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Il Nuovo Testamento
Il Nuovo Testamento Presen10
Fredy Gfeller

IL NUOVO TESTAMENTO comprende:

a. Gli Evangeli
Gli evangeli sono quattro, e descrivono la vita del Signore Gesù. La ripetizione di certi fatti ne sottolinea l’importanza, mentre le varianti di alcuni racconti ci fanno scoprire degli aspetti differenti, che altrimenti sarebbero sconosciuti. Come una registrazione stereofonica rende più completa l’audizione di un branomusicale, così i diversi aspetti della vita, della persona e dell’opera del nostro diletto Salvatore ci sono riferiti sotto angolazioni diverse per permetterci di afferrare l’infinito del suo Essere. Le differenze non sono contraddizioni, ma sono volute dallo Spirito di Dio per rendere meglio visibili le glorie molteplici del Signore Gesù.

Possiamo notare brevemente il diverso carattere dei quattro vangeli:
— In Matteo il Signore Gesù è visto come re, Messia d’Israele, ma rigettato dal suo popolo.
— In Marco il Signore Gesù è il servitore di Dio, consacrato a Lui fino a dare la sua propria vita in perfetta ubbidienza.
— In Luca Gesù è visto come uomo, che assume la nostra stessa natura, escluso il peccato.
— In Giovanni, invece, è il Figlio di Dio che porta l’amore e la verità.

A questi quattro caratteri si ricollegano molti titoli dati a Gesù Cristo, come pure il significato simbolico di parecchi ordinamenti della legge.

b. Gli Atti degli apostoli
Il libro degli Atti (o dei Fatti), scritto da Luca e strettamente collegato al suo evangelo, è la narrazione della storia della Chiesa al suo inizio.

Il ministerio degli apostoli non fu che la continuazione di quello del Signore, come disse Egli stesso: «Chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, poiché io me ne vado al Padre» (Giovanni 14:12).

L’avvenimento principale di questo libro è il dono dello Spirito Santo. Fu proprio per mezzo della Sua potenza che gli apostoli, un tempo discepoli timorosi, hanno potuto predicare arditamente l’evangelo e compiere dei miracoli. Nei dodici primi capitoli ci è presentato soprattutto il ministerio di Pietro; a partire dal tredicesimo capitolo quello di Paolo.

Secondo l’ordine dato da Gesù, la Parola è presentata prima ai Giudei, poi ai Samaritani, poi alle altre nazioni. L’apostolo Paolo fu l’inviato del Signore per annunziare alle nazioni pagane la buona notizia della salvezza, e questo eccitò la collera dei Giudei che provocarono ovunque violente persecuzioni contro di lui.

Il carattere storico del libro degli Atti non è la cosa più importante. Oltre ai messaggi diretti, l’esempio della fede di quei primi credenti e la loro fedeltà sono un prezioso insegnamento per noi. Come nei Vangeli, parecchi racconti degli Atti hanno un senso simbolico, con il valore di istruzione e di avvertimento. Dio rivelerà al lettore attento quello che gli vuole insegnare con questo libro.

Anche se non viviamo più in quel periodo di sviluppo e di prosperità spirituale, rimangono sempre per noi le risorse di quel tempo; basta che vi attingiamo!

c. Le Epistole
Paolo scrive: «Come un savio architetto, ho posto il fondamento... Nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù» (1 Corinzi 3:10-11). Lo Spirito di Dio ha guidato gli apostoli Paolo, Pietro, Giacomo, Giovanni e Giuda a scrivere lettere indirizzate ad assemblee, a individui, oppure, con carattere più generale, all’attenzione di tutta la famiglia di Dio. Queste lettere sono state conservate, e fanno parte delle Sacre Scritture, secondo quanto dice l’apostolo Pietro: «Il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto secondo la sapienza che gli è stata data; e questo egli fa in tutte le sue epistole... che gli uomini ignoranti e instabili torcono, come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione» (2 Pietro 3:15-16).

Tutte queste epistole hanno lo scopo di confermare la fede cristiana, ponendo il solido fondamento sulla quale essa si basa, cioè Gesù Cristo, e valorizzare la persona e l’opera del nostro Salvatore.
— Le epistole di Paolo sviluppano la dottrina riguardante la Chiesa, la sua unione con Cristo, la sua vocazione celeste, le funzioni dei suoi membri e i rapporti fra di loro.
— L’Epistola agli Ebrei non è attribuata a un autore particolare; essa si indirizza agli ebrei diventati cristiani ni per far loro conoscere l’eccellenza della Persona di Gesù e il valore della sua opera.
— Le epistole di Pietro riguardano soprattutto la nostra vita e le nostre sofferenze sulla terra e ci danno molti incoraggiamenti.
— Le epistole di Giovanni trattano della famiglia di Dio e insistono sull’amore che vi deve regnare.
— L’epistola di Giacomo ci esorta ad una manifestazione visibile della fede.
— Quella di Giuda ci avverte del pericolo dell’abbandono della fede e della verità cristiana.

Ognuna di queste epistole ha un valore permanente e non limitato a quel tempo, benché le condizioni di oggi non siano più quelle di allora. La Parola di Dio «è vivente e permanente» (1 Pietro 1:23). Dio ha pure permesso determinate circostanze, che hanno richiesto direttive speciali, perché quelle istruzioni giungessero fino a noi.

Con le Epistole, l’insegnamento dottrinale è completo e non necessita di nessuna aggiunta. «Io sono stato fatto ministro — dice l’apostolo Paolo — secondo l’ufficio datomi da Dio per voi di annunziare nella sua pienezza la Parola di Dio» (Colossesi 1:25).

d. L’Apocalisse
Il libro dell’Apocalisse ha un carattere particolare: è un libro profetico, l’unico libro profetico del Nuovo Testamento. Tale «rivelazione» (questo è il significato del termine apocalisse) è stata data all’apostolo Giovanni quand’era in esilio nell’isola di Patmo.

Il punto di partenza di questo libro è la visione gloriosa di Dio descritta nel primo capitolo. Questa visione produsse un effetto tale sull’apostolo che egli cadde come morto: il Signore si rivelò quindi a lui dicendogli: «Non temere; io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente; e fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli» (Apocalisse 1:17-18). Dopo queste parole confortanti, gli disse: «Scrivi dunque le cose che hai vedute, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito» (vers. 19). Questa dichiarazione è la chiave per la comprensione dell’Apocalisse: «le cose che hai vedute» sono quelle del primo capitolo; «quelle che sono» sono contenute nei capitoli 2 e 3, dove abbiamo le lettere indirizzate a sette assemblee dell’Asia, un quadro notevole della storia della Chiesa sulla terra; «Le cose che devono avvenire in seguito» è il resto del libro, a partire dal capitolo 4, in cui leggiamo al v. 1: «Sali qua ed io ti mostrerò le cose che debbono avvenire da ora innanzi».

Per non aver compreso questa divisione dell’ Apocalisse, parecchi commentatori si sono sviati nelle loro interpretazioni, applicando al periodo trascorso e all’epoca attuale quegli avvenimenti che sono invece annunciati per il tempo in cui la Chiesa non sarà più sulla terra, quindi un tempo che deve ancora venire.

I capitoli 4 e 5 descrivono simbolicamente le scene celesti che si svolgeranno dopo che, secondo la Sua promessa, i suoi riscattati saranno stati introdotti nel soggiorno glorioso della «casa del Padre suo». I capitoli 6 a 18 ci mostrano, con vari quadri simbolici, l’esecuzione dei giudizi divini sul mondo. Questo sarà allora il teatro di sconvolgimenti sociali, politici ed economici senza precedenti. A partire dal capitolo 19 abbiamo la descrizione della vittoria finale di Gesù Cristo e l’instaurazione di un regno di giustizia e di pace.

Con la menzione del giudizio finale, a partire dal capitolo 20, abbiamo l’inizio dello stato eterno, definitivo ed immutabile. Per i salvati ci saranno i nuovi cieli e la nuova terra, ma per i perduti ci sarà lo stagno di fuoco, la «seconda morte». Un appello solenne risuona ancora alla fina di questo libro, e rivolge oggi ad ogni uomo: «Chi ha sete venga: chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita» (Apocalisse 22:17).

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