La venuta del Figlio di Dio
Marc Allovon
Alla fine dei giorni, Dio ci ha parlato «per mezzo del Figlio» (Ebrei 1:2).
«La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi » (Giovanni 1:14). Quale miracolo può eguagliare quello della venuta in questo mondo di Colui che ha fatto i mondi? Dio prende forma umana per visitare la sua creatura, per cercare e salvare quel che era perduto! Egli è stato nel mondo l’Emmanuele, «Dio con noi».
Alcuni dei suoi miracoli erano la dimostrazione che Egli disponeva di tutta la potenza di «Creatore» e «Padrone» di tutte le cose. Comandò ai venti e al mare, ed essi gli ubbidirono. Comandò a un pesce di portargli una moneta ed esso lo ha fatto. Altri, invece, sono stati miracoli di bontà che hanno portato la liberazione e la pace a uomini e donne nel bisogno. Nutrì le folle nel deserto, guarì i malati, aprì gli occhi dei ciechi, guarì i lebbrosi e, suprema manifestazione della sua divinità, risuscitò dei morti. Qual era lo scopo di questi miracoli?
a) Dimostrare che l’Eterno era presente secondo la parola di Esodo 15: «Io sono l’Eterno, colui che ti guarisce» (v. 26), e del Salmo 103: «Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità» (v. 3). Ne vediamo gli effetti in Luca 5: di fronte al miracolo, Pietro è toccato nella sua coscienza e dice: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore» (v.
. Anche davanti ai sacerdoti, che sapevano che solo l’Eterno può salvare dalla lebbra, la guarigione dei lebbrosi era la dimostrazione che l’Eterno era venuto a visitare il suo popolo e che il Figlio dell’uomo, che guariva, aveva sulla terra il potere di perdonare i peccati.
b) Alleviare la sofferenza degli uomini e mostrare la compassione di Dio verso le sue creature cadute sotto le conseguenze del peccato. Ma questa testimonianza non è stata ricevuta. In Giovanni 2:24-25 leggiamo che molti credettero in Lui vedendo i miracoli che faceva, ma è detto che Gesù non si fidava di loro poiché conosceva «quello che era nell’uomo». Dio sa bene che la fede proviene non da ciò che si vede, ma da ciò che si ascolta: «La fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene della parola di Cristo» (Romani 10:17). La vista dei miracoli non può produrre la vera fede; bisogna che la Parola di Dio sia ricevuta nel cuore per produrre il pentimento e l’accettazione di Colui che porta salvezza.
L’uomo non sa dire altro che: «Quale segno miracoloso ci mostri?»; «Quale segno miracoloso fai, dunque, perché lo vediamo e ti crediamo? » (Giovanni 2:18 e 6:30); «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno» (Matteo 12:38). Tutte parole che tentano di mascherare l’incredulità del cuore. Cosa dice Abramo al ricco nei tormenti di Luca 16? «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli... Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita» (Luca 16:31).
Così, i miracoli fatti dal Signore stabiliscono la responsabilità e la colpa di quelli che non hanno creduto, come i capi sacerdoti e i Farisei che dicevano: «Quest’uomo fa molti segni miracolosi», e nello stesso momento complottavano contro di lui per farlo morire (Giovanni 11:47).
«Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui» (Giovanni 12:37). «Se non avessi fatto tra di loro le opere che nessun altro ha mai fatte, non avrebbero colpa; ma ora le hanno viste, ed hanno odiato me e il Padre mio» (Giovanni 15:24).
Ci furono alcuni, però, che avevano creduto alla testimonianza di Giovanni Battista riguardo a Gesù, e che poi dissero: «Giovanni, è vero, non fece nessun segno miracoloso; ma tutto quello che Giovanni disse di quest’uomo era vero. E là molti credettero in lui» (Giovanni 10:41-42).
Quando si compì il più grande dei miracoli, la risurrezione di Cristo, le guardie tremarono e divennero come morte in presenza del grande terremoto e dell’angelo. Nessun miracolo avrebbe potuto colpirli di più; lo riferirono ai capi sacerdoti e questi diedero loro del denaro per far credere che i suoi discepoli ne avessero rubato il corpo. In realtà, essi non credettero neanche quando un uomo risuscitò dai morti.