La Testimonianza Cristiana
"Voi siete la luce del mondo... risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli" (Matteo 5:14,16).
"La nostra lettera, scritta nei nostri cuori, siete voi, lettera conosciuta e letta da tutti gli uomini; è noto che voi siete una lettera di Cristo, scritta mediante il nostro servizio, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente; non su tavole di pietra, ma su tavole che sono cuori di carne" (2 Corinzi 3:2,3).
1. Cos'è un testimone?
Un testimone è una persona che ha visto e udito qualcosa di cui deve rendere conto fedelmente. Il valore della sua testimonianza è tanto più grande se colui al quale si indirizza non ha visto né udito quello di cui parla; da ciò l'importanza, per chi ascolta, d'un fedele messaggio. Testimonianza è "far apparire" con parole ed atti. Ma contraddizione tra parole ed atti annulla la testimonianza.
2. Cos'è la testimonianza cristiana?
- Il fondamento della testimonianza.
In Esodo 34, leggiamo che il volto di Mosè risplendeva perché aveva parlato con Dio per quaranta giorni. In Atti 4, i discepoli erano riconosciuti per essere stati con Gesù.
Questo era il fondamento della testimonianza di quegli uomini: essere stati con Lui.
Per rendere testimonianza, bisogna prima essere stati "nel santuario" e aver contemplato Gesù Cristo. È quello che dice l'apostolo Giovanni: "Abbiamo contemplato la sua gloria" (Giovanni 1:14). "Quel che abbiamo udito, quel che abbiamo veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato... noi lo annunciamo anche a voi" (1 Giov. 1:1-3). Così era il fondamento dell'appello di Paolo: "L'Iddio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà e a vedere il Giusto e a udire una voce dalla sua bocca. Poiché tu gli sarai... un testimone" (Atti 22:14-15).
Questa contemplazione di Cristo (II Cor. 3:18) è la base di una progressiva trasformazione a sua immagine, di uno splendore di cui il testimone stesso non si rende conto (Mosè non sapeva che il suo volto risplendesse). E noi contempliamo regolarmente la sua gloria? Lo si può fare solo con la Parola di Dio tra le mani, cercando, nelle pagine della Scrittura, tutto ciò che ci parla di Cristo e che ce Lo rivela, non come lo concepirebbe la nostra immaginazione, ma come Dio stesso ce lo fa conoscere.
Testimonianza è, prima di tutto, "risplendere", riprodurre Cristo intorno a noi: nel nostro cammino, nelle nostre attitudini, nella nostra condotta, nelle nostre parole, in tutta la nostra personalità.
Al ritorno del Signore noi saremo resi simili a Lui; che questa trasformazione possa compiersi, poco a poco, già nella nostra vita e non bruscamente, in un attimo, alla sua apparizione. Trasformazione che è anche il frutto dello Spirito che farà di noi una lettera di Cristo conosciuta e letta da tutti gli uomini.
La condotta di un testimone è essenziale. Gli uomini osservano le opere. Una donna credente guadagnerà suo marito incredulo senza la parola, ma con la sua condotta (1 Pietro 3:1).
Prima di iniziare un servizio è essenziale, per noi come per Timoteo (Atti 16:2), una buona testimonianza della nostra condotta.
Il progresso spirituale sarà anch'esso una testimonianza: "Cura queste cose e datti ad esse interamente affinché il tuo progresso sia manifesto a tutti (1 Timoteo 4:15).
E infine, la testimonianza più preziosa: "Ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga" (1 Cor. 11: 26).
- Lo scopo della testimonianza.
Lo scopo della testimonianza è duplice: glorificare Cristo, visto in noi: "ripieni di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio" (Fil. 1:11). In secondo luogo, farlo conoscere. Il Salmo 60 verso 4 dice: "Tu hai dato a quelli che ti temono una bandiera perché si levino in favore della verità" (una bandiera, per essere usata!). Il credente deve essere una lampada, il testimone del suo Signore "fino all'estremità della terra".
- Dove si esercita questa testimonianza?
Prima di tutto nella famiglia. È qui che dobbiamo manifestare sopra ogni cosa i caratteri di Cristo, essere una lampada per quelli che sono nella casa. Andrea "per primo trovò il proprio fratello" (Giov. 1:41).
In seguito, nel "radunamento" specialmente nelle relazioni d'amore fraterno verso i fratelli in Cristo: "Avendo purificato le anime vostre con l'ubbidienza alla verità... amatevi l'un l'altro di cuore, intensamente" (1 Pietro 1:22). "Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni gli altri" (Giov. 13:35). Non c'è bisogno di un segno per conoscere tali cristiani! E se si tratta di camminare come dei figli di luce, questa marcia deve essere tutta di perdono e d'amore: "Siate gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo" (Efesini 4:32); "sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi a vicenda... Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi" (Col. 3:13). Senza la reciproca sottomissione nel timore di Cristo, sorgono delle dispute che distruggono tutta la testimonianza, sia nella famiglia che nel radunamento.
Qualunque pretesa, poi, è da scartare; c'è una testimonianza collettiva da rendere, la responsabilità e il privilegio di conservare e di vivere le verità che la Parola ci ha rivelate; ma tutto questo è ben differente dalla pretesa di essere "la" testimonianza.
Infine, la testimonianza cristiana si esercita verso "quelli di fuori" (Col. 4:5). Essere una lampada che brilla affinché "quelli che entrano" vedano la luce: in mezzo a una generazione stolta e perversa, il nostro compito è brillare come dei luminari in questo mondo (Filippesi 2:15).
3. Le qualità morali d'un testimone cristiano.
Sincerità e fedeltà sono essenziali. Davide dice: "Tu ami la sincerità nell'interiore" (Salmo 51). La testimonianza delle parole deve essere confermata dai fatti: "il testimone verace salva delle vite" (Prov. 14:25). Infatti chi presenta chiaramente, senza alterarlo, il messaggio ricevuto sia esso l'evangelo o le verità concernenti il radunamento, il ritorno del Signore, il cammino cristiano, l'azione dello Spirito Santo, libera le anime dagli errori. Ma ancora bisogna ch'egli parli veramente per lo Spirito, dall'abbondanza del suo cuore, realizzando le parole dell'apostolo: "Ho creduto, perciò ho parlato". A cosa servirebbe, in un crocicchio, un cartello indicatore caduto a terra, anche se portasse scritte chiaramente le indicazioni della regione?
Un testimone deve essere anche "fermo". Gli apostoli lo furono fin dall'inizio. I versetti 19 e 20 del capitolo 4 degli Atti mostrano il loro fermo proposito di essere fedeli a Dio e di parlare delle cose che avevano visto ed udito. Saper dire "no", è una testimonianza essenziale. "No" a divertimenti, sollecitazioni, tentazioni. La fermezza è una pietra di paragone del nostro stato spirituale e delle nostre affezioni per il Signore.
La "vigilanza" di un testimone non è meno importante. Sotto l'influenza del mondo del lavoro, delle preoccupazioni, egli potrebbe addormentarsi, se non tenesse i suoi fianchi cinti e la sua lampada accesa. Senza la "santità" nella vita pratica, la testimonianza è persa. Ora, la santificazione si opera nel santuario. Ricordiamoci che il Signore "è potente da preservarci da ogni caduta" (Giuda 24).
Infine, lo "zelo" deve caratterizzare colui che si presenta come ambasciatore di Cristo (II Corinzi 5:20). "Quanto allo zelo non siate pigri... servite il Signore" è scritto in Romani 12:11. Dobbiamo avere a cuore il Signore e le anime, e non rassomigliare al "servo malvagio ed infedele" della parabola dei talenti.
Al testimone fedele il Signore darà una ricompensa: la sua approvazione: "Va bene, buono e fedele servitore, sei stato fedele in poca cosa, entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:21); e poi, la corona che accorderà a quelli in cui la sua grazia avrà operato per farne dei testimoni in un mondo di tenebre.
da : il cammino cristiano