LA PENA DI MORTE "Mia figlia è stata stuprata, seviziata e poi uccisa... forse dovrei perdonare chi le ha fatto questo? Potrei forse dimenticare e passare sopra un crimine così grande? Era ancora una bambina ..."
Di fronte a fatti e ad affermazioni di questo tipo non esiste che una risposta: rispettoso silenzio. Silenzio per comprendere la sofferenza di coloro ai quali è stata strappata la vita in modo tanto crudele e barbaro, quanto ingiusto. È il silenzio di chi comprende, è il silenzio di chi non accetta questo sistema di cose, è silenzio che non giudica e non condanna, ma è vicino a chi è morto dentro.
No, non possiamo passare sotto silenzio certi crimini, certe atrocità, non possiamo fare finta di niente, non possiamo avallare atti così crudeli compiuti molto spesso per futili motivi.
No, non possiamo accettare un "perdonismo" e un "buonismo" che non sanno di cristianesimo, ma solo di superficialità.
È da questo punto di vista e non da altri che dobbiamo far partire la nostra riflessione sull'istituzione della pena di morte se vogliamo comprendere i motivi per cui in ben 90 stati del mondo è ancora prevista.
Tuttavia, è necessario e indispensabile, sia da un punto di vista umano che biblico - cristiano, eliminarla e abolirla.
Il caso Rocco Barnabei
Prendiamo come spunto iniziale il caso di Rocco Barnabei.
L'inferno di Rocco comincia in una notte di settembre del 1993 quando, studente dell'università di Norfolk, lascia Sarah, che ha appena amato nella sua stanza per andare a controllare dormitori e ristoranti del college. Ma dopo averla baciata sulla porta di casa, Rocco vede due ragazzi scendere dalle scale. Uno di loro è "Stu" quello che durante un toga party, poche sere prima aveva molestato Sarah pesantemente.
Quando Rocco torna la mattina dopo, la ragazza non c'è più. La troveranno morta con la testa fracassata dentro il lago vicino. Rocco è subito il suo assassino, almeno per i giudici.
Che cosa non torna nel caso Barnabei:
1. Rocco amava Sarah e non aveva alcun movente contro di lei.
2. Nello stato della Virginia un condannato ha solo 21 giorni per presentare le prove della sua innocenza.
3. Non sono state effettuate altre indagini, sul conto di nessun altro indagato!
4. Le parole della madre, Jane: "Un colpevole non torna, non si mette fiducioso nelle mani della giustizia. A un certo punto gli hanno detto "Patteggia e ti salvi la vita. Basterà ammettere di essere colpevole di violenza aggravata". Ma lui non ha voluto. "Mamma non posso macchiarmi di una vergogna che non ho commesso", mi ha risposto. "Questo è un tribunale americano. Stai tranquilla. Vedrai andrà tutto bene".
5. Le parole del fratello, Craig: "Ma se questi [Alan Dershiwitz e Barry Shack] avvocati lavorano gratis, i laboratori associati ai tribunali non lo fanno. Per salvare Rocco bisogna trovare denaro. Gli esami del dna costano migliaia di dollari. In questi processi è sempre una questione di denaro. E Rocco, come me, è povero, è italiano, è il colpevole ideale".
6. Ancora le parole di Craig: "Il giudice William Rutherford odiava gli italiani. Si era preso il processo a tutti i costi. Durante l'interrogatorio spiegavo le ragioni di Rocco, ma lui mi ha detto: "So che a voi italiani piace parlare, ma se continua così la sbatto in cella con suo fratello". Nostro padre ci diceva: "Pronunciate il vostro cognome all'americana, dimenticate la vostra terra. Un italiano qui è sempre in pericolo".
La cavia di morte ha sempre un colore, una razza e un portafoglio su misura. Chi è ricco non muore mai. Chi è nero o messicano o italiano è già morto.
DIECI MOTIVI UMANITARI PER ABOLIRE LA PENA DI MORTE
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