerò con la cetra, o Santo d'Israele"! (Salmo 71:22).
Nel Nuovo Testamento è riferito a Gesù. Un'ulteriore conferma della divinità di Cristo, in contrasto con i giudei che lo indicavano come un impostore. Persino i demoni riconoscono Gesù come il Santo: "Ahi! Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione? Io so chi sei: Il Santo di Dio!" (Luce 4:34).

I discepoli, pur essendo di religione ebraica, paragonarono Gesù a YHWH: "Simon Pietro gli rispose: "Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Giovanni 6:68,69).
In questo caso Gesù Cristo si presenta come l'immutabile, destinato a manifestare le perfezioni assolute di Dio. In Lui c'è purezza assoluta e se diventa il nostro modello e l'oggetto della nostra contemplazione, parteciperemo alla Sua gloria.

b. Il Veritiero
Questa presentazione non ricorda soltanto che Gesù é portatore della verità la quale libera e illumina, ma é la caratteristica stessa della sua persona: "Gesù gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14:6).

Lo stesso nome è invocato dai martiri: "Essi gridarono a gran voce: "Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?" (Apocalisse 6:10).
Di fronte a questa presentazione é doveroso sottolineare le implicazioni pratiche di quest'aspetto della persona del Figlio di Dio. Non si può affermare che egli é "il Veritiero" e poi aver fiducia o prestare attenzione alle affermazioni umane piuttosto che alla Sua Parola. Questa è contraddizione ed incoerenza. É il caso di ricordare le parole di Gesù: "Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona" (Matteo 6:24).
L'unico modo per sfuggire a questa terribile prospettiva consiste nello stare dalla parte del "Veritiero", altrimenti saremo ingannati dal "padre della menzogna": "Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna. A me, perché io dico la verità, voi non credete" (Giovanni 8:44,45).

c. Colui che ha la chiave di Davide
Quest'espressione é tratta da un testo dell'Antico Testamento dove Dio afferma che Eliakim succederà a Sebna: "Così parla il Signore, Dio degli eserciti: "Va' a trovare questo cortigiano, Sebna, prefetto del palazzo e digli: Che hai tu qui e chi hai tu qui, che ti sei fatto scavare qui un sepolcro? Scavarsi un sepolcro in alto! ...Lavorarsi una dimora nella roccia!... Ecco, il Signore ti lancerà via con braccio vigoroso, farà di te un gomitolo, ti farà rotolare, rotolare, come una palla sopra una spaziosa pianura. Laggiù morirai, laggiù saranno i tuoi carri superbi, o vergogna della casa del tuo Signore! Io ti scaccerò dal tuo ufficio e tu sarai buttato giù dal tuo posto! In quel giorno, io chiamerò il mio servo Eliachim, figlio di Chilchia; lo vestirò della tua tunica, gli allaccerò la tua cintura, rimetterò la tua autorità nelle sue mani; egli sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per la casa di Giuda. Metterò sulla sua spalla la chiave della casa di Davide; egli aprirà e nessuno chiuderà; egli chiuderà e nessuno aprirà" (Isaia 22:15-22).
In questo testo, la chiave è l'autorità del prefetto del palazzo (v.21). Cristo ha più che questo. Egli ha la chiave di Davide in altre parole, la piena autorità sulla casa di Dio. Del resto quando diamo le chiavi di casa a qualcuno, non significa che gli diamo l'autorità di entrare in essa? Già nel primo capitolo dell'Apocalisse viene riproposta questa figura: "Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli e tengo le chiavi della morte e del soggiorno dei morti" (Apocalisse 1:18).
Questo ci fa comprendere che a Gesù è affidata l'autorità suprema: "E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: "Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra" (Matteo 28:18).

Colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre
Come abbiamo visto, chi ha le chiavi detiene l'autorità ma qui il Signore ricorda che la Sua potenza e la Sua autorità sono incontrastate. Quando decide una cosa, nessuno può opporsi. In questa citazione delle parole di Isaia vi é l'anticipazione di quello che Gesù dirà a proposito della Chiesa e cioè che le "porte dell'Ades non la potranno vincere": "E anch'io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte del soggiorno del morti non la potranno vincere" (Matteo 16:18).
Cristo è così presentato come Colui che ha piena autorità sulla casa e quindi sul regno di Dio. Egli ha autorità di aprire l'entrata nel regno e quella di chiuderla giacché Lui e nessun altro, stabilisce le condizioni dell'entrata nel Suo regno e giudica in modo infallibile circa il loro adempimento o inadempimento da parte degli individui. Per questo la Scrittura dice che solo Dio conosce quelli che sono Suoi: "Tuttavia il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: "Il Signore conosce quelli che sono suoi" (2Timoteo 2:19).

L'ELOGIO
I credenti facenti parti di questa Chiesa, non possono che essere elogiati: "Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome" (Apocalisse 3:Cool.
L'elogio alla Chiesa di Filadelfia, parte da una verità indiscussa: "IO CONOSCO". Mentre l'uomo guarda all'apparenza, giudica per quello che vede e tante volte lo fa sotto una spinta emozionale o magari perché influenzato da altri, Gesù invece è il solo, l'unico a poter dire con assoluta certezza: "IO CONOSCO". La sua conoscenza comprende passato, presente, futuro, Egli non ha bisogno di suggerimenti umani: "Ma Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti e perché non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull'uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell'uomo" (Giovanni 2:24,25).

In conformità a quest'onniscienza, il Cristo può fare dichiarazioni assolutamente valide e autorevoli e Filadelfia fra le sette Chiese, é la più Iodata da Cristo Gesù. Egli loda i cristiani di Filadelfia per le loro "opere". Esse non sfuggono al Suo sguardo e sono preziose per il Suo cuore. Quali erano queste opere? Il fedele annuncio dell'Evangelo: "Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere" (Apocalisse 3:Cool.
La Chiesa di Filadelfia, pur essendo composta da pochi credenti, è motivata dal solo desiderio di evangelizzare e il Signore dà loro l'opportunità di compiere quest'opera presso i pagani ed i Giudei della città e della regione, un'opera missionaria che gli avversari non potranno impedire. Ecco la porta aperta. Questa figura non è nuova nel Nuovo Testamento ed indica sempre occasioni di testimonianza e di diffusione del Vangelo: "Giunti là e riunita la Chiesa, riferirono tutte le cose che Dio aveva compiute per mezzo di loro, e come aveva aperto la porta della fede agli stranieri" (Atti 14:27).
Paolo più volte usa nei suoi scritti l'immagine di porte aperte, riferendole alla Parola di Dio e all'evangelizzazione:

- 2Corinzi 2:12: "Giunto a Troas per il vangelo di Cristo, una porta mi fu aperta dal Signore".
- Colossesi 4:3: "Pregate nello stesso tempo anche per noi, affinché Dio ci apra una porta per la parola, perché possiamo annunziare il mistero di Cristo, a motivo del quale mi trovo prigioniero".
- 1Corinzi 16:8,9: "Rimarrò a Efeso fino alla Pentecoste, perché qui una larga porta mi si è aperta a un lavoro efficace e vi sono molti avversari".

É necessario recuperare questa visione. Spesso si pensa che possono evangelizzare le Chiese numerose, che sono "forti" e possono contare su molti partecipanti. Ma il Nuovo Testamento insegna che il Signore si serve di coloro che sono fedeli e che sanno perseverare nonostante le contrarietà. Del resto quelle che oggi noi chiamiamo grandi comunità, un tempo erano piccole ma sono diventate numerose perché quei pochi, che avevano poca forza, avevano scoperto il segreto di confidare nel Signore il quale apriva le porte. Questo Egli fa ancora oggi, a favore di coloro che desiderano evangelizzare, animati dallo stesso desiderio del Maestro, dell'apostolo Paolo e dei credenti di ogni tempo: "Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo! Se lo faccio volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è sempre un'amministrazione che mi è affidata" (1Corinzi 9:16-17).
Quando si adoperano le manovre umane per promuovere l'opera di Dio, le cose non vanno mai a buon fine! Il Signore desidera realizzare il Suo progetto, proprio con coloro che lo seguono e gli sono fedeli. Queste parole non sono soltanto per i cristiani di Filadelfia, ma per tutti noi. Forse, di fronte allo spiegamento del potere umano, siamo tentati di obbiettare, di affermare che "abbiamo poca forza" e di somigliare a:

- Mosè: Esodo 4:10: "Mosè disse al Signore: "Ahimè, Signore, io non sono un oratore; non lo ero in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; poiché io sono lento di parola e di lingua".
- Isaia 6:5: "Allora io dissi: "Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il Signore degli eserciti!"
- Geremia 1:1-10: "Parole di Geremia, figlio di Chilchia, uno dei sacerdoti che stavano ad Anatot, nel paese di Beniamino. La parola del Signore gli fu rivolta al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, l'anno tredicesimo del suo regno e al tempo di Ieoiachim, figlio di Giosia, re di Giuda, sino alla fine dell'anno undicesimo di Sedechia, figlio di Giosia, re di Giuda, fino a quando Gerusalemme fu deportata, il che avvenne nel quinto mese. La parola del Signore mi fu rivolta in questi termini: "Prima che io ti avessi formato nel grembo di tua madre, io ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, io ti ho consacrato e ti ho costituito profeta delle nazioni". Io risposi: "Ahimé, Signore, DIO, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo". Ma il Signore mi disse: "Non dire: "Sono un ragazzo", perché tu andrai da tutti quelli ai quali ti manderò e dirai tutto quello che io ti comanderò. Non li temere, perché io sono con te per liberarti", dice il Signore. Poi il Signore stese la mano e mi toccò la bocca; e il Signore mi disse: "Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca. Vedi, io ti stabilisco oggi sulle nazioni e sopra i regni, per sradicare, per demolire, per abbattere, per distruggere, per costruire e per piantare".

Qual è il segreto per essere una Chiesa come Filadelfia? Nelle parole di Gesù vi è la risposta: "Pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome". Serbare la Parola di Dio. Ai nostri giorni molti affermano di essere fedeli alla Parola, ma quanti la serbano integralmente, senza aggiungere, né togliere nulla? La prova del nostro amore per il Signore viene data con l'ubbidienza. Gesù ha detto: "Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama". La parola del Signore è una parola di verità perché proviene da Dio. Chiediamoci: "Che valore ha la Parola di Dio per noi? È la cosa più importante? Dipendiamo da Essa per vivere come il Signore vuole? Siamo disposti dopo averla letta ad ubbidire"?: "Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città" (Deuteronomio 6:6-9).
I credenti di Filadelfia, oltre che serbare la Parola, non rinnegarono il nome del Signore. Il rinnegamento oltre a prevedere un'evidente confessione, a volte può essere tale anche negli atteggiamenti, nelle nostre scelte. Pietro rinnegò il Signore, fuggendo dopo il Suo arresto, seguendolo da lontano, riscaldandosi ad un "fuoco strano" e poi, per tre volte, ai fatti seguirono le parole. Restiamo fedeli al Signore: "Ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: "Siate santi, perché io sono santo" (1Pietro 1:15,16).
Solo se la Parola di Dio è in noi potremo esprimerci con fiducia: "Anima mia, avanti, con forza" (Giudici 5:21).

IL RIMPROVERO
Non vi é il benché minimo indizio di rimprovero a questa Chiesa! È molto importante per noi riconoscere le caratteristiche principali di questa comunità che il Signore ha tenuto in così gran pregio ed imitarla.

L'ESORTAZIONE
Filadelfia viene esortata dal Signore: "Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato. Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona" (Apocalisse 3:9-11).
Abbiamo tre tipi di esortazione:

Prima esortazione: "Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato" (Apocalisse 3:9).
È un'esortazione a perseverare anche in mezzo a grosse difficoltà ed alla persecuzione ad opera dei Giudei, che nutrivano un intenso odio verso i credenti. A Filadelfia come a Smirne, sono questi i nemici più tenaci. Se fossero come Natanaele "Israeliti senza frode", se fossero imitatori di Abramo che "salutò da lontano" il giorno di Cristo, essi crederebbero nel Messia e si unirebbero al popolo del Signore. Le parole sono prese in prestito da Isaia: "I figli di quelli che ti avranno oppressa verranno da te, abbassandosi; tutti quelli che ti avranno disprezzata si prostreranno fino alla pianta dei tuoi piedi" (Isaia 60:14).
È lungi dal Signore, voler stabilire qui la sottomissione dovuta ai prelati per una loro intrinseca eccellenza o l'incondizionata obbedienza nel discepolato come insegna il movimento di Restaurazione.
In merito a questo versetto, esistono diversi pensieri:

- Si tratta dei futuri discepoli ebrei che passeranno dall'Israele terrena a quella celeste con umiltà e sottomissione.
- Si tratta di giudeo-cristiani che avevano abbandonata la convinzione che anche i gentili convertiti dovevano osservare la legge di Mosè o di gentili che avevano accettato il giudaesimo. Certamente si tratta di religiosi che "dicono d'essere giudei e non lo sono". Il problema era tanto grande che Ignazio d'Antiochia scrisse poi a questa Chiesa: "Se qualcuno v'introduce al giudaesimo non accettatelo. È meglio, infatti, udire il cristianesimo da un giudeo circonciso che il giudaesimo da un incirconciso".

Inoltre il momento storico del "prostrarsi" è diversamente interpretato:

1. All'epoca.
2. Quando i Giudei si convertiranno in massa, invece che i Gentili al giudaesimo.
3. Al Millennio: "Perché tu hai serbato la parola della mia costanza anch'io ti guarderò dall'ora del cimento che ha da venire su tutto il mondo, per mettere alla prova quelli che abitano sulla terra".

Come per le città menzionate in precedenza, anche a Filadelfia il Signore aveva una Chiesa che era l'oggetto della Sua attenzione e del Suo amore: "Riconosceranno che io ti ho amato". Tutto ciò é consolante. Che la località in cui abitiamo, sia importante o meno dal punto di vista economico o politico, non siamo mai soli come ricordò un giorno l'apostolo Pietro: "Ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito" (Atti 10:35).

Seconda esortazione: "Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra" (Apocalisse 3:10).
Pur nella loro sofferenza, i credenti di Filadelfia tenevano fissi gli occhi su Gesù ed erano stati costanti fino alla fine, dando il giusto valore all'esortazione del Signore. Ecco il segreto di una Chiesa fedele al Signore: "La costanza nei momenti di difficoltà". Gesù esorta ogni credente alla costanza: "Con la vostra costanza salverete le vostre vite" (Luca 21:19).

L'apostolo Paolo parla di costanza: "In ogni cosa raccomandiamo noi stessi come servitori di Dio, con grande costanza nelle afflizioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle percosse, nelle prigionie, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni" (2Corinzi 6:4,5).
Filadelfia ascoltò quest'incoraggiamento da parte del Signore. Saremo noi sensibili come loro?: "Infatti avete bisogno di costanza, affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate quello che vi è stato promesso. Perché: "Ancora un brevissimo tempo e colui che deve venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto vivrà per fede; e se si tira indietro, l'anima mia non lo gradisce" (Ebrei 10:36-38).
Per questo Cristo promette loro di proteggerli, nell'ora della tentazione che non va intesa solo in senso personale. L'ora del cimento sarebbe non solo la persecuzione con Domiziano o con l'imperatore romano Traiano ma anche quella dell'imminente venuta del Signore (Grande tribolazione). Infatti l'espressione: "Anch'io ti guarderò da...", significa letteralmente: "Proteggere qualcuno da qualcosa".

Secondo la maggiorparte dei commentatori biblici, in queste parole si parla del periodo più triste della storia dell'umanità chiamato "Grande tribolazione".
L'"ora" da cui devono essere preservati i credenti, sarà inevitabile per tutti gli abitanti della terra. Il cimento si riferisce al giorno del Signore, la settantesima settimana di Daniele, i sette anni della Grande Tribolazione che si abbatterà sulla terra. La promessa riguarda la venuta di Cristo per i Suoi e il conferimento del premio ai cristiani, chiamati vincitori.
Qui abbiamo la promessa che la Chiesa non passerà attraverso la "tribolazione", ma sarà rapita prima che questa abbia inizio: "Come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente" (1Tessalonicesi 1:9,10).
Sarà un periodo di sofferenza senza precedenti. Nel Suo sermone profetico, Gesù dette qualche accenno sull'intensità di tale sofferenza: "Perché allora vi sarà una grande tribolazione, quale non v'è stata dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati" (Matteo 24:21,22).
Geremia nel suo libro ne parla: "Ahimè, perché quel giorno è grande; non ce ne fu mai altro di simile; è un tempo di angoscia per Giacobbe; ma tuttavia egli ne sarà salvato" (Geremia 30:7).
Perciò le parole "io ti preserverò dall'ora della tentazione", costituiscono una incoraggiante promessa.

Terza esortazione: "Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona" (Apocalisse 3:11).
Il testo è simile a quello conclusivo del libro: "Ecco, sto per venire e con me avrò la ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere" (Apocalisse 22:12).
Negli Evangeli ed anche nelle epistole, è preferito il termine "ritornerà", mentre nel libro dell'Apocalisse, "io vengo presto", come a voler porre l'accento sull'imminente ed improvviso Suo ritorno. Per il mondo verrà come un ladro di notte ma per i credenti fedeli e costanti, è la beata speranza: "Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata e ci insegna a rinunziare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù" (Tito 2:11-13).
La speranza della seconda venuta di Cristo é, per la Chiesa di Filadelfia, anche un incoraggiamento a conservare gelosamente quello che avevano ricevuto da Cristo. In questo, essi non dovevano mostrarsi negligenti. In tutte le Chiese di ogni tempo questa diligenza e fedeltà renderà ai credenti una posizione stabile e sicura.
L'espressione "tieni fermamente", ci rende l'idea di una cosa che "è stata afferrata e non vi è più il desiderio di lasciarla". Gesù sta per tornare con la Sua ricompensa, cioè per dare le corone a quelli che sono rimasti fedeli. Questo c'insegna quanto sia importante vigilare e stare vicini al Signore.



LA PROMESSA
Per la Chiesa di Filadelfia e non potrebbe essere altrimenti, vi è una promessa: "Chi vince..." (Apocalisse 3:12).
La promessa è solo per chi vince, il che ci fa comprendere che ci saranno degli sconfitti rappresentati da tutti coloro che non avranno accettato il sacrificio di Gesù e da tutti coloro che pur avendolo ricevuto, ne hanno fatto poca stima: "Infatti, se la parola pronunziata per mezzo di angeli si dimostrò ferma e ogni trasgressione e disubbidienza ricevette una giusta retribuzione, come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza"? (Ebrei 2:2,3).
Dio ci aiuti ad essereGli fedeli e costanti per essere fra i vincitori. Il Signore garantisce al credente vincitore, che farà di lui:

A. Colonna nel tempio di Dio: "Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più" (Apocalisse 3:12).
Per aggiungere un ulteriore incoraggiamento, il Signore alza il velo sull'aldilà. Abbiamo visto che la città di Filadelfia era costruita su una zona sismica, instabile.
I resti di Filadelfia si presentano oggi con un aspetto tipico: le rovine sono decadenti e le colonne spezzate. Senza dubbio l'accenno alle colonne fatto del Signore in Apocalisse va visto in questo contesto. Per contrasto, i credenti fedeli saranno "una colonna nel tempio di Dio" ove abiteranno stabilmente.

Già oggi i credenti sono definiti dalla Scrittura, "il Tempio dello Spirito Santo", mentre la Chiesa é chiamata ad essere colonna della verità: "Affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità" (1Timoteo 3:15).
Alcuni, già dal periodo apostolico erano reputati colonne: "Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi" (Galati 2:9).
Alla luce di ciò, comprendiamo che la promessa contenuta in questa lettera, preannuncia che nell'eternità avremo una funzione insostituibile. Sarà la completa e perfetta realizzazione dei progetti amorevoli di Dio. Riceveremo il più alto onore e riconoscimento che si possa ambire: "Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:21).

Nell'eternità ogni redento che avrà combattuto in modo da riportare il premio avrà una diversa ricompensa e posizione. La parabola delle mine lo insegna: "Si presentò il primo e disse: "Signore, la tua mina ne ha fruttate altre dieci". Il re gli disse: "Va bene, servo buono; poiché sei stato fedele nelle minime cose, abbi potere su dieci città". Poi venne il secondo, dicendo: "La tua mina, Signore, ha fruttato cinque mine". Egli disse anche a questo: "E tu sii a capo di cinque città" (Luca 19:16-19).
Nell'eternità non ci sarà più la precarietà terrena. È affermato: "Non ne uscirà mai più". È la perfezione assoluta.

B. Scriverà su di lui, il nome di Dio: "Scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio e il mio nuovo nome" (Apocalisse 3:12).
Quando il Signore dice che scriverà sui Suoi santi "il nome di Dio", si può pensare come un'allusione al fatto che, dopo il terremoto, la città venne ricostruita dall'Imperatore Tiberio e da allora ventre chiamata Neocesarea, in onore dello stesso imperatore. Successivamente con Nerone divenne Filadelfia e Flavia coi Flavi. Scrivere il nome era dunque segno di appartenenza, come a voler dire: "Questo è mio, mi appartiene". Ecco quello che farà il Signore per noi. Vuole che siamo Suoi per l'eternità: "Ma ora così parla il Signore, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio" (Isaia 43:1).
Sarà così dichiarata la nostra appartenenza esclusiva a Dio perché porteremo il suo "nuovo nome". Ricordiamo che è detto dei 144 mila, che avevano il Suo nome e il nome di Suo Padre scritto sulle loro fronti: "Poi guardai e vidi l'Agnello che stava in piedi sul monte Sion e con lui erano centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla fronte" (Apocalisse 14:1).

Il libro dell'Apocalisse, si conclude con la certezza di appartenere al Signore per tutta l'eternità. Vedremo la Sua faccia e porteremo il Suo nome scritto sulla fronte: "Poi mi mostrò il fiume dell'acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l'albero della vita. Esso dà dodici raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell'albero sono per la guarigione delle nazioni. Non ci sarà più nulla di maledetto. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello; i suoi servi lo serviranno, vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte" (Apocalisse 22:1-4).
Queste promesse terminano con il consueto richiamo che, lungi dall'essere una formalità, ci mostra quanto sia importante ascoltare, onde seguire le orme di questa Chiesa fedele ed attiva: "Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Apocalisse 3:13).
Si entra in comunione con Lui solo tramite l'ascolto: "Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti! Porgete l'orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete" (Isaia 55:2,3).

L'APPLICAZIONE PROFETICA: LA CHIESA PRONTA AL RAPIMENTO (dal 1700 al ritorno di Cristo)
Coloro che interpretano le lettere quali altrettanti periodi della Chiesa negli anni, ritengono la Chiesa di Filadelfia, figura della "Chiesa missionaria", dell'evangelizzazione dove l'amore fraterno, da cui la città profeticamente prese il nome, rappresenta il periodo dei grandi risvegli missionari: Whitefield, il metodismo dei Wesley, Charles Finney, William Carey, William Booth e l'Esercito della salvezza, Hudson Taylor, D. Moody, C.H. Spurgeon, R.A. Torrey, A.J.Gordon, A.B.Simpson...fino al movimento Pentecostale classico: "La pioggia dell'ultima stagione" (Giacomo 5:7).
Molti sono convinti che si tratti dell'attuale periodo storico, viste le eccezionali ed inimmaginabili opportunità missionarie: cadute dei regimi totalitari e materialisti dell'Est e l'apertura di alcuni paesi mussulmani.
Il carattere missionario di questa Chiesa è ancora presente nel mondo e vi sarà fino al rapimento. Per questa ragione Filadelfia rappresenta la Chiesa pronta al rapimento.

CONCLUSIONE
In Filadelfia troviamo i credenti della fine, coloro che, in mezzo all'iniquità crescente della cristianità professante e poco prima del suo declino totale, trovano il loro rifugio nella Persona e nella Parola del Signore Gesù, il Figlio di Dio e Gli sono fedeli pur avendo poca forza ed essendo in pochi. É l'ultimo chiaro splendore della testimonianza del Signore nella cristianità professante, prima che il Signore venga a rapire la Sua Sposa. l'insieme dei veri credenti sulla terra, come rapì il vivente Enoc nel cielo, prima del diluvio. Dopo il rapimento, il Signore ci separerà completamente dalla tiepida e morta cristianità che Egli "vomiterà dalla sua bocca", com'è scritto nell'ultima delle sette lettere indirizzata alla Chiesa di Laodicea.
La lettera alla Chiesa di Filadelfia, oltre a donarci la visione di una Chiesa fedele del primo secolo, diviene una proposta di vita per i credenti di tutte le età che vogliono vivere nella fedeltà e nel servizio nell'attesa del ritorno di Gesù.
La domanda sorge spontanea: "Sei tu pronto al ritorno di Gesù"?

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