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 Test. ANTONIO SRICARI

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girolamo
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MessaggioTest. ANTONIO SRICARI

ANTONIO SRICARI
La grandezza dell'amore e della pazienza di Dio.

Avevo circa ventitré anni quando, passando accanto ad una tenda che poteva raccogliere una cinquantina di persone, sentii una voce che predicava l’Evangelo.
Sin da ragazzo avevo sentito molte predicazioni nella Chiesa Cattolica del mio paese, poiché ero stato “chierichetto” servendo in molte messe, quindi la cosa non doveva sorprendermi ma, quella volta, sentii qualcosa di diverso.
Le parole che ascoltavo, stando fuori dalla tenda, parlavano al mio cuore e dissi: “Qui stanno predicando la verità” ed entrai.
Mentre il predicatore parlava, sembrava che rivelasse la mia condizione spirituale, poi mi resi conto che era la condizione di tutti gli uomini; diceva: “Andate al Signore Gesù Cristo così come siete, carichi di peccati ed Egli non vi respingerà, confessategli che non siete capaci di camminare in santità con le vostre forze, non mentitegli dicendo: “ti prometto di non peccare più”, perché sapete che non riuscirete a mantenere con le vostre forze e la vostra natura peccaminosa tale promessa, ma ditegli: “Gesù, cambia il mio cuore, rendimi una nuova creatura che si conduca in questo mondo secondo la Tua volontà, accettami così come sono e perdona i miei peccati, salvami, Ti accetto nel mio cuore come mio Signore e Salvatore.”

Alla fine della predicazione, fidando nell’amore del Signore che, come avevo ascoltato, era venuto al mondo per salvare i peccatori, mi inginocchiai con altre persone chiedendogli nel mio cuore, davanti a tutti, perdono.
Per la prima volta nella mia vita mi sentii leggero, ero certo che i miei peccati erano stati tutti veramente perdonati per il sangue versato da Gesù sulla croce e, quel che più conta, sentivo che il Signore era stato crocefisso per me (anche se sapevo benissimo che di quel Suo sacrificio tutti potevano usufruire.)
Ero cambiato, una fede viva era entrata in me, adesso credevo veramente in Gesù Cristo!.
Per qualche mese sono stato nella gioia poi, non attingendo nuove forze dalla Parola di Dio, come una pianticella che non viene annaffiata, la mia anima si rinsecchì, quella bella esperienza piano piano fu accantonata nella mia memoria ed io ritornai a vivere come prima e peggio di prima, il peccato mi avvolse in tutte le sue forme.

Camminavo con le tenebre nel cuore mentre mostravo al mondo un altro sembiante. Godevo del rispetto della gente ma non certo piacevo a Dio!
Come tutti gli altri dicevo in me che in fondo non ero il peggiore degli uomini ed in verità il solo peccato che ancora non avevo commesso era “uccidere un essere umano”.
Come potevo aver pace! Una voce dal profondo della mia coscienza mi condannava.
In questa condizione mi trascinai in questo mondo per circa sette lunghi e brutti anni e le tenebre dentro di me divenivano sempre più profonde, le afflizioni di questa vita erano burroni invalicabili, le mie forze venivano sempre meno e le mie inutili battaglie si rivelavano sempre perdute.
Non ero stato fedele al Signore, che avevo dimenticato, ma il Signore continuava ad esserlo anche quando io non lo sapevo.

Mi sposai e dopo il primo anno ebbi in dono da Dio dapprima una bambina poi, nel successivo, un maschietto.
Dopo altri sei anni desiderai avere un’altra creatura ed ancora il Signore ci concesse grazia.
Prima che nascesse la nostra ultima creatura, assieme a mia moglie, avevamo pensato a tanti nomi da darle, nel caso fosse una femminuccia: Fabrizia, Rossana ma... poco prima della nascita dissi a mia moglie “Se sarà femmina, la chiameremo Emanuela che significa: Dio con noi.”
Sentivo che avevo bisogno della presenza di Dio.
Un giorno, ritornando a casa dopo un’assenza di circa quindici giorni, mia moglie mi disse di aver constatato che nella bocca di mia figlia Emanuela (di quindici mesi), proprio al palato era nata un’escrescenza dura e callosa simile ad un fagiolo bianco con puntini grigiastri.
Guardai subito nella bocca di mia figlia e toccai, con il dito prima e con l’unghia dopo, quella neoformazione e dissi a mia moglie se avesse consultato il medico.
Mi disse che aveva atteso il mio rientro per recarsi dalla nostra pediatra ed intanto aveva applicato alla bambina una pomata, datale dal farmacista, che non aveva prodotto alcun risultato.

Nel primo pomeriggio ci recammo, io, mia moglie e la bambina, dalla nostra pediatra la quale, dopo aver visitato Emanuela, tradendo dal volto una seria preoccupazione, ci disse, scrivendo un biglietto: “Dovete recarvi subito presso l’Ospedale Civile dal chirurgo pediatra Dr. R.. Andate a nome mio con questo biglietto, vi riceverà immediatamente, non perdete tempo.”
Era chiaro, la cosa doveva avere una gravità eccezionale.
Chiedemmo spiegazioni alla dottoressa ma non ottenemmo che un ulteriore sollecito a non perdere tempo poiché...... ci avrebbe detto il chirurgo di che si trattava.
Con il cuore in gola ci recammo dal chirurgo il quale, dopo aver visitato lungamente la bambina, cercando con cura le parole, ci disse che si trattava di un tumore (di natura da analizzare) che andava comunque operato al più presto.
Guardando sulla sua agenda, ci disse: “Sentite, oggi è Venerdì Santo.... dopodomani è Pasqua, Lunedì voi fate la Pasquetta?”
Rispondemmo che con quel “guaio” non avevamo certo lo spirito predisposto a divertirci ed allora il chirurgo preparò la “base di ricovero” per il Lunedì dicendoci per rassicurarci: “State tranquilli, la bambina ve l’opero io. Asporterò con il bisturi il tumore, poi raschierò per bene il palato, che a questa età è sottile ma farò molta attenzione; poi dovrà essere bruciato ed infine ricucito. Infine faremo analizzare quanto asportato sperando che sia, come credo, un tumore benigno.”

Come automi mia moglie ed io uscimmo dall’ospedale, io tenni la bambina in braccio e chiesi a mia moglie di guidare lei la macchina poiché mi sentivo le braccia deboli.
Arrivati a casa (abitiamo ancora a Commenda di Rende) pensai di chiamare mia madre che abita a Paola per raccontarle tutto e pregarla di recarsi a casa mia per accudire agli altri due miei figli nei giorni del ricovero di Emanuela per l’intervento.
Poi, la sera, una triste sera, andai a letto con un dolore indicibile nel cuore, pensavo a quello che avrebbe sofferto mia figlia dopo l’intervento, cosa le avremmo detto perché certamente ci avrebbe chiesto tanti perché.
> Emanuela a quindici mesi aveva un linguaggio completo e già si notava che era stata benedetta dal Signore in maniera particolare.
Chi la conosceva può testimoniare, come può fare un’amica e collega di lavoro di mia moglie, che all’età di quattro mesi quando doveva prendere il latte non piangeva ma chiamava: “mamma, mamma...”
Non sapevo a chi rivolgermi o meglio lo sapevo ma mi ero fatto un’idea sbagliata sul Signore e sul Suo amore.
Credevo che Iddio aveva fatto il mondo e poi, dopo aver messo le Sue leggi, se ne era disinteressato.
Pensavo: “Esiste la legge di gravità ed allora: se cade una pietra ed io mi trovo al di sotto, mi viene sulla testa.”
Dubitavo di una nuova vita dopo la morte ed il mio più grande timore era: IL NULLA.

Non riuscivo ad accettare di dover finire per sempre di esistere e se avessi potuto scegliere fra il nulla ed il tormento eterno avrei scelto quest’ultimo.
Ero però ancora certo dell’esistenza di Dio e volevo rivolgermi a Lui, perché ne avevo troppo bisogno ed in questo tormento di dolore Iddio mi diede grazia di poterlo fare, ristabilì la linea da me interrotta da tanto tempo ed ascoltò la mia preghiera.
Dissi: “Signore, Tu puoi dire che l’uomo si rivolge a Te quand’è con l’acqua alla gola ed è vero, ma se io non mi rivolgo a Te chi mi può aiutare? Adesso voglio smettere di cercare di capire che c’é dopo la morte e come sei, perché io sono una creatura che non può capire il suo Creatore. Voglio dirti una preghiera, come facevo quando ero bambino, senza pensare a niente”. Ed in quel momento mi venne in mente il Padre nostro, l’unica preghiera lasciataci come modello dal Signore Gesù.
Appena iniziai a dire: Padre nostro.... quella prima parola “Padre”, che pure avevo pronunciato centinaia di altre volte, mi si rivelò “particolarmente importante” perché mi sentii indegno di pronunciarla.
Dissi ancora: “Come posso io chiamarti Padre?”

Per la prima volta mi vedevo come mi vedeva Iddio, da giusto giudice e non come ci vediamo noi da avvocato difensore.
Continuai: “Se ci fosse una fogna andrei a metterci la testa dentro! ” E vedendo tutti i miei peccati e la mia indegnità, aggiunsi: “Eppure sono sicuro che Tu nel Tuo grande amore mi perdoni per il sacrificio di Gesù Cristo”.
Consapevole di non aver altro da presentare al Signore, presentai l’unica cosa che, poi capii, avrebbe gradito: il sacrificio di Gesù Cristo, il Suo unigenito figliolo, compiuto per il perdono dei nostri peccati.
Terminai il “Padre Nostro” con le parole "liberaci dal male", ed aggiunsi: “Signore, se Tu vuoi puoi liberare dal male mia figlia”.
Mi addormentai.
La mattina seguente venne a casa mia madre che, appena arrivata, si precipitò in camera da letto, dove ancora mi trovavo, per sentire di nuovo e nei particolari quanto stava succedendo alla bambina.
Le raccontai tutto quello che avevano detto i medici e quello che bisognava fare, mentre mia moglie era indaffarata alla cucina e mia figlia Emanuela seduta su una poltroncina di plastica posta sulla tavola da pranzo.

Dopo di ciò, mia madre si recò in cucina, dalla quale la sentivo dire: “Emanuelina, bella di nonna, fammi vedere cosa hai in bocca?”
Poi: “Anto’(Antonio)...dov’è precisamente?”
Ed io “ Al centro del palato.”
Mia madre, ancora: “Fammi vedere Emanuelì (Emanuelina)...non vedo niente, ma com’é? “
Io, sapendo che mia madre non vedeva bene, dissi dal letto: “Prenditi gli occhiali!”
Sentii che li chiese a mia moglie, poi ancora continuò a ripetere che non riusciva a vedere alcunché.
Dissi ancora: “Prova con un dito”, si sentiva sotto il polpastrello come avevo potuto constatare.
Nulla, non riusciva ad individuare quell’escrescenza.
Anche mio cognato diceva che non riusciva ad individuare nulla, ma io credevo che scambiasse il palato per le tonsille, non essendo a conoscenza dei fatti e pensavo: “Chissà dove guarda!”
Poi pensai: Vedi un po' come se la prende comoda mia moglie! Si trova a due passi e non si scomoda per farglielo vedere, poi gridai: “Elvi’ (mia moglie si chiama Elvira) e faglielo vedere tu!”
Sento quindi mia moglie che dice: “Emanuelina, apri la bocca.“
Poi: “Anto’, non c’è nulla!”

Mi precipito in cucina e, mentre andavo, pensavo: “Forse sta regredendo, forse non ci sarà bisogno dell’intervento, basterà una cura.”
Mai mi sarei aspettato, guardando il palato di mia figlia, di trovarlo così perfetto, senza traccia alcuna del male che per tanti giorni era stato così visibile.
Io e mia moglie rimanemmo stupiti a fissarci senza parole, mia madre ci guardava come se fossimo impazziti o avessimo sognato tutto; mia moglie, sempre senza parlare, andò nell’altra stanza e tornò portando la “base di ricovero” per farla vedere a mia madre e a mio cognato.
In quel momento una voce nella mia mente mi disse: “Cercati una spiegazione scientifica, sarà uno di quei soliti fenomeni di guarigione spontanea...”
Poi un’altra voce, chiara e calda, si fece sentire dicendo: “Ricordati, figlio mio, ieri mi hai invocato ed io ti ho mostrato la mia potenza, ora se non credi sei perduto!”
Allora, riconoscendo la voce del Signore, commosso dissi: “Grazie, ora voglio amarti e servirti come vuoi Tu e non come voglio io”. E decisi di confessarmi e comunicarmi come facevo nel passato ma, come nel passato, le mie promesse ed i miei proponimenti durarono molto poco!
Non erano passate che poche ore ed io pranzavo senza neanche ringraziare il Signore.
Lasciai che mia moglie da sola portasse la bambina dalla pediatra che, rivisitandola, si espresse così: “Signora mia cosa posso dirvi?...che i miracoli esistono ancora!”

Io, intanto, con il mio “cuore di pietra” (com’è definito nel libro del profeta Ezechiele al capitolo 11:19), continuai lo stesso giorno a bestemmiare il nome Santo del Signore!
Che amore Dio ha dimostrato verso di me, miserabile ed indegno uomo, non distruggendomi! Quale persona mi avrebbe sopportato ancora!
Eppure il Signore ebbe misericordia di me a tal punto che oggi posso dire, come si può leggere nella prima epistola di San Paolo a Timoteo al capitolo 1:15 “Certa è questa parola e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.”
Ero quindi tornato alla mia vita mondana e peccaminosa e le tenebre, che avevano invaso il mio cuore, continuavano a tormentarmi.
Camminavo con il corpo ancora vivente ma con l’anima moribonda, schiava dello spirito del mondo, che mi portava con l’angoscia, la corruzione e la morte, quando incontrai per caso (come credetti allora) un amico, Carmelo, che proprio io avevo portato sotto quella tenda “evangelica” ove incontrai per la prima volta il Signore e la Sua misericordia.

Questo amico mi chiese come stavo e cosa facessi nella vita, poi mi chiese quale fosse il mio rapporto con il Signore.
Mentii e gli risposi che era buono tanto che avevo anche ricevuto un miracolo e gli raccontai di mia figlia Emanuela, ma certamente non mi sentivo approvato dal Signore.
Ascoltò, fece per parlarmi e convincermi che allora avrei dovuto vivere come voleva Lui e mi ricordò i tempi in cui sotto la tenda avevo gustato la presenza del Signore.
Pensai subito che cambiare religione non mi sarebbe servito a nulla perché io restavo sempre lo stesso (sapevo benissimo che non sarei stato in grado di cambiare) ed a questo punto intervenne il fratello, Enzino, il quale mi raccontò che anche lui si era recato presso quella tenda ed aveva incontrato il Signore, trovato il perdono dei suoi peccati e la pace nel cuore.
Poi mi disse ancora: “Sono stato battezzato in lingue dal Signore” ed io, ignorando le Sacre Scritture e credendo che si fosse laureato in lingue, gli dissi: “Auguri, in quali lingue?”
Lo vidi sorridere e mi rispose: “Non sai che quando il Signore battezza di Spirito Santo un suo figliuolo gli concede di parlare una lingua strana che non é capita dagli uomini? Credi tu a quanto é scritto nella Bibbia?”
Dissi, pieno di stupore: “Si, certo che credo ma dov’é scritto?”
Mi rispose: “In molti passi, ad esempio leggi nel libro degli Atti degli Apostoli.”

Dissi ancora rivolto all’altro fratello, Carmelo: “Anche tu hai parlato in questa lingua?” Mi rispose di si ed allora gli chiesi se potevo ascoltarli.
Mi dissero che ciò non gli era stato concesso per esibirsi ma solo in preghiera o quando il Signore lo decideva. Gli dissi: “Allora preghiamo.”
Un fuoco si era acceso in me, pensavo: “Come mai una cosa così importante mi é stata sempre taciuta dai preti? Come mai mi hanno detto che il battesimo dello Spirito Santo avviene con una cerimonia religiosa chiamata Cresima, senza alcuna manifestazione di Dio?”
Ci recammo in un locale appartato del bar di loro proprietà, e lì li sentii pregare prima nella nostra lingua e poi in una lingua che non capivo, ma sentivo che parlavano col Signore.
Non vedevo l’ora di correre a casa per aprire la Bibbia ed iniziare a leggere per trovare quella meraviglia.
Così mi recai di corsa a casa e mi appartai per leggere, iniziai dal primo libro degli Atti degli Apostoli e notai con stupore che non riuscivo ad intendere quello che leggevo sebbene leggessi e rileggessi le stesse prime righe.
Dissi subito in me: “Cosa mi succede? Se leggo un qualsiasi altro libro intendo ciò che leggo e qui non riesco a capire nulla ed a superare le prime righe? Signore, ti prego, fammi intendere la Tua Parola e Ti propongo un patto: tutto quello che mi farai comprendere lo crederò.”

Solo allora le Scritture mi furono accessibili, non che avessi compreso di colpo tutto il significato della Bibbia e ne avessi ricevuto una completa rivelazione ma fui cibato piano piano, come una mamma ciba la propria creatura ch’è appena venuta alla luce.
Iniziai a sentire la Sua guida ed a capire la Sua voce.
Al primo dubbio, credendo di sbagliare cambiando religione, il Signore mi fece chiaramente capire che non dovevo “cambiare religione” ma “VITA” e scegliere Gesù Cristo.
Infatti alla mia domanda: “Signore a chi debbo dare ascolto, qual’è la giusta via?”, mi rispose chiaramente: “Io sono la Via, la Verità e la Vita:”(Giovanni 14:6)
Da quel momento la mia vita cambiò, il mio cuore cambiò e trovai la vera pace.
Mi battezzai dopo poco tempo, iniziai a frequentare i culti al Signore con gioia e riconoscenza per la Sua misericordia usata verso di me.
Pregai molto ed ottenni il dono dello Spirito Santo che il Signore non rifiuta ai Suoi figliuoli.
Capii che la convinzione che “tutti gli uomini sono figliuoli di Dio” è errata perché, come è scritto: “...a tutti quelli che l’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel Suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio.”
(Se tu che leggi ancora non sei figliuolo di Dio, diventalo ora accettando nel tuo cuore Gesù Cristo come tuo personale Signore e Salvatore.)

Molti fatti da allora sono successi, ma la grazia del Signore non mi ha abbandonato, e come è scritto: “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il Suo proponimento” (Romani 8:28).
Tutto ciò che mi è successo e mi succederà è servito e servirà alla mia crescita spirituale, se camminerò sempre nelle Sue vie tenendolo nel mio cuore, perché dove andrei e dove troverei un altro rifugio per l’anima mia?
San Pietro, al Signore che aveva detto ai suoi discepoli se volessero andarsene via da Lui, rispose: “Signore, a chi ce ne andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto ed abbiamo conosciuto che Tu sei il Santo di Dio.”
Iddio ci benedica.
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