La Chiesa secondo il pensiero di Dio
André Gibert
1.1.1 Il suo prezzo
Non mediteremo mai abbastanza su quanto la Parola ci dice circa il valore che la Chiesa ha per Cristo e per Dio. Cristo la chiama «la mia Chiesa» (Matteo 16:18), e questa espressione è sufficiente per evidenziare la presunzione degli uomini nel momento in cui vogliono fondare la loro propria Chiesa. Essa è la Chiesa di Cristo; ed è Lui che la edifica. Ha tutti i diritti su di essa; è di sua proprietà. Il versetto ben conosciuto di Efesini 5:25 descrive questi diritti, che sono dettati dall’amore; ci dice a quale prezzo Egli l’ha acquistata: «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei». Il mercante della parabola ha venduto tutto ciò che aveva per comperare la perla di gran prezzo, ma Cristo ha pagato molto di più: ha dato la sua vita per la Chiesa.
La Parola usa l’espressione «Chiesa di Dio» più frequentemente che «Chiesa di Cristo», e questo fa risaltare ancora di più il valore elevato che ha nei pensieri e nelle affezioni divine, perché il «Capo di Cristo è Dio» (1 Cor. 11:3). Paolo raccomanda agli anziani di Efeso di «pascere la Chiesa di Dio», e aggiunge subito dopo: «La quale Egli ha acquistata col proprio sangue» (o «col sangue del suo proprio Figliuolo») (Atti 20:28).
Ciascuno di noi consideri tali espressioni. Il soggetto della Chiesa non è lasciato alla nostra personale valutazione, non è un argomento di controversie inutili. Ecco quanto la Chiesa è stimata da Cristo e da Dio. Informiamoci attentamente su ciò che essa è, e sul modo in cui noi dobbiamo condurci in essa, sul ruolo e sulla posizione che la Parola le assegna quaggiù, sulla sua speranza, sul suo avvenire. Hanno diritto gli uomini di plasmarla a loro piacere?
È grave disprezzare «la Chiesa di Dio» (1 Cor. 11:22, Apocal. 3:9). Ogni leggerezza, ogni indifferenza a questo riguardo sarebbe un deplorevole disinteresse perciò che Dio ama, per ciò che Cristo ama. Il sangue del Figlio di Dio, il sacrificio di Cristo, l’amore di Cristo non ci toccano? O ci accontenteremmo egoisticamente di sapere che siamo salvati, senza considerare caro e prezioso al nostro cuore ciò che ha grande valore per il Signore?
1.1.2 I propositi di Dio
Non temiamo di approfondire un tale soggetto. Non si può avere una giusta visione di tutto ciò che è in rapporto con la Chiesa se non si presta attenzione a quello che le Scritture rivelano del disegno di Dio verso di essa, per la Sua gloria.
La Chiesa è nei consigli eterni di Dio destinata a condividere la gloria di Cristo, che è divenuto il Figlio dell’uomo per morire per noi, che è risuscitato dai morti, ed ora è seduto alla destra di Dio nel cielo. Ben presto «secondo il mistero della sua volontà» Dio riunirà in uno tutte le cose in Cristo, «tanto quelle che sono nei cieli quanto quelle che sono sopra la terra» (Efesini 1:10).
La Chiesa sarà associata a questo Re. Gli è data perché Egli sia capo di tutte le cose, e perché gli sia unita come il suo stesso corpo, «il compimento (o la pienezza) di Colui che porta a compimento ogni cosa in tutti» (Efesini 1:23). Per un tale avvenire essa è stata formata!
1.1.3 La sua precisa posizione
Da quanto considerato si comprende la particolare posizione assegnata quaggiù alla Chiesa. Il credente benché nel mondo non è del mondo, perché Cristo non lo è (Giovanni 17:14).
La «chiamata fuori» dalla comunità ebraica di Gerusalemme la troviamo descritta in Atti 2:47 e 5:14; quella di Atti 18:7 e 19:9 fa uscire i credenti dal giudaesimo in generale; quanto alla separazione dei pagani, era ovvia (Galati 1:4; 1 Cor. 12:2).
In 1 Corinzi 10:32 troviamo la più netta distinzione possibile: «Non siate motivo di intoppo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio». I Giudei erano il popolo terreno di Dio, in procinto di essere rigettati, i Greci rappresentavano il rimanente degli uomini; la «Chiesa di Dio» è formata da coloro che non sono più né Giudei né Greci, ma «uno in Cristo Gesù» (Galati 3:28).
1.1.4 La sua composizione
La Chiesa è formata unicamente da coloro che posseggono la vita nuova di Cristo, la vita di Dio. «Noi tutti abbiamo ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi, e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito» (1 Cor. 12:13). Questi «noi» sono evidentemente, con l’apostolo, coloro ai quali si indirizza la sua epistola, cioè i santificati in Cristo Gesù, «chiamati ad essere santi» (1 Cor. 1:2). Essi appartengono a Cristo, Egli è il «Signore loro e nostro». Li ha acquistati a Dio per mezzo del suo sangue e il suo Spirito dimora in loro. Essi «sono di Cristo» (Galati 3:29). Sono tutti accettati da Dio come figli. La loro posizione davanti a Lui è la stessa di Cristo; potrebbe Dio accettare qualcuno che non sia «in Cristo»?
Tutti i credenti senza distinzione fanno parte per sempre della Chiesa; la loro posizione relativa alla salvezza è sicura. Ma quando dei non credenti si vantano di far parte della Chiesa cristiana, o quando una «chiesa» che si nomina cristiana annovera tra i suoi membri e associa alla sua vita persone palesemente inconvertite, la responsabilità è molto grave. Non sono i riti o le formalità esteriori, come il battesimo, che salvano, ma la fede personale in Gesù Cristo. Lo Spirito Santo mette il suo sigillo su questa fede e la manifesta.
La Chiesa è formata da tutti i credenti, dal giorno della discesa dello Spirito Santo alla Pentecoste, fino alla venuta del Signore. Questo insieme, completo, Cristo lo presenterà a se stesso come Chiesa gloriosa, senza macchia, né ruga, né cosa alcuna simile (Efesi 5:27). Sino a quel glorioso momento, gli insegnamenti dati dalla Parola riguardano la Chiesa sulla terra, formata dai credenti viventi e di cui Cristo si prende cura (v. 26), cioè la Chiesa come insieme dei credenti esistenti sulla terra nello stesso momento. Non possono conoscersi tutti, ma Dio conosce tutti i suoi figli; essi sono tutti allo stesso titolo membri della sua Chiesa. L’unità proviene dal fatto che hanno tutti la stessa vita, quella di Cristo risuscitato.