CONOSCERE CRISTO
di Roberto Bracco
Cristiano vuoi dire “seguace di Cristo” o, come si dice più comunemente, “discepolo di Cristo”. Non si può essere discepolo di un Maestro senza conoscerlo e perciò non si può essere cristiani senza conoscere Cristo.
Il discepolo è colui che segue gli insegnamenti del Maestro; quando gli insegnamenti di un Maestro rappresentano anche la sua vita, il discepolo diventa l’imitatore perfetto del Maestro.
Per essere cristiani, cioè allievi di Gesù ed imitatori di Gesù, bisogna conoscere il Maestro: bisogna conoscere il suo ammaestramento che è lo stesso che dire: bisogna conoscere la sua vita perché in Gesù ammaestramento e vita rappresentano la medesima cosa.
La conoscenza di Gesù sarà completata soltanto nell’eternità, ma soltanto coloro che hanno incominciato a penetrarla quaggiù possono essere definiti suoi discepoli.
Se un individuo non ha incontrato Cristo, non ha veduto Cristo, non ha udito Cristo, non può neanche dichiararsi discepolo di Cristo. Egli può anche essere un ammiratore entusiasta dell’eminente personalità del figliuolo di Dio, ma non può assolutamente pretendere di essere suo discepolo. Quindi la domanda: sei Cristiano?, può essere sostituita dall’altra: conosci Cristo?
Naturalmente, la risposta non può evadere la realtà perché abbiamo già precisato che conoscere Cristo significa aver avuto un incontro con Lui e aver stretto una relazione con Lui. Coloro che lo conoscono attraverso le biografie semplicemente in conseguenza di quello che si dice di Cristo, non lo conoscono affatto. Possono anche aver lette le cose più belle riguardanti la Sua vita e possono aver udito centinaia di sermoni intorno a Lui ma se non Lo hanno incontrato personalmente se non Lo hanno udito con i loro orecchi e non Lo hanno veduto con i propri occhi non lo conoscono, e perciò non possono dichiarare di essere cristiani.
Purtroppo molti si accontentano della “conoscenza” degli altri e vivono in una pigrizia spirituale che offre loro “una forma religiosa”, ma nasconde irrimediabilmente il vero cristianesimo. Essere membri di una comunità cristiana o appartenere ad una famiglia cristiana può dare “l’illusione” di essere cristiani, ma in realtà non rappresenta affatto una garanzia di salvezza perché, anche se coloro che ci circondano hanno “conosciuto Cristo”, noi non possiamo dichiararci cristiani fino a tanto che non esperimentiamo una conoscenza diretta e personale.
Ai profani, e forse a quanti non hanno ancora fatta una personale esperienza cristiana, il concetto di un incontro con Cristo e di una conoscenza di Cristo può risultare incomprensibile. Vogliamo perciò precisare che noi consideriamo Cristo non come una idea astratta, ma come una “persona reale” e quindi non come una realtà ideale che può essere conquistata soltanto intellettualmente, ma come una realtà spirituale che può essere pienamente partecipata con tutta la personalità umana.
Cristo è l’eterno figlio di Dio che è apparso nel mondo per la salvezza del genere umano e che perciò si è manifestato in carne per essere l’unico mediatore fra gli uomini e il Padre. Vero uomo e vero Dio, è stato ed è il termine di mediazione, il tratto di unione fra il cielo e la terra. Egli però non è soltanto il tratto di unione fra “gli uomini” e “Dio” ma è la mediazione fra “ogni uomo” e il “Padre”. Non è soltanto il Salvatore del mondo, ma è il Salvatore di ogni uomo che viene nel mondo.
Ogni individuo perciò deve fare la sua personale conoscenza e deve costituirlo “il proprio” mediatore e il “proprio” Salvatore. Egli è una persona e può essere incontrato, può essere conosciuto come qualsiasi “persona” può essere realmente incontrata e conosciuta. Egli vede, ode, ed Egli parla, tocca, si manifesta… “è una persona” e quindi non deve essere considerato come se fosse soltanto “un’idea”.
L’individuo che si professa cristiano, ma ha conosciuto Cristo esclusivamente come “idea” e non lo ha incontrato come persona, si trova ancora molto lontano dal vero cristianesimo il quale non è fondato sopra una idea, ma sopra una persona.
L’esperienza genuina del credente è soltanto quella che gli permette di dire: – Ho incontrato Cristo; l’ho chiaramente veduto con l’occhio spirituale; ho distintamente udita la Sua voce e sentita la Sua mano. E’ un incontro che avviene mediante le pagine dell’Evangelo, ma si verifica fuori di esse; è un incontro che non ha nessuna relazione con quanto intellettualmente si conosce di Cristo. In altre parole, l’individuo che incontra Cristo non lo incontra nel senso che quello che egli sa di Lui diventa più chiaro nella sua mente o che quello che ha letto di Lui nelle pagine dell’Evangelo acquista un più profondo significato nella sua coscienza, no! Lo incontra nel significato preciso di questa parola attraverso un reale contatto fra Cristo “persona” divina e la sua anima desiderosa di luce e di grazia.
L’incontro è colloquio, è contemplazione, è passione. L’incontro è conoscenza positiva di quel Cristo che si conosceva come idea o del quale, forse, si era udito parlare o si erano studiati i dettagli biografici, ma che rimaneva purtroppo una realtà sconosciuta e distante. Il vero cristiano, cioè colui che ha incontrato Cristo, che ha conosciuto Cristo, può testimoniare di quest’incontro soprannaturale e può dire con forza che nonostante esso si sia verificato fuori dei sensi umani, è stato un incontro reale e positivo.
Gli occhi, gli orecchi, le mani dell’uomo non sono necessarie per vedere, udire e toccare Cristo perché, quando avviene un vero incontro con Lui, i sensi dell’organismo fisico vengono superati dai sensi spirituali dell’individuo ed è a mezzo di questi che viene raggiunta la meravigliosa realtà. Le realtà raggiunte dai sensi dello spirito non sono immaginarie, come credono sovente coloro che non le hanno esperimentate, e non sono neanche astratte, e perciò è logico parlare dell’incontro con Cristo facendo uso dei medesimi termini che servono per esperimentare l’incontro con una persona fisica.
Natanaele ebbe un incontro con Cristo, e Paolo sulla via di Damasco ebbe anche un incontro con Cristo. Il primo di questi due incontri non fu più reale dei secondo ed ambedue queste esperienze generarono la conoscenza di Cristo indipendentemente dalla mediazione dei sensi umani. Questa considerazione ci conferma il principio fondamentale che i sensi fisici sono soltanto mezzi per avere contatto con il mondo fisico. Per avere relazione con il mondo spirituale, che non soltanto è reale, ma eterno, bisogna servirsi di quei sensi spirituali a mezze dei quali l’uomo può incontrare Cristo e conoscere Cristo.
Come già detto in precedenza, questa conoscenza è inesauribile e noi possiamo approfondirla progressivamente neI tempo ed esaurirla nell’eternità, ma per professarci cristiani dobbiamo almeno essere penetrati in essa. Hai incontrato Cristo? Non è importante sapere se i genitori hanno incontrato Cristo o se altri hanno personalmente conosciuto il Salvatore, ma è importante ed urgente sapere se noi lo abbiamo veduto, udito, conosciuto.
Fuori di questa esperienza non esiste il cristianesimo e perciò è vano il professarsi discepolo di Cristo se non c’è stato un positivo incontro con Lui. Abbiamo diritto di nominarci seguaci del Maestro soltanto quando abbiamo la possibilità di dichiarare: “Abbiamo conosciuto il Signore, ed ora proseguiremo a conoscerlo di più in più…”.
Incontrato, conosciuto, veduto, udito…; non devono essere espressioni figurative, prive del loro reale significato, ma devono essere termini capaci di esprimere in modo rigorosamente esatto le nostre reali esperienze nel Signore.