Il perdono
(Matteo 18: 23-35)
La luce e il sale concernono particolarmente il nostro cammino individuale, ma noi siamo chiamati a vivere insieme ad altri credenti. Una testimonianza collettiva può essere realizzata soltanto se si segue l'insegnamento di Colossesi 3: 13: "...Sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi a vicenda, se uno ha di che dolersi d'un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi".
Notiamo che questa parabola segue immediatamente il versetto che ci è caro: "Dovunque due o tre son radunati nel nome mio, quivi son io in mezzo a loro". Sembra che lo Spirito di Dio si faccia premura d'attrarre la nostra attenzione sulla necessità del perdono fra fratelli, per poter realizzare praticamente Il radunamento intorno al Signore. Quanto è compromessa la testimonianza allorché dei fratelli cominciano a disputare fra loro, a ignorarsi, se non addirittura a dividersi.
"Un re volle fare i conti coi sui servi". Che accadrà quando Dio vorrà "fare i conti" con noi? Non vogliamo lasciare la sua luce lavorare le nostre coscienze e condurci a Lui, confessando le nostre colpe? Uno dei servi era debitore di diecimila talenti, debito impossibile da pagare, quand'anche ne avesse la pretesa; e quel debito gli è rimesso nella sua totalità; avrà quel servo la consapevolezza dell'immensa grazia che gli è stata fatta?
"Colui a cui poco è rimesso, poco ama" (Luca 7: 47).
Certamente, a noi non è stato perdonato poco! Ma se si dimentica la purificazione dei propri, peccati, forse perché non li si è veramente e dettagliatamente confessati al Signore, si perde di vista l'estensione della grazia. Se non si è considerato l'abisso nel quale il Signore Gesù ha dovuto discendere quando portava le nostre iniquità, più numerose dei capelli del suo capo (Salmo 40), come si capirà l'orrore che Dio ha del peccato, e la grandezza del debito che ci ha rimesso?
Dimenticare questo porta a essere duri con i propri fratelli. Poiché un altro servo gli doveva cento denari, il servo creditore lo strangolava, esigendo il pagamento, e gettandolo poi in prigione dal momento che non poteva pagare. Un fratello forse ti ha offeso e tu non lo saluti più! Hai dei motivi di risentimento contro i fratelli, e per questo non apri più bocca nell'assemblea! Ma è giusto? Il Signore Gesù non ha fatto nulla per te? E' a lui che bisogna pensare, a ciò che Egli ha fatto per noi; si potrà allora perdonare "di cuore al proprio fratello".
Notiamo che quando i servi constatano la durezza del loro compagno, non rendono pubblica la cosa, raccontandola a sinistra e a destra, ma se ne vanno e la rivelano al loro Signore!
E ricordiamoci del perfetto Modello che sulla croce poteva dire: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno".