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| | Le conseguenze sul peccato di R. Bracco | |
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Mimmo Admin
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| Titolo: Le conseguenze sul peccato di R. Bracco Mer Mar 15 2023, 04:42 | |
| Tutto nell'universo ubbidisce ad una legge di causa e quindi è logico che anche il peccato che è una entità causata produca a sua volta un effetto conseguente.
Le parole di Giacomo sembrano esprimere vivamente questo concetto: "... La concupiscenza, avendo concepito, partorisce il peccato; e il peccato, essendo compiuto, genera la morte" (Giacomo 1:15).
Il peccato produce una conseguenza e questa conseguenza è la morte. Questa conclusione corrisponde perfettamente alla dichiarazione di Dio ad Adamo: "Nel giorno che tu ne mangerai, tu morrai...".
Il dubbio però che ha tormentato gli studiosi di tutti i secoli è costituito dal significato del termine "morte".
Il peccato produce la morte nel senso fisico o soltanto la morte nel senso spirituale?
La trasgressione di Adamo introduce la "mortalità" o produce semplicemente la "separazione da Dio"?
Alcuni propendono per la prima tesi ed altri invece difendono appassionatamente la seconda tesi; cioè alcuni ritengono che il peccato costituisca perdita dell’immortalità ed altri, invece, sostengono che il peccato produce la distruzione delle realtà eterne dello Spirito, nell'uomo.
I primi quindi pongono la "morte", alla quale sono sottoposti tutti gli uomini, in relazione al peccato di Adamo che era stato creato da Dio immortale. I secondi fanno invece notare che Caino non morì in conseguenza del suo peccato, e perciò la sentenza divina deve essere intesa in senso spirituale. La morte fisica, sostengono costoro, era già prevista nel piano di Dio perché "l'uomo era stato tratto dalla polvere e doveva ritornare in polvere" (Gen. 3:19).
Noi riteniamo che in ambedue queste tesi è contenuta una parte di verità, ma nessuna delle due è perfettamente vera.
L'uomo è stato tratto dalla polvere, ma questo non impone che egli "dovesse ritornare in polvere". Le cose che sono state tratte dal nulla, infatti, non ritornano nel nulla e la scienza ci da ragione quando dichiara: "nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto nell'universo si trasforma. Come le cose create dal nulla non erano destinate a tornare nel nulla, così neanche l'uomo che era stato formato dalla polvere era destinato a ritornare in polvere.
La scienza medica è d'accordo con noi nel dichiarare che un organismo umano potrebbe essere immortale se ubbidisse regolarmente a tutte le leggi di rinnovamento e di reintegrazione che sono state poste da Dio in esso. In altre parole, un organismo umano potrebbe ricuperare continuamente le forze che consuma e rinnovare costantemente gli organi affaticati, se possedesse in se stesso l'equilibrio col quale Iddio lo ha creato.
L'organismo si consuma e crolla perché una causa esterna ha turbato e turba l'equilibrio dei suoi apparati e dei suoi sistemi e questa causa è il peccato.
Ormai anche i medici più scettici sono obbligali ad ammettere che tutte le malattie hanno, in maniera diretta o in maniera remota, una origine morale.
Quindi il fatto che Adamo non morì nell'ora che consumò il suo peccato non ci dimostra affatto che egli era "già mortale" e che fu colpito unicamente da una morte intesa in senso spirituale o addirittura simbolico.
Adamo, nel momento stesso che disubbidì all'ordine divino, perse la vita. La morte che si manifestò in lui s'irradiò dall’interno all'esterno, si manifestò cioè prima la morte interiore e solo più tardi quella esteriore dell’organismo, che può essere appunto definita: un sintomo esterno di una realtà interiore.
Fra la morte spirituale e la morte fisica esiste, una relazione diretta, come quella che esiste fra l'anima ed il corpo e quindi la conseguenza del peccato è la morte intesa nel pieno significato di questa parola.
La morte spirituale è separazione dalla "vita spirituale"; la morte fisica è separazione dalla vita fisica sensitiva.
La morte spirituale precede la morte fisica, come la resurrezione spirituale precede la resurrezione fisica (Corinzi 15:26).
La morte si è manifestata dall'interno all'esterno ed anche la vita si manifesta e si manifesterà dall'interno all'esterno. Possiamo perciò ripetere che la conseguenza diretta del peccato è la morte che include in se stessa ogni assenza di vita. Il peccato ha generato la morte, e genera sempre la morte. In seguito esamineremo il problema definito "del peccato mortale", ma sin da ora possiamo anticipare che qualsiasi manifestazione di peccato ha come conseguenza diretta la morte. L'Apostolo Giovanni, infatti, così si esprime nella sua prima epistola: "Se alcuno vede il suo fratello commettere peccato che - non sia a morte -, preghi Iddio, ed Egli gli - donerà la vita-" (1° Giovanni 5:16).
Questa precisa affermazione ci fa conoscere che anche coloro che commettono un peccato che non è a morte, perdono, in conseguenza del peccato, "la vita".
Stabilito che la conseguenza del peccato è la morte, possiamo ora esaminare alcuni aspetti di questa tragica e terrificante realtà.
Il primo e più impressionante carattere della morte è rappresentato dal giudizio divino.
La vita è benedizione, la morte è maledizione e giudizio. La conseguenza del peccato perciò è il giudizio di Dio.
Non possiamo negare che nel mondo morale e nel mondo spirituale non esistono zone intermedie: c'è il bene ed il male; l'errore e la verità; la morte e la vita. Colui che non si trova in Dio si trova contro Dio e quindi sotto il giudizio di Dio. Abbiamo già visto infatti che il peccato può essere costituito sia da una azione attiva e sia da una azione passiva, ma nell'uno e nell'altro caso rappresenta sempre un'azione che cade sotto il giudizio di Dio.
Iddio giudica e condanna il peccato; lo condannò in Adamo e lo condanna in tutti coloro che lo consumano perché il peccato provoca inesorabilmente il giudizio divino.
Il mondo è già giudicato e vive sotto il giudizio perché ha accolto il peccato e lo ha elevato a sistema ponendolo sopra il trono della gloria umana e, individualmente, gli uomini che operano il peccato, attirano sopra loro stessi, come risultato naturale delle proprie azioni, un giudizio personale.
Il giudizio può essere considerato come un aspetto della morte che consegue al peccato, ma esso non esaurisce la personalità di questo terribile effetto. Anche il dolore e la malattia rappresentano infatti aspetti diversi della "morte" e perciò anche il dolore e malattia vivono nel seno dell'umanità come conseguenza del peccato.
Il peccato ha turbato gli istinti puri dell'uomo; ha prodotto uno squilibrio nella sua vita morale e nella sua vita organica; quelle che erano, nell'individuo, fonti di energia e di salute, sono state trasformate in potenze disordinate e disgregatrici. L'uomo ha incominciato ad essere diviso in se stesso in parti contrarie (Matteo 12:25) ed è caduto nella fragilità e nella malattia.
Mentre questo turbamento della personalità umana ha spalancato la porta a tutte le malattie, l'esercizio del peccato ha anche messo gli uomini in lotta ad oltranza, fra di loro ed ha, per riflesso, aperta la strada a tutti i dolori.
Gli istinti puri posti da Dio nell'individuo garantivano il godimento equo e pacifico di tutte le dovizie della Provvidenza, mentre il turbamento di essi non poteva che portare guerre, odi, gelosie , egoismo, sensualità, cupidigia.
Iddio ha creato ricchezze immense bastanti ad assicurare il benessere di tutte le sue creature, ma il peccato ha trasformato questi tesori di gioie in dolori e lagrime.
Anche i dolori più spiccioli della vita possono essere riguardati come una conseguenza del peccato, e se è vero che malattia e lagrime vengono frequentemente usate da Dio come una medicina per guarire il peccato (1° Corinzi 11:30), è vero soltanto in conseguenza del fatto che anche in natura il veleno può essere usato come antiveleno.
Riepilogando, ricordiamo quindi che quando parliamo di morte come conseguenza del peccato ci riferiamo alla separazione dalla vita nel senso più assoluto della parola, cioè alla separazione da Dio nel quale c’è vita esuberante (Giovanni 10:10); ci riferiamo quindi al giudizio divino, al dolore, alla malattia e ci riferiamo anche, e forse potremmo dire, sopratutto all'errore, allo spavento, al dubbio...
La vita è luce e verità; la morte è tenebre ed errore. La vita è pace e serenità; la morte è spavento e turbamento. La vita è fede e confidanza; la morte è incredulità e dubbio.
La conseguenza del peccato suggella anche queste tremende realtà che vivono nel mondo e vivono negli individui; che sono apparse ieri e che compaiono ogni giorno in coloro che per il peccato si pongono contro Dio.
La creazione senza il peccato ignorava la morte; non c'era la mortalità, non c'erano le malattie, non esistevano lagrime, dolori, disordini, turbamenti, giudizio. Il peccato ha introdotto come conseguenza la morte con le sue molteplici caratteristiche e la Bibbia ci dichiara che queste terrificanti realtà negative saranno debellate definitivamente soltanto quando e dove sarà annientato il peccato.
Quando la causa sarà distrutta, le conseguenze di essa cesseranno per un processo logico e naturale (1° Corinzi 15:56; Apocalisse 21:4,27). | |
| | | | Le conseguenze sul peccato di R. Bracco | |
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