Il costo del sacrificio
Georges André
In 1 Cronache 21:24 Davide fa sapere che non vuole offrire all’Eterno un olocausto che non gli costi niente. I sacrifici spirituali che offriamo oggi ci costano dunque qualcosa? Certo, quando si tratta d’apportare devozione, servizio, denaro. Ma cos’è che può costarci quando ci presentiamo col «frutto di labbra che confessano il Suo Nome»? «Tutto viene da Te; e noi t’abbiam dato quello che dalla tua mano abbiam ricevuto» (1 Cronache 29:14) disse Davide.
Cristo ha fatto tutto per noi, ma è nella misura con la quale l’apprezziamo, con la quale l’assimiliamo per la fede, con la quale penetriamo nella grandezza della sua opera e della sua persona, che noi possiamo poi parlare a Dio intelligentemente e secondo Lui.
È dunque necessario un esercizio personale del cuore per appropriarsi di queste cose; come disse Pietro, dobbiamo «Crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo».
In Israele, gli uni portavano tori, altri che non avevano i mezzi potevano offrire soltanto pecore o capre; e quelli che erano troppo poveri, degli uccelli. Ciascuno di questi olocausti rappresentava Cristo; ciascuno d’essi era gradito da Dio; ma l’Eterno sarebbe stato contento di chi, potendo portare un toro, avesse portato un uccello? Egli aveva detto più d’una volta: «Non compaia a vuoto davanti alla mia faccia»; e in seguito istruirà il suo popolo a riempire il loro paniere per andare al santuario (Deuteronomio 26).
È dunque importante essere in uno stato morale adatto e fare lo sforzo di trovare il tempo per approfondire queste cose, per considerarle attraverso la Parola nella presenza di Dio.
Così, particolarmente alla riunione di adorazione, non andremo con cuori vuoti, o che abbiano solo qualche vago pensiero al riguardo del Signore Gesù, ma con cuori pieni del suo amore, capaci d’offrire veri sacrifici spirituali. Condotti dallo Spirito di Dio, coloro che pregheranno daranno espressione alle azioni di grazie e alle lodi di tutta l’assemblea. E Dio, che legge nei cuori, apprezzerà tutto ciò che vi troverà del suo Figlio.
Tre pericoli ci minacciano: quello di chi, potendo portare un toro (Ebrei 5:12), s’accontentasse d’un uccello, mostrando il poco conto in cui tiene il Signore Gesù e il suo sacrificio.
E quello, ben più grave, di chi, pur avendo nel suo cuore solo l’equivalente d’un uccello, si atteggiasse a portare un toro, pronunciando frasi e usando espressioni che oltrepassano la misura della sua fede e la realtà delle sue affezioni.
Che dire di colui che, secondo Malachia 1:8, portava a Dio una bestia cieca, zoppa o malata? Corrisponderebbe a colui che ha dei pensieri, al riguardo del Signore e della sua opera, che siano frutto della propria immaginazione, contaminati dall’errore.
Facciamo dunque attenzione, in modo particolare per ciò che concerne la persona di Cristo e il suo sacrificio, di essere formati e istruiti esclusivamente dalla Parola di Dio.
È una questione di cuore. In Geremia 30:21 l’Eterno fa la domanda: «Chi disporrebbe il suo cuore ad accostarsi a me?». Noi sentiamo, occupandoci di questi capitoli, che vi sono delle profondità e delle altezze che sorpassano di molto tutto ciò che possiamo intendere; ma questo non vi scoraggi. Non val la pena fare uno sforzo? Non pagheremo noi il prezzo necessario per entrare in queste cose, condotti dallo Spirito di Dio, e per avere una comunione più concreta col Padre che ha potuto dire: «Questo è il mio diletto Figlio, ascoltatelo»? «Considera quello che ti dico, poiché il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa. Ricordati di Gesù Cristo» (2 Timoteo 2:7).