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 Sottomissione ai conduttori e loro

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Maqqaba

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SOTTOMISSIONE AI CONDUTTORI E LORO DISCIPLINA



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1. LE QUESTIONI: Due credenti maturi, avendo opinioni non del tutto coincidenti su questo tema, si sono a lungo confrontati e, infine, hanno concordato di coinvolgermi in tale discussione, anche in vista del fatto che questo argomento fosse dibattuto su «Fede controcorrente». Qui non troviamo gli scritti di ambedue, ma solo quello di uno dei due (Nello Carri, ps.), che risponde al suo interlocutore. Tuttavia, egli cita le tesi dell’altro.

Caro fratello, la tua convinzione è che «dobbiamo obbedienza incondizionata agli anziani, anche quando sbagliano, perché sono stati scelti da Dio per pascere il suo gregge e la responsabilità è completamente loro». Hai espresso tale convinzione, citando a supporto il brano di Atti 20,28: «Badate a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi [sorveglianti N.d.R.], per pascere la chiesa di Dio…».
Ciò mi sembra condivisibile, ma solo in parte. Mi spiego meglio. Se, ad esempio, gli anziani danno disposizioni riguardo all’organizzazione di qualsiasi attività di chiesa (organizzazione del culto, evangelizzazione, discepolato, scelta dei predicatori, ecc.), vanno sicuramente obbediti. E chi eventualmente non condividesse quelle scelte, sarebbe bene che, dopo aver espresso con rispetto le sue perplessità direttamente agli anziani, decida al limite se collaborare o meno, senza però provocare polemiche; infatti, come hai detto tu, la responsabilità di quelle scelte davanti a Dio sarà solamente degli anziani.
Cosa diversa, invece, sarebbe se le disposizioni date dagli anziani riguardassero, ad esempio, questioni dottrinali, che troviamo sbagliate. Per chi non condividesse la nuova linea dottrinale proposta o imposta, la cosa si fa più seria, perché la responsabilità di professare e diffondere una dottrina, che si ritiene sbagliata, non sarà più solo degli anziani ma anche personale. Spero che tu sia d’accordo su questo punto; perché se così non fosse, non potresti più dare risposta, ad esempio, a quei cattolici che fanno la tua stessa affermazione, per motivare la loro scelta di rimanere nel cattolicesimo. In tal caso non si obbedirebbe soprattutto alla Parola, perché parlando di dottrine sbagliate, nella lettera alla chiesa di Tiatira, ad esempio, il Signore dice: «Renderò a ciascuno di voi secondo le sue opere» (Ap 2,23).
Quello, che in questo caso il fratello dissenziente dovrà fare, quindi, a parere mio, sarà per prima cosa, parlarne direttamente con gli anziani, come nel caso precedente; poi se non dovesse trovare soddisfazione, potrà scegliere se proseguire la sua partecipazione in quell’assemblea oppure spostarsi in un’altra, che ritiene dottrinalmente più in linea con le convinzioni dottrinali che ha maturato e di cui è certo, facendo comunque tutto il possibile per lasciarsi in comunione con l’assemblea, da cui deciderà eventualmente di uscire. Come vedi c’è almeno un caso, nel quale il principio che hai citato non è valido. Nel caso, quindi, venga ordinato di predicare o non predicare più una certa dottrina, potrebbe essere bene non obbedire siccome è meglio obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (At 4,19).
L’esigenza di verificare, se sia giusto o no obbedire agli anziani, potrebbe presentarsi anche in un’altro caso (penso perciò alla situazione a cui ti riferisci), quando cioè un anziano o un collegio di anziani toglie la comunione a un membro e ordina alla fratellanza di non frequentarlo più. Quasi sempre queste decisioni vengono prese dopo un lungo e sofferto periodo nel quale, a fronte di una situazione di evidente peccato di un fratello, di cui anche la chiesa viene messa a conoscenza, gli anziani dopo aver tentato di tutto, come insegna il Signore stesso in Mt 18,15-17, senza tuttavia essere riusciti a raggiungere un risultato soddisfacente, come ultima risorsa ricorrono a questo provvedimento. In questi casi è, quindi, senza dubbio giusto seguire l’indicazioni degli anziani, fino a quando non ci sarà da parte di quel fratello un chiaro ravvedimento, a quel punto andrà riaccolto con amore e consolato (2 Cor 2,7-Cool. Può succedere, però, che per qualche ragione gli anziani non seguano fedelmente questa procedura.
Il caso, a cui so che ti riferisci, ad esempio, presenta alcune differenze importanti rispetto a quello classico che ho citato, e queste differenze spostano l’attenzione su di un altro tema molto più scottante; quello della disciplina degli stessi anziani. Sappiamo infatti che la Scrittura prevede che anche gli anziani possano esser sottoposti a disciplina (1 Tim 5,19-20), ma in quali casi e quando? Da chi possono venire accusati davanti all’assemblea, come dice il versetto 20, non essendo più presenti i 12 apostoli? Ed ancora, come può avvenire questo ed essere un momento costruttivo ed edificante per la chiesa? Fortunatamente, per quello che ne so, questi casi sono rari; ma ho costatato che il vero problema purtroppo, è che quando capitano, non si riescono quasi mai a risolvere e causano grossi danni alla chiesa e in particolare ai giovani credenti.
Prima di tutto, mi sono informato e nel caso specifico, a cui ti riferisci, l’ordine degli anziani non era stato precisamente quello di non avere più rapporti con un fratello, ma è stato un «caldo invito a non avere contatti con lui». In pratica è stato dato un caloroso consiglio, ma pur sempre un «consiglio», lasciando alla fratellanza la libertà di decidere cosa fare; per cui non tutti lo hanno seguito e non sono incorsi per questo in nessuna disciplina. So anche infatti, che quel fratello, oltre a mantenere rapporti con una parte della fratellanza, è stato invitato in diverse altre assemblee come predicatore, nonostante che quelle chiese conoscessero la situazione e fossero in comunione con l’assemblea, che aveva dato quel «caldo consiglio». Condivido il pensiero di quei fratelli, che avrebbero preferito ricevere da quegli anziani un’indicazione più precisa e motivata riguardo alle cause della disciplina, perché se un motivo valido c’era, andava detto e dimostrato chiaramente, non solo «comunicato», ma questo non è veramente il punto importante. La situazione «anomala», che ha provocato questo «pasticcio», come lo chiamerei io, è il fatto che all’origine ci sono state accuse molto gravi d’immoralità verso gli anziani stessi e supportate sembra, da diverse testimonianze. In pratica cioè l’esortazione a non contattare più quel fratello potrebbe suonare in questo caso come un invito a non verificare le accuse fatte verso di loro e l’autorità degli anziani; in questo caso potrebbe essere stata usata semplicemente per evitare la verifica di quelle accuse.
Questo tipo di situazione come ti dicevo, purtroppo non può essere risolta facilmente, perché sarebbe necessaria la presenza di una autorità, che possa intervenire anche nella conduzione della chiesa, cosa che però nelle «chiese dei Fratelli» non può succedere, perché come sappiamo, ogni assemblea è «autonoma», e a parere mio questo è corretto scritturalmente.
Ecco quindi «l’arcano da svelare». Come è possibile evitare che si verifichino nella chiesa situazioni di «abuso di potere» come quella ipotizzata, non essendo più presenti i 12 apostoli e non essendo riconosciuta nessun’altra autorità, che possa intervenire? La discussione secondo me potrebbe essere ampia e interessante. Il mio contributo, comunque, è il seguente. Nei casi simili a quello citato e in cui siano presenti 2 o 3 testimoni, che accusano gli anziani di qualcosa, si dovrebbe ricorrere all’aiuto di uno o due saggi, come suggerisce l’apostolo Paolo in 1 Cor 6,5: «Non c’è tra voi neppure un savio, che possa pronunciare un giudizio tra i suoi fratelli?». I savi, per essere accettati e rispettati, dovrebbero essere riconosciuti tali da entrambe le parti in contesa, e in questo caso sostituirebbero l’intervento degli apostoli. Ai saggi riconosciuti da entrambe le parti dovrà essere data quindi l’autorità di decidere come intervenire, se necessario anche con la disciplina.
Se, però, quei testimoni o gli anziani di quell’assemblea si sottraessero a questo tentativo di conciliazione, che per quel che capisco, è l’unico possibile, si potrebbe ipotizzare, anzi più che ipotizzare, riconoscere implicitamente che le accuse rivolte a chi rifiuta la verifica siano fondate. A parere mio, quindi, se sono i fratelli, che accusano gli anziani, a rifiutare la verifica, se non si ravvedono, dovrebbero essere messi sicuramente fuori comunione; se invece sono gli anziani a rifiutare l’intervento e il giudizio dei «savi», non andrebbero obbediti.
Non so veramente se questa è l’unica soluzione o la più saggia, sono certo comunque che, nel caso gli anziani si trovino in questa situazione, dovrebbero sicuramente fare di tutto per uscirne puliti, per evitare danni alla chiesa. Evitare un chiarimento aperto e schivare una verifica seria, mina sicuramente la fiducia, che invece sono tenuti a mantenere forte, siccome sono chiamati a «guidare con l’esempio»: «Pascete il gregge di Dio... non come signoreggiando su coloro, che vi sono affidati, ma essendo il modello del gregge» (1 Pt 5,2-3).

2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Terrò le mie risposte brevi, alfine di permettere ad altri di intervenire in merito nella discussione. Il quadro completo è chiaro a tali due credenti, che si sono confrontati su questo tema, ma non del tutto a me, che ho letto solo questo scritto. Per quanto ho capito fra le righe, i due temi intrecciati sono la sottomissione ai conduttori, la disciplina dei conduttori e quella proprio verso di loro. La disciplina verso i conduttori costituisce in tale scritto l’aspetto più difficile nella sua gestione concreta. […]

LA MIA RISPOSTA STA SUL SITO, DOVE SONO PRESENTI I SEGUENTI PUNTI: 2.1. La sottomissione reclamata dai conduttori; 2.2. Interventi adeguati e arbitrari dei conduttori; 2.3. La disciplina verso i conduttori.
[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Sottomiss_disciplina_UnV.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.

ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!
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http://www.puntoacroce.altervista.org/
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