Graditi per mezzo di Lui
Georges André
Coloro che si avvicinavano all’ingresso della tenda di convegno, coscienti di non essere in loro stessi adatti alla presenza di Dio, si erano provvisti di un’offerta perfetta. È a motivo d’essa che osavano avvicinarsi «per essere graditi davanti all’Eterno».
Non si tratta, nell’olocausto, di perdono dei peccati, né di purificazione, ma dell’apprezzamento, nel limite delle nostre possibilità, del valore che ha per Dio un’offerta perfetta come è stato Cristo.
«Egli poserà la sua mano sulla testa dell’olocausto». Non soltanto occorreva portare un’offerta perfetta, ma bisognava identificarsi in lei, dire in qualche modo mediante quel gesto: È questa che sarà gradita al mio posto, che fa la propiziazione. Giovanni afferma: «Quale egli è, tali siamo anche noi» (1 Giovanni 4:17). Dio ci vede in Cristo; Egli ci ha resi graditi nell’amato suo, ci riceve come riceve il suo Figlio
Il Signore Gesù risponde di tutte le nostre colpe; è Lui che ha pagato il debito dei nostri peccati. Ma il fatto che l’eventuale danno fosse addebitato a Paolo, non rendeva necessariamente Onesimo gradito a Filemone; tutt’al più un ostacolo alla sua riaccettazione era stato tolto perché Paolo avrebbe pagato. Filemone non poteva rifiutarsi di ricevere Onesimo. Noi troviamo qui l’equivalenza di 1 Giovanni 4:17: «Se tu mi tieni per consocio, ricevilo come faresti di me». L’apostolo stesso era stato molto gradito a Filemone; che l’aveva ricevuto con le braccia aperte; egli doveva dunque ricevere Onesimo come aveva ricevuto Paolo. Così Dio ci riceve come ha ricevuto il suo Figlio. «Quale Egli è, tali siamo anche noi».
In questo modo, perdendo di vista ciò che noi abbiamo fatto e ciò che noi siamo, possiamo presentarci davanti a Dio, non a vuoto, non con i frutti del nostro lavoro, ma in Cristo.
Quando colui che offriva il sacrificio posava la sua mano sulla testa della vittima, era come se i meriti dell’offerta passassero sull’adoratore; il Signore Gesù è stato gradito al mio posto. Al mio posto soltanto? No; al posto di tutti i miei fratelli, di tutti i riscattati del Signore, chiunque essi siano, malgrado la loro ignoranza, i loro errori (certamente non più grandi dei miei). Sappiamo dunque sempre vedere i figli di Dio «in Cristo», resi perfetti come Lui stesso!
Dopo aver portato la sua offerta e averle posato la mano sulla testa, essendo così gradito, l’Israelita avrebbe potuto ritornarsene? In nessun modo. Doveva egli stesso sgozzare la vittima! Bisogna che ogni adoratore abbia un profondo sentimento della necessità della morte di Cristo. Per compiere l’opera che il Padre gli aveva affidato, non era sufficiente che Egli fosse perfetto nella sua vita, pienamente gradito a Dio, ma occorreva che Egli morisse: «Non bisognava che il Cristo soffrisse queste cose...?» (Luca 24:26). Sul monte della trasfigurazione, tutto era gloria e luce, ma di cosa conversavano Mosè ed Elia con Gesù? «Della dipartenza che Egli stava per compiere in Gerusalemme».
L’adoratore doveva andare oltre: scorticava l’offerta e la tagliava a pezzi.
Per poterle presentare a Dio nell’adorazione, occorre approfondire le perfezioni del Signore Gesù, contemplare che non solo nell’esteriore Egli è stato perfetto, ma anche nei suoi pensieri, nel suo intimo. Egli ha pienamente glorificato Dio. I nostri cuori così esercitati potranno allora, condotti dallo Spirito, offrire a Dio dei sacrifici spirituali che ricordano un po’ meglio ciò che il suo Figlio è stato per Lui.
Ciò che era direttamente in rapporto con l’altare, era riservato ai sacerdoti, figli di Aaronne. Un sacerdote, come abbiamo detto, è una persona spirituale che vivendo presso Dio comprende ciò che Gli è dovuto. I sacerdoti «offriranno il sangue e lo spargeranno tutt’intorno sull’altare»(Levitico 1:5); è il valore infinito del sangue di Cristo che è entrato nella morte per compiere sino in fondo la volontà di Dio. I sacerdoti «accomoderanno delle legna sul fuoco... disporranno quei pezzi, la testa e il grasso, sulle legna messe sul fuoco. E faranno fumare ogni cosa sull’altare».
Noi non possiamo penetrare a fondo in ciò che è stato Cristo sotto il giudizio di Dio, nel modo in cui, per esempio, il Salmo 22 ce lo presenta; ma possiamo, in preghiera, considerare queste cose e questo salirà a Dio come un profumo soave.
Efesini 5:2 precisa, prima di tutto: «Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi»; è la nostra parte. In seguito si è dato «in offerta e sacrificio a Dio, qual profumo di odor soave»; è la parte di Dio, è l’olocausto.