Clero e ministerio ufficiale
André Gibert
L’assenza di «clero» e di ministri ufficialmente consacrati è senza dubbio il fatto più saliente dei radunamenti costituiti al di fuori delle diverse organizzazioni ecclesiastiche. Spesso stupisce ed anche turba anime sincere ma abituate alle loro forme religiose. Essi si chiedono: Non troviamo forse nel Nuovo Testamento i vescovi (cioè i sorveglianti), gli anziani, i diaconi, i pastori, gli evangelisti, i dottori, gli apostoli e i profeti? Questo è fuori dubbio. Ma facciamo anzitutto notare che in nessuna parte del Nuovo Testamento questi uomini costituiscono un corpo distinto dal resto dei fedeli per esercitare delle funzioni sacerdotali, celebrare il culto, compiere in esclusiva alcune cerimonie. Al contrario, nel Nuovo Testamento tutti i cristiani sono considerati, allo stesso titolo, come sacerdoti. L’apostolo Pietro non fa distinzione tra loro quando scrive: «Anche voi, come pietre viventi, siete edificati qual casa spirituale per essere un sacerdozio santo per offrire sacrifici spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo» (1 Pietro 2:5). La nozione stessa di clero è estranea all’insegnamento del Nuovo Testamento.
Nessun versetto della Scrittura presenta o prevede, nel cristianesimo, una successione di preti o di ministri, assicurata tramite una consacrazione o un’ordinazione: diverse «Chiese» accettano tale successione anche se molte (particolarmente le chiese dissidenti) respingono l’idea di un clero di tipo cattolico. Per quanto concerne gli apostoli, è evidente che sono stati designati dal Signore e che essi non ne hanno stabiliti altri dopo di loro. È vero che un altro «ha preso il posto» di Giuda, ma non sono stati gli undici a sceglierlo (Atti 1:24). Quanto a Paolo, egli insiste nei suoi scritti sul fatto che ha ricevuto il suo apostolato da Dio e non dagli uomini, e non ha designato successori. Il principio è lo stesso per tutti i ministeri o i servizi. Invano si cercheranno altri insegnamenti sull’argomento nel Nuovo Testamento.
Possiamo notare che prima della completa rivelazione della Parola, mentre la Chiesa era ancora in formazione, gli apostoli hanno designato dei diaconi, cioè servitori (Atti 6:1-3) e, nelle assemblee formatesi fra le nazioni, degli anziani (Atti 14:23) in analogia a ciò che esisteva da tempo in Israele (Atti 11:30, Giacomo 5:1-16).
L’apostolo Paolo, in base alla sua autorità apostolica, diede a Tito dei compiti speciali in Creta (Tito 1:5) e forse, anche se non detto espressamente, anche a Timoteo in Efeso (1 Timoteo 3). Leggiamo in Atti 13:1-4 che i profeti e i dottori dell’assemblea di Antiochia imposero le mani a Paolo e a Barnaba, ma non per conferire loro un servizio, poiché era lo Spirito Santo che li chiamava; con questo atto essi testimoniavano solamente la loro comunione e la loro piena approvazione nel servizio. Rileviamo inoltre che Timoteo, oggetto di profezie particolari (1 Timoteo 1:18), ricevette un dono di grazia quando gli furono imposte le mani dal collegio degli anziani («insieme all’imposizione» o «con l’imposizione» 1 Timoteo 4:14) e «per l’imposizione» delle mani dell’apostolo Paolo (2 Timoteo 1:6): gli anziani riconobbero che l’apostolo era il solo competente per conferire tale dono di grazia e che lo conferiva solo per ingiunzione dello Spirito Santo espressa per profezia. Questi sono fatti incontestabili: ma non dobbiamo trarne una regola o un’indicazione permanente in favore di un’investitura ufficiale.
Non solamente gli apostoli non hanno avuto successori, ma la Parola non menziona nemmeno una eventuale trasmissione dell’autorità apostolica o una nomina di uomini rivestiti di una funzione ufficiale. Nessuno oggi può arrogarsi un’autorità data da Dio a questo scopo.
La Parola insiste sull’azione dello Spirito Santo per distribuire doni e servizi (Atti 13:2, 1 Corinzi 12). Ed è proprio questa azione che non è riconosciuta nel mondo cristiano. Infatti, se nella maggior parte dei casi non si accetta neppure la presenza dello Spirito Santo come persona quaggiù, come si potrebbe ammettere la sua azione libera e sovrana? Conseguentemente i regolamenti di un’organizzazione umana si sostituiscono allo Spirito Santo, ed è necessaria un’investitura per esercitare una funzione nella Chiesa. L’affermazione di consacrare a tali funzioni solo uomini chiamati da Dio, è seguita però sempre da una consacrazione proveniente da un’autorità ufficiale e particolare, di cui non troviamo menzione nella Parola di Dio. Essa ci fornisce direttive precise sull’ordine e l’edificazione nell’assemblea ed afferma semplicemente che il solo e medesimo Spirito opera tutte le cose, distribuendo i suoi doni «a ciascuno in particolare come Egli vuole». Non è dunque prerogativa dell’assemblea, né di un clero «distribuire» doni e servizi.
Abbiamo veramente bisogno di essere preservati, non solamente dalle forme, ma da questo spirito clericale che, sopprimendo l’esercizio collettivo, affida ad un singolo la responsabilità esclusiva della vita dell’assemblea. Saremo liberati da un tale errore, credendo semplicemente alla presenza dello Spirito Santo nell’assemblea e sottomettendoci ad esso. Egli vi agisce in molti modi, oltre che per mezzo «dei doni spirituali»